“Striscia la notizia” e le guide ai ristoranti: chi ha il deposito della verità?

- Paolo Massobrio

Non c'è convegno, manifestazione, incontro di carattere enogastronomico che non finisca con una persona che ti dice la sua verità. La verità è quella che ha appreso dalla televisione ascoltando Striscia La Notizia, per cui le guide che parlano di ristoranti sarebbero tutte corrotte

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Non c’è convegno, manifestazione, incontro di carattere enogastronomico che non finisca con una persona che ti dice la sua verità. La verità è quella che ha appreso dalla televisione ascoltando Striscia La Notizia, per cui le guide che parlano di ristoranti sarebbero tutte corrotte. Ora, essendo anche noi parte in causa, perché facciamo con fatica tre guide (Il Golosario e la GuidaCriticaGolosa al Piemonte e alla Lombardia) non possiamo a cuor leggero accettare di finire nel calderone di chi i ristoranti li fa per telefono oppure annunciandosi per non pagare il conto.

Alcune regole, dunque. Chi fa il giornalista è un cronista e in quanto tale scrive per i suoi lettori. Il lettore di una recensione di ristorante ha il medesimo valore di quello di un quotidiano. Per questo, quando il cronista va nei ristoranti deve arrivare possibilmente in incognito o comunque inaspettato (io e i miei collaboratori prenotiamo sotto falso nome). Si mangia, si osserva ai tavoli di fianco, si giudica la cucina e poi il servizio, i prezzi, l’ambiente. Alla fine si paga, senza qualificarsi e si racconta ai propri lettori di una guida o di un giornale come è andata la priva. Così facciamo noi.

Ma se andate a sbirciare sul blog barbabietola, scoprite anche la sicumera di chi invece pensa che parlare di un ristorante sia un favore, per cui non deve pagare. E a questo punto ha ragione Striscia a stigmatizzare casi come questi, che partecipano a guide che già il mercato ha bocciato prima del tempo. Certo i problemi sono ben più gravi, se pensiamo che proprio in questi giorni Coldiretti ha denunciato il vino fatto senza uva, il succo senza frutta e il formaggio senza latte. Poi c’è stato anche il sequestro di carne sospetta che arrivava dal Sudamerica per diventare bresaola della Valtellina e ancora una volta ci chiediamo a cosa servano le medaglie dei prodotti igp che tutelano ben poco. 

Questi sono problemi seri, che meriterebbero un’inchiesta. Invece sembra sia più facile attaccare un ristoratore, mettendolo nel calderone del dubbio (è accaduto a Massimo Bottura della Francescana di Modena). Basta la parola: molecolare.







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