SIRIA/ Mons. Audo (Aleppo): la pace è ancora possibile, ma per farla servono i cristiani

- int. Antoine Audo

Per ANTOINE AUDO, vescovo caldeo di Aleppo, "oggi nella città c’è soltanto distruzione. In questa situazione è paradossale parlare di democrazia, libertà e primavera araba"

siria_aleppo_bombardamenti_cittadella Bombardamenti su Aleppo

“Io non credo più alle dichiarazioni che vengono dal mondo politico, perché ritengo che ciascuno stia lavorando soltanto per i suoi interessi. Spero però che Kerry dica la verità e che abbia i mezzi per imporre la pace”. Il gesuita Antoine Audo, 70 anni, vescovo caldeo di Aleppo dal 1992, commenta così le recenti parole del segretario di Stato Usa, John Kerry, secondo cui “l’Isis ha perso il 40% del territorio che aveva conquistato e sarà sconfitta entro due settimane”. Una settimana fa almeno 21 cristiani sono stati uccisi dallo stato islamico ad Al-Qaryatayn, in Siria, prima che la cittadina fosse liberata dall’esercito di Assad con il supporto dell’aeronautica russa. Alcuni dei 21 cristiani hanno subito il martirio per essersi rifiutati di convertirsi all’islam, mentre altri stavano tentando la fuga. Intanto in Qatar sono arrivati i bombrdieri B52 americani.

Monsignor Audo, com’è in questo momento la situazione ad Aleppo?

Molto grave. Le bombe che cadono dappertutto creano un clima di insicurezza, e questo è il principale problema che ci troviamo ad affrontare. Ogni giorno si verificano degli attacchi che seminano il panico ovunque. In secondo luogo manca il lavoro, c’è stato un impoverimento di tutta la popolazione e chi era ricco ha lasciato il Paese. La classe media è diventata povera e i poveri sono diventati miserabili. A ciò si aggiunge il fatto che manca la corrente elettrica, non c’è acqua nelle case e tutti i generi di prima necessità sono cari a causa dell’inflazione.

Quali fasce sociali stanno soffrendo di più per questa situazione?

Soprattutto le persone anziane.

Qual è l’impegno della sua diocesi?

La Chiesa di Aleppo cerca di aiutare chi ha bisogno con iniziative rivolte ai più poveri. Siamo però molto limitati e non possiamo prenderci cura di tutte le miserie. Ci occupiamo soprattutto di offrire medicinali, cibo ed educazione. Quando visito le famiglie, faccio l’esperienza concreta della miseria, della povertà e delle malattie. C’è una decadenza a tutti i livelli, mentre prima dell’inizio della guerra Aleppo era una città dal grande valore umano, culturale ed economico.

Il portale Middle East Eye ha parlato di un rafforzamento di Al Nusra ad Aleppo. A lei questo risulta?

Al Nusra non è lontano dal punto in cui mi trovo io. I gruppi qaedisti si trovano all’entrata della città e continuano a colpire le aree fuori dal loro controllo con attacchi e bombe.

Le aree controllate da Al Nusra si stanno espandendo?

La situazione è in continua evoluzione, ma è un dato di fatto che Al Nusra controlla una parte della città. Aleppo è divisa tra l’area governativa e quella in mano a questi gruppi armati.

Quali sono stati gli effetti del cessate il fuoco?

Due settimane fa abbiamo avuto un momento di calma, ma adesso ricominciano gli attacchi e i bombardamenti. Secondo diverse fonti Al Nusra dispone di materiali molto pericolosi, incluso un gas mortale.

 

Per il segretario di Stato Usa, John Kerry, l’Isis sarà sconfitta entro due settimane. Come valuta questo annuncio?

Io non credo più alle dichiarazioni che vengono dal mondo politico, perché ritengo che ciascuno stia lavorando soltanto per i suoi interessi. Spero però che Kerry dica la verità e che abbia i mezzi per imporre la pace. La gente siriana vuole la pace e la riconciliazione.

 

La pace in Siria è possibile?

Sì, il passato del Paese lo documenta. La Siria ha avuto una storia millenaria di convivenza tra le fedi e le culture. Nonostante i problemi, prima dell’inizio della guerra era il migliore Paese del mondo arabo e del Medio Oriente. I cristiani in Siria sono presenti e attivi da sempre. Oggi però c’è soltanto distruzione e la gente sta fuggendo, soprattutto i cristiani. In questa situazione, mi sembra paradossale che ci vengano a parlare di democrazia, libertà e primavera araba. Questo è il nostro dramma.

 

(Pietro Vernizzi)





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