CASO REGENI/ Lo strano silenzio dell’Italia sugli affari francesi in Egitto

- Paolo Annoni

I rapporti con l’Egitto e la vicenda Regeni ieri sono tornati d’attualità dopo le dichiarazioni rilasciate da Enrico Letta a Radio Capital. Il commento di PAOLO ANNONI

giulio_regeni_manifestazione_1_lapresse_2016 Giulio Regeni (Foto: LaPresse)

I rapporti con l’Egitto e la vicenda Regeni ieri sono tornati d’attualità dopo le dichiarazioni rilasciate da Enrico Letta a Radio Capital: “È incredibile che la vicenda Regeni sia ancora insoluta e che continui a esserci questo balletto inaccettabile delle autorità egiziane. Su questo non credo ci possa essere realpolitik: bisogna reagire con fermezza. Le autorità egiziane hanno dimostrato di prenderci in giro e l’Italia non può farsi prendere in giro di fronte a una tragedia come questa”. È inevitabile leggere queste dichiarazioni alla luce del ritorno dell’Ambasciatore italiano in Egitto dopo lunghi mesi di assenza proprio in seguito all’omicidio Regeni. Si dice che l’Italia abbia chiuso un occhio su questa vicenda pur di non perdere un partner commerciale e politico in una fase particolarissima in cui l’Italia deve fronteggiare un’emergenza migranti senza precedenti.

Enrico Letta scrive dalla Francia dove presiede l’istituto Jacque Delors e firma appelli che iniziano con frasi di questo tipo: “Siamo europei, come centinaia di milioni di nostri compatrioti, perché pensiamo che l’Europa sia il nostro destino, il nostro progetto e la nostra speranza.” Letta dalla sua posizione privilegiata saprà sicuramente che mentre l’Italia ritirava l’ambasciatore in Egitto per il terribile assassinio di Regeni, la Francia vendeva a quel governo miliardi e miliardi di euro di armamenti: 24 caccia “Rafale” per 5,2 miliardi di euro, 2 navi “Mistral” per 1,6 miliardi, 2 corvette classe “Gowind” per 1 miliardo e 1 fregata Fremm per soli 500 milioni. È un elenco, molto probabilmente incompleto, degli ultimi affari tra Francia e Egitto. La Francia, il nostro grande “alleato” europeo, è quel Paese che straccia gli accordi su Fincantieri mentre si accaparra la finanza italiana e promuove l’intervento in Libia con l’intento dichiarato e certificato di danneggiare l’Italia e i suoi interessi energetici mentre guarda passare decine di migliaia di migranti senza muovere un dito bloccandoli a Ventimiglia.

Regeni sarebbe un cittadino europeo di un Paese con cui la Francia sta facendo moltissimi affari, eppure in una fase di crisi diplomatica gravissima tra l’Italia e l’Egitto, dove ci sarebbe un regime che tortura e uccide ricercatori europei mandati da Londra, continua a vendere armi per miliardi di euro. La schiena dritta che si chiede all’Italia nei confronti dell’Egitto non si dovrebbe piegare nei confronti di un alleato che a quello stesso regime continua a vendere armi. L’Italia dovrebbe protestare con almeno la stessa forza anche con la Francia che sostiene un regime che ammazza gli italiani. È uno strano alleato davvero quello che passa le armi al tuo “nemico”, quello che uccide i tuoi studenti.

Chi scrive non ha ancora capito perché il governo egiziano abbia deciso di uccidere un cittadino europeo, di un Paese da cui si rifornisce di armi, e soprattutto di un Paese che sta attivamente contribuendo, con Eni, a un progetto di capitale importanza per l’economia egiziana con i lavori al campo di Zohr: un progetto che garantirebbe all’Egitto la fine dell’emergenza gas. Come minimo sappiamo che i rapporti commerciali con l’Egitto valgono miliardi e miliardi di euro di commesse preziosissime per il sistema Paese che riesce a vincerle. La Francia occupa migliaia di persone con i miliardi di euro di armi vendute all’Egitto.

Poi ci sarebbe la questione della Libia e dei rapporti con i Paesi del Mediterraneo dove è ormai chiaro che Francia e Italia hanno interessi confliggenti. La Francia, insieme agli inglesi e con l’ok degli americani, ha buttato fuori l’Italia dalla Libia e l’ha sommersa di migranti; poi è successo che l’Italia ha rotto i rapporti con uno dei pochi Paesi, l’Egitto, che avrebbe potuto aiutarla e che tra l’altro ha sempre occupato una posizione altissima, superiore alla Francia, alla voce rapporti commerciali. Verrebbe quasi da dire che si è chiuso un cerchio ai danni dell’Italia. Niente ha impedito al nostro alleato europeo di continuare non solo a fare affari, ma a farli vendendo armi; anzi, c’è un concorrente in meno che sarebbe l’Italia che è sempre stata forte di un rapporto commerciale privilegiato e senza ambizioni colonialiste.

In una partita da decine di miliardi di euro e fondamentale geo-politicamente per i dividendi palesi che si possono incassare se si è un punto di riferimento per l’Africa mediterranea e subsahariana, non fosse altro per poter bloccare un flusso insostenibili di migranti, l’Italia chiude un occhio con l’Egitto avendola persa; chissà cosa potrebbe fare chi invece la voleva vincere, si è attivato per farlo, e magari ci è pure riuscito. Sicuramente non c’è stato nessuno scrupolo a bombardare la Libia. Il cattivo regime egiziano uccide un italiano per stare al potere: un atteggiamento impossibile da accettare per gli europei che certe cose non le farebbero mai; nemmeno per miliardi di euro e nemmeno per vincere una partita geopolitica capitale. Forse sbagliamo, ma su tutta questa vicenda ci sembra serva un po’ di cautela.





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