MONTE DEI PASCHI/ E gli altri “regali” dell’Italia alla speculazione

- Paolo Annoni

Monte dei paschi continua a perdere terreno in Borsa. Ma il problema delle banche italiane va oltre Mps e fa fare affari alle grande speculazione, spiega PAOLO ANNONI

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La terza banca italiana per attivi, Monte Paschi, ieri capitalizzava meno di un miliardo di euro dopo l’ennesima performance da incubo, -19,39%, e dopo aver perso l’80% della propria capitalizzazione da gennaio. La crisi bancaria italiana aperta dalla Brexit aggiorna nuovi minimi di borsa. A proposito di Brexit, il mercato italiano dal fatidico 24 giugno ha perso il 12% mentre quello inglese è sopra del 3% dopo aver chiuso ieri in positivo unico tra i maggiori mercati europei. In ogni caso, Mps ieri capitalizzava 800 milioni di euro, praticamente la dimensione di una medio-piccola società industriale italiana.

La crisi bancaria italiana primavera-estate 2016 ha in Monte Paschi il proprio simbolo, ma si estende molto oltre perché trascina con sé anche banche ben gestite e senza problemi patrimoniali di sorta come Intesa Sanpaolo, che dall’inizio dell’anno perde quasi il 50%. Si fa fatica a metabolizzare cosa abbia portato a questo sfascio. La prima causa è la crisi finanziaria del 2007/2008 culminata con il fallimento di Lehman Brothers su cui le banche italiane, con le fondazioni e le popolari, non hanno colpa, ma che hanno subito esattamente, anzi in realtà molto meglio, come le banche del resto del globo. Poi c’è la crisi italiana del 2011 arrivata grazie all’austerity inflitta dall’Europa dopo che i “mercati” spedivano lo spread a 500 in una fase già finita sui libri di storia per i riflessi politici sull’Italia che non ha più avuto un Presidente del consiglio eletto. In mezzo ci sono anni di crescita anemica che non hanno permesso alle banche di smaltire le sofferenze.

Ci sono poi le asimmetrie regolamentari, le lettere della Bce che compaiono sui giornali sempre nei momenti più “sbagliati”; la mazzata finale al Monte Paschi è arrivata per una lettera spedita dalla Bce, si presupponeva riservata, finita sui giornali proprio nel momento più “sfortunato” quando la Brexit spostava l’attenzione dei mercati sulle fragilità dell’Unione europea.

Vorremmo infine citare le colpe italiane perché da almeno cinque anni si è lasciato il problema senza soluzione sperando che un po’ di crescita e qualche regalo della Bce facessero la magia. Invece le sofferenze rimaste in pancia alle banche sono diventate l’argomento sempre buono da tirare fuori quando i mercati hanno bisogno di un colpevole su cui sfogarsi e portare a casa qualche rendimento; c’è la Brexit? L’Europa è in crisi? Ci sono sempre le banche italiane da “guardare” dato che il Btp è protetto dalla Bce. Speculare sull’Italia è sempre possibile passando per le sue banche; persino la situazione di Deutsche Bank passa in secondo piano con i principali organi di informazione finanziaria globale che sbattono in prima pagina il mostro delle banche italiane.

A questo punto rimane una sola cosa da dire. Negli ultimi giorni abbiamo sentito parlare di: scudo da 150 miliardi di euro sulle banche italiane, intervento statale nonostante l’Europa a cui avrebbe pensato il primo ministro Renzi e infine sempre il Premier che auspica, persino, un intervento di mercato (ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere). Tutto questo a mercati aperti e tutto questo con la terza banca del Paese lasciata a “quotare” sulla borsa di Milano regalando tutti i giorni un’emozione; ieri il pallottoliere “Mps” dava -20%. L’impatto di immagine per l’Italia è devastante così come quello sulla fiducia delle famiglie e dei consumatori e va molto oltre qualsiasi ragionamento e calcolo numerici. Siamo stati persino costretti a sentire ritirata in ballo la riforma delle popolari che finora ha prodotto solo ed esclusivamente ricchi premi e cotillon per un numero ristretto di investitori finanziari e speculativi su cui, tra l’altro, aleggiano nemmeno rumour ma boati di insider trading; popolari che se per caso l’Italia si riprendesse finirebbero “opate”, per un secondo giro di guadagni, senza neanche passare dal via.

Settimane di proposte, controproposte, rumour prima arrivati sui giornali di Londra e poi smentiti vanno bene solo e solamente a chi ha speculato e sta speculando sulla pelle degli italiani. Le vicende recenti sono state talmente incredibili e surreali che viene persino il dubbio che si stia seguendo una sceneggiatura studiata nel dettaglio a uso e consumo della peggiore speculazione. Non c’è più nessun bisogno di rumour, nemmeno quelli “buoni” di rivalsa europea o scudi stellari; nessuno vuole avere un altro agosto 2011.





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