CRISTIANI PERSEGUITATI/ La mano dell’Isis aiuta quella dei Fratelli musulmani

- int. Paolo Branca

Ieri un doppio attentato terroristico, rivendicato in serata dallo stato islamico, ha colpito i copti nel distretto di Herwan, periferia sud del Cairo. PAOLO BRANCA

attentato_egitto_1_crictiani_copti_lapresse_2017 Attentato in Egitto (LaPresse)

11 morti, è questo il bilancio di un doppio attacco terroristico nel distretto di Herwan, periferia sud del Cairo. Ieri due uomini, fermati dalla polizia, hanno fatto fuoco fuori dalla chiesa copta di San Mena. Un’ora dopo, il secondo attacco è stato portato contro un negozio nella stessa località. Aumentano così le tensioni in Egitto in vista del natale copto, che cade quest’anno il 7 gennaio. Nella serata di ieri l’azione è stata rivendicata dallo stato islamico. Quanto accaduto deve comunque far riflettere sul clima che c’è in Egitto, un paese dove la Fratellanza musulmana e il regime si confrontano per il controllo del territorio”, spiega Paolo Branca, arabista, professore ordinario nell’Università Cattolica di Milano.

Professore, perché in Egitto sono i copti, più dei cattolici, ad essere nel mirino dei terroristi?

I cristiani cattolici in Egitto sono un’infima minoranza della minoranza. Ma i copti ortodossi sono stati la maggioranza degli egiziani per i primi sei secoli del cristianesimo, pensiamo al ruolo di Alessandria come centro irradiatore del vangelo insieme ad Antiochia e Gerusalemme, ben prima di Roma, fino alla conquista arabo-musulmana; e restano la più grande comunità cristiana autoctona nel mondo arabo. 

Lo stato islamico ha rivendicato l’attentato.

Va comunque osservato che Helwan è un enorme sobborgo del Cairo in cui da tempo la Fratellanza musulmana e il regime si confrontano per il controllo del territorio. Un contesto ideale per i seminatori d’odio. Il popolo egiziano è lontano da questi estremismi, che possono tuttavia essere strumentalizzati da qualsiasi governo per giustificare politiche repressive e liberticide, come del resto è accaduto durante gli anni di piombo anche dalle nostre parti.

E’ stato l’Isis a colpire, ma in Egitto gli attentati contro i copti precedono la nascita dell’Isis. Perché?

I Fratelli musulmani non possono essere definiti tout-court un movimento terrorista, ma hanno sempre avuto un “braccio armato”, che ancora una volta si potrebbe paragonare alle Brigate rosse o ad altri gruppi eversivi che potevano anche essere definiti “compagni che sbagliano”, ma condividevano la stessa analisi di altri meno favorevoli alla lotta armata.

Qual è il ruolo dell’Egitto oggi nel mondo arabo e come sta cambiando in conseguenza dello scontro di poteri nell’area, vedi Arabia Saudita contro Iran?

L’Egitto è il più grande paese arabofono del mondo (circa 100 milioni di abitanti su 350 in totale) e la sua posizione geografica, culturale e strategica ne fa uno dei banchi di prova delle relazioni intra-mediterranee e fra Oriente e Occidente. La carta religiosa è sempre più utilizzata, fino alle recenti disposizioni che propongono la sottrazione dei figli a genitori in odore di “ateismo”, alla faccia del volto tollerante dell’attuale amministrazione cairota che come le precedenti non rinuncia allo spettro della guerra civile pur di puntellare la propria legittimità. Quanto al conflitto sunniti-sciiti, l’Egitto potrebbe e dovrebbe chiamarsene fuori, essendo un paese a stragrande maggioranza sunnita e senza implicazioni nelle beghe del Golfo, utilizzate magistralmente da grandi potenze che non hanno alcuna reale percezione della fattiva realtà della regione, ma se ne servono per altri scopi.

E la visita di papa Francesco in Egitto quali cambiamenti ha portato?

Il Papa è stato apprezzato come araldo di un messaggio di pace interreligiosa, ma le sue pur buone intenzioni devono fare i conti con limitati e miopi interessi di breve durata cui purtroppo anche molti movimenti politici occidentali si dedicano con zelo degno di migliore causa. La deriva identitaria di troppi maschera e imbastardisce un confronto di civiltà di cui c’è estremo bisogno, affinché ciascuno dia il meglio di sé al servizio del bene comune, ossia al servizio delle persone e dell’umanità che è differenziata e varia per volontà divina, senza che nessuno possa legittimamente pretendere di eliminare le nostre diversità, quasi che Iddio abbia sbagliato e il Suo progetto sulla storia debba, e per di più violentemente, esser corretto da qualcuno che pretende di esser più Saggio e Lungimirante di Lui. 







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