SPILLO/ Energia, il ddl che rischia di aumentare le bollette degli italiani
Il ddl approvato dal governo contempla anche l’abolizione alla fine del 2017 del regime di tutela su luce e gas, con il totale passaggio al libero mercato. Il commento di AUGUSTO LODOLINI
Un po’ oscurato dai decreti sul Jobs Act (ma un Primo ministro toscano non dovrebbe privilegiare l’italiano, che se non altro sa pronunciare meglio?) è stato presentato alla stampa un disegno di legge in materia di concorrenza. Come ormai abituale, il ddl è stato proclamato da Renzi con enfasi degna della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, enfasi poco condivisa da commentatori e soggetti coinvolti. La solita tecnica di ritocchi fatti passare per decisioni epocali, dando un colpo a destra e uno a sinistra, ha finito per scontentare tutti.
Ancora una volta, manca una visione globale dei problemi che si vogliono affrontare e, perciò, di una chiara e concreta, sia pure articolata, strategia per affrontarli. Un esempio preclaro è dato dagli articoli che riguardano farmacisti e notai, un passaggio dovuto per i nostri governi, passati e senza dubbio anche futuri, visto il calibro delle decisioni renziane.
Il ddl contiene però un provvedimento che potrebbe avere conseguenze molto concrete: l’eliminazione dal 1 gennaio 2018 del regime di maggior tutela per i prezzi dell’energia elettrica e del gas, vale a dire le tariffe fissate dall’Autorità per l’Energia per gli utenti che non siano già passati al libero mercato. La disposizione riguardava, e riguarderà ancora per tre anni, utenze domestiche e piccole imprese.
Questa decisione è stata criticata dalle associazioni di consumatori e ha suscitato qualche perplessità anche nel presidente dell’Autorità per l’Energia, per il quale la complessità e delicatezza di questo passaggio richiederebbe la gestione da parte di un ente competente, non un decreto del ministero dello Sviluppo economico. Anche se viene da parte interessata, l’osservazione non è banale, perché l’articolo 21 del ddl rimanda tutto a un decreto del ministero, citando piuttosto genericamente monitoraggio dei prezzi, garanzia di piena informazione, facilità di mobilità nei contratti e via dicendo.
È peraltro vero che vi sono tre anni per gestire il passaggio, ma sarebbe stato bene mettere una data precisa per il decreto, tenendo conto che fino a qualche mese fa il governo pareva intenzionato a effettuare il passaggio al libero mercato il 30 giugno 2015 per il gas e il giugno del 2016 per l’elettricità, con scarso senso dei tempi necessari a una simile operazione.
Come detto, le associazioni dei consumatori sono piuttosto critiche sul provvedimento, segnalando come le tariffe del libero mercato siano normalmente più alte di quelle fissate dall’Autorità e che la concentrazione del mercato in offerta mette i fornitori in una posizione di forza contrattuale nei confronti dei consumatori.
Se prendiamo, ad esempio, il mercato della telefonia, anche qui l’offerta va sempre più concentrandosi in poche imprese e la battaglia tra le società telefoniche non si svolge solo sui prezzi, ma con un’offerta variegata di “pacchetti”, che vanno dalla telefonia fissa a quella mobile, chiamate e messaggi, a internet, a Sky, agli stessi cellulari. Il prezzo è cioè globale per una serie variegata di prodotti e servizi e il passaggio da un fornitore all’altro è abbastanza semplice, a meno che non si debbano installare particolari impianti. Se qualcosa va storto, si rischia solo di rimanere senza telefono per un po’ di tempo.
Diversa la situazione per luce e gas: noi tutti diamo ormai per scontato che girando un interruttore o una manopola abbiamo, senza alcun dubbio, luce e gas e ci troviamo indifesi le poche volte che ciò non succede. Anche perché le conseguenze sono un po’ più pesanti che per il cellulare. Per la maggior parte di noi luce e gas rimangono una risorsa “naturale” e, a onta della liberalizzazione del mercato, ancora in un modo o nell’altro “pubblica”.
Il problema è abbastanza complesso perché non sia affrontato con la solita faciloneria, “dinamicità” per i suoi sostenitori, di Renzi e viene utile il raffronto appena fatto con la telefonia. Qui le tipologie di offerta a volte sono molto “creative”, ma per elettricità e gas, ormai prodotti di prima necessità, occorrono offerte diversificate ma molto concrete, aderenti alle esigenze reali dei consumatori, senza cedimenti al superfluo, come a volte accade per i cellulari.
Chi gestirà la vicenda da ora al 2018 dovrà lavorare con le società fornitrici per elaborare tipologie di contratto che rispondano a questo obiettivo, così da permettere a ciascun consumatore di capire quali sono le sue concrete esigenze, quale tipo di contratto le rispetta maggiormente e, solo a questo punto, quale società può essere preferibile.
Anche noi consumatori possiamo cominciare a fare la nostra parte, esaminando a fondo le attuali bollette, analizzando il modo in cui usiamo luce e gas ora e come potremmo usarli meglio in futuro, così da arrivare più preparati al futuro libero mercato obbligatorio. Magari aiutati da un ente pubblico di consulenza facilmente accessibile ai cittadini.
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