CAOS MIGRANTI/ L’inviata: Tunisia, interessi economici dietro il mistero dei nuovi sbarchi

- int. Francesca Mannocchi

Cosa sta cambiando nel fenomeno migratorio nel Mar Mediterraneo? Dopo gli accordi con la Libia si apre adesso il fronte tunisino? Ce ne parla in questa intervista FRANCESCA MANNOCCHI

immigrazione_migranti_clandestini_sbarchi_2_lapresse_2017 (LaPresse)

L’incidente di due giorni fa, nel quale una nave militare tunisina ha speronato un barcone di migranti al largo delle coste tunisine provocando 8 morti di cui i corpi sono stati recuperati mentre risultano almeno 50 dispersi che oramai avranno fatto la stessa fine, apre nuovi scenari al caos migratorio nel Mediterraneo. Si era già assistito, dopo i recenti accordi tra Francia, Italia e i due governi libici, a una diminuzione di partenze dalla Libia e a partenze inedite fino a oggi dalla Tunisia. Secondo Francesca Mannocchi, inviata di La7 e Sky in Nord Africa, “bisogna cominciare a interrogarci seriamente su questo scenario inedito. Non abbiamo ancora informazioni precise, ma sembra che questo nuovo flusso migratorio sia composto da giovani tunisini e non da migranti deportati dalla Libia dopo i recenti accordi. Il che vuol dire che c’è una situazione economica drammatica in quel paese, soprattutto dopo il crollo delle attività turistiche dovute ai molti attentati, tenendo poi conto che la Tunisia è il paese magrebino che ha fornito il maggior numero di foreign fighters all’Isis”.

La base di partenza del flusso migratorio si è spostata dalla Libia alla Tunisia, è un “imprevisto” o un effetto collaterale naturale degli accordi stabiliti dall’Italia con la Libia?

E’ la combinazione di due fattori. Da un punto di vista minoritario c’è certamente l’effetto della chiusura della rotta libica, ma quello che colpisce maggiormente è che c’è una quota sempre maggiore di tunisini e libici che partono e questo apre nuovi interrogativi.

Che tipo di interrogativi?

Sulle reali condizioni economiche del Magreb, in particolare della Tunisia. Sappiamo che in Libia i visti sono negati in maniera sistematica se non pagando tangenti e con la corruzione di funzionari del ministero degli interni. Quanto accaduto nei giorni scorsi dovrebbe aiutare a fare luce su una situazione strutturale, quella dei giovani tunisini e libici.

Lei dunque non ritiene che questi migranti siano stati condotti qui dai trafficanti libici una volta che è stata chiusa la rotta libica? Sono proprio tunisini?

Le informazioni non sono ancora dettagliate, ma l’impressione è che si tratti proprio di giovani tunisini. Ciò su cui dobbiamo fare attenzione è come maturerà la situazione dopo la sconfitta dei clan nella città di Sabratha che dominavano la Libia occidentale. Come avevamo sempre sostenuto molti di noi giornalisti inviati in Libia, è stato confermato che in questa area i trafficanti gestivano parte del flusso migratorio con campi di raccolta dove i migranti erano trattenuti e torturati, basti dire che ne sono stati liberati 6mila con la caduta della città. Da questa battaglia capiremo anche come si evolverà la diplomazia italiana, se cioè farà come la Francia che si è schierata con il generale Haftar o continuerà a sostenere al Jarrai.

Questo nuovo flusso migratorio tunisino ci pone davanti a scenari inediti, è così?

Bisogna approfondire cosa sta accadendo. Il punto dell’affondamento del barcone speronato è anche poco distante da un luogo simbolico del turismo tunisino, Kerkenna. La fiorente attività turistica tunisina è in decadenza dopo i numerosi attentati che hanno colpito il paese. Bisogna quindi chiedersi la matrice economica che spinge i tunisini a partire. 

In Tunisia c’è però un governo democraticamente eletto e che ha fatto capire di voler abbandonare completamente il fondamentalismo religioso.

C’è un Islam più moderato e aperto, negli ultimi anni abbiamo visto una apertura decisa verso la laicità, ma resta una nazione dalle grandi contraddizioni. Ricordiamoci che la Tunisia è il paese magrebino che ha fornito il maggior numero di combattenti all’Isis. 

Come si evolverà secondo lei la situazione? Dovremo anche qui fare accordi economici, pagare per fermare i migranti?

La Tunisia ha un punto a favore rispetto alla Libia, e cioè che le molte aziende estere tra cui anche italiane non hanno i problemi di sicurezza che hanno invece in Libia. Quindi seguendo l’odore dei soldi, la Tunisia ha tutto il vantaggio a tenere questa situazione e sostenere accordi diplomatici più solidi per regolare i fenomeni migratori di quanto accaduto con la Libia.







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