RC AUTO/ Ecco perché in Italia le assicurazioni costano così tanto

- Paolo Annoni

In Italia i costi delle assicurazioni auto continuano ad aumentare. Ma, spiega PAOLO ANNONI, a guadagnarci non sono le compagnie assicurative

Rc_Auto_BolloR375 Foto Ansa

Ci sono solo pochi temi in grado di rivaleggiare con il caro benzina (già ottimamente sviscerato da un articolo pubblicato da ilsussidiario.net qualche giorno fa) nella graduatoria degli argomenti più discussi dagli italiani. Uno di questi è il sempreverde “caro-assicurazione” che renderebbe l’Italia tutta vittima di poche assicurazioni avide e ingiuste. Perché l’accusa sia provata dovrebbero verificarsi almeno due condizioni dato che come in ogni delitto servono il corpo del reato e il movente.

Alla domanda se è vero che il costo per l’assicurazione auto sia aumentato o stia aumentando dobbiamo rispondere che è vero. All’inizio di marzo un insospettabile studio dell’associazione italiana broker di assicurazioni e riassicurazioni evidenziava un incremento medio del 14% nel 2009.

Il dato è supportato dagli stessi annunci di alcune delle principali assicurazioni italiane. Unipol lo scorso ottobre dichiarava una crescita del 5% programmata per questo gennaio, dopo il 7% di novembre e il 2% del primo trimestre 2009; Fondiaria Sai a febbraio dichiarava un +7% a fine anno dopo il +4% di questa estate. Generali aveva deciso per un +4% all’inizio di quest’anno dopo il +8% del quarto trimestre e il +4% di giugno 2009.

Non sembra proprio che servano indagini troppo accurate per scoprire quello che le stesse assicurazioni dichiarano in modo esplicito. Non servono dietrologie, conti complicati e nemmeno ore passate a spulciare dati.

Se questa è la premessa allora come minimo ci aspetteremmo utili da favola e dividendi da capogiro; qualcuno potrebbe perfino ergersi a paladino della giustizia e richiedere indietro il maltolto. Qui arrivano le sorprese.

Infatti se andiamo a vedere i conti del 2009 e pure quelli del primo trimestre scopriremmo che il portafoglio è già abbastanza vuoto senza che occorrano novelli Robin Hood. Sui mercati il risveglio degli assicurativi italiani (crisi a parte) è ormai una chimera e la tanto attesa inversione di tendenza del settore danni non è mai arrivata.

Il leader di mercato in Italia, Fondiaria Sai, giusto per fare un esempio ha perso nel 2009 sul ramo danni quasi 500 milioni di euro. Nel primo trimestre di quest’anno, cambiando società, le Generali hanno avuto un risultato operativo nel ramo danni negativo per 25 milioni di euro.

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Quindi riassumendo i rincari peseranno sui conti degli italiani, in compenso al momento nessuno ci sta guadagnando. Cosa ci sia in mezzo tra questi due fenomeni apparentemente incompatibili è il punto più interessante.

 

Nel 2009 c’è stato un incremento notevole del numero di frodi. Il numero di incidenti con danni alle persone è aumentato in modo esponenziale e ciò è avvenuto con più forza nelle regioni con maggiori problemi economici. Per questo il rincaro dei prezzi arriva sempre in ritardo.

 

Non è nemmeno possibile differenziare l’offerta dato che un’assicurazione è obbligata a offrire il servizio su tutto il territorio. Una situazione che ha tenuto molto lontano, con le ovvie conseguenze in termini di concorrenza, gli operatori esteri che di certo non hanno intenzione di infilarsi in situazioni che gli stessi italiani fanno fatica a gestire.

 

La situazione è abbastanza paradossale, estremizzando e volendo essere chiari al costo di apparire brutali e non “politically correct” la situazione è questa: nessuno vorrebbe assicurare in sud Italia perché non è profittevole a causa dell’alto numero di frodi, ma è obbligato; per questo si investe il meno possibile e così il numero di pratiche per impiegato in sud Italia è il doppio della media nazionale e i pagamenti arrivano in ritardo. Ciò sarebbe causa del maggiore numero di frodi per chi “ce l’ha” con le assicurazioni (a nostra modesta opinione l’obiezione dei ritardi nei pagamenti al sud come causa del maggior numero di frodi non sembra molto spendibile).

 

In compenso dove si potrebbe, in genere al nord, le tariffe sono più alte perché devono essere uguali per tutti. In conclusione, le tariffe sono ingiustamente più alte per gli onesti dovunque siano (nessuno qua è così stupido da generalizzare), ma mai sufficientemente alte per i disonesti (dato che gli onesti pagano indirettamente anche per i primi). Capire dove siano le cause e le conseguenze è oggetto di interpretazione e di dibattito e l’unica cosa certa è che la vicenda è spinosissima.

 

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Altrettanto certo è che più la conoscenza è bassa più c’è pressapochismo nelle accuse di scorrettezza nei confronti delle istituzioni finanziarie; le proteste nascono spuntate e diventano sostanzialmente inefficaci dato che lasciano l’accusato sempre in grado di difendersi bene sia quando ha ragione che quando ha torto.

 

Nessuno si illude che da una parte ci siano i buoni samaritani caritatevoli senza alcun tornaconto e dall’altra i banditi. Detto questo almeno sappiamo cosa guardare per capire quando e come chiedere un abbassamento delle tariffe: aspettare che ritornino all’utile e controllare l’aumento dei sinistri e delle frodi.





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