RIFORMA PENSIONI NOVITA’ 2016/ Oggi 15 novembre: Padoan firma il resoconto su Opzione donna (ultime notizie live e news)
Riforma pensioni 2016 news, oggi 15 novembre: Ape con obbligo dello Spid, lo vuole un emendamento. Tutte le novità e le ultime notizie sui principali temi previdenziali
Deutsche Bank viene associata all’inizio della pesante vendita di titoli di stato italiani del 2011 e ancora oggi non sembra mostrarsi benevola con il nostro Paese. Secondo quanto riportato da Il Foglio e da IlNord.it, infatti, David Folkers-Landau, capo economista della banca tedesca, ha dichiarato che l’Italia dovrebbe decidere se riformare “a fondo e repentinamente lo Stato” o se lasciare l’euro. In particolare, l’analista indicherebbe nel taglio alle pensioni, alla sanità, alla scuole e alla spesa pubblica il “rimedio” per evitare il peggio. Le parole di Folkers-Landau non piaceranno certo a molti italiani. Che potrebbero anche pensare sia meglio abbandonare l’unione monetaria piuttosto che dar vita a ricette che toglierebbero sicuramente benessere ai cittadini.
Giunge un’importante novità su Opzione donna, la cui proroga non fa al momento parte della riforma delle pensioni. Cesare Damiano ha infatti comunicato che Pier Carlo Padoan “ha firmato il resoconto su Opzione donna venerdì scorso e lo ha reinviato al ministero del Lavoro”. Questo vuol dire che presto dovrebbe arrivare alla Camere il risultato del monitoraggio per vedere quanto risorse saranno ancora utilizzabili per l’estensione del regime sperimentale che consente l’accesso anticipato alla pensione. Risorse che dovrebbero prioritariamente servire all’emendamento che la commissione Lavoro della Camera ha approvato per far sì che nella Legge di stabilità vi sia la proroga di Opzione donna dal 31 dicembre 2015 al 31 luglio 2016. Ora le appartenenti al Comitato Opzione donna hanno avviato un “pressing” via Twitter a Giuliano Poletti, affinché faccia presto a trasmettere il resoconto alle Camere.
L’Italia avrà una riforma delle pensioni per il 2017, ma sul nostro Paese restano alcune preoccupazioni. CorrierEconomia ha infatti riportato ieri le parole di Marco Valerio Morelli, amministratore delegato di Mercer Italia, secondo il quale “invecchiamento della popolazione, bassi tassi di natalità e aspettativa di vita sempre più lunga impongono all’Italia di riconsiderare il proprio sistema pensionistico”. Il punto debole del nostro Paese sembra essere la previdenza complementare, ancora troppo poco sviluppata. Questo rende penalizza la sostenibilità di lungo periodo del sistema. Per Morelli, quindi, “bisogna aumentare la copertura del sistema pensionistico privato e ridurre l’accesso, prima del pensionamento, a benefit di natura previdenziale”.
La Legge di stabilità 2017, che contiene anche la riforma delle pensioni, prosegue il suo iter parlamentare e in questi giorni sono stati presentati diversi emendamenti. Per quel che riguarda l’Ape, non c’è solo la richieste della commissione Lavoro della Camera di portare da 36 a 35 gli anni di contribuzione necessari ad accedere all’Ape social nel caso si rientri nella platea dei lavori gravosi. Secondo quanto riporta Repubblica, infatti, un emendamento chiederebbe di far dotare i pensionandi intenzionati a ricorrere all’Ape dello Spid (Sistema pubblico di identità digitale), introdotto dal Governo per cercare di avere un’amministrazione pubblica sempre più efficiente. Il motivo di questo emendamento potrebbe essere quello di portare i cittadini più avanti con l’età a dotarsi di un’identità digitale che altrimenti difficilmente richiederebbero autonomamente. Vedremo se l’emendamento verrà accolto nella Legge di stabilità o meno.
Mentre in Italia si attende l’approvazione della Legge di stabilità che contiene la riforma delle pensioni, a livello europeo si ferma il progetto di creare i Pepp, ovvero Pan European Pension Product. Lo riferisce Repubblica, spiegando che l’idea di introdurre a livello comunitario un prodotto standard per il cosiddetto terzo pilastro previdenziale (la pensione integrativa volontaria) è stata frenata in particolare dal governo olandese e dalle compagnie assicurative tedesche. L’obiettivo è cercare di riunire sotto un’unica forma dei prodotti che oggi sono di natura bancaria, assicurativa e più strettamente previdenziale in modo che si possa avere un prodotto standard e ridurre i relativi costi di gestione. Ovviamente sarebbe poi facile sottoscriverli a livello di Unione europea, anziché di singolo paese membro.
Non c’è dubbio che la riforma delle pensioni nata dal confronto del Governo Renzi e le parti sociali, abbia fatto felici un po’ tutti soprattutto grazie alla sperimentazione biennale dell’Ape con cui sarà possibile per i 63enni riuscire ad andare in pensione in maniera anticipata rispetto a quanto stabilito dalla Legge Fornero. Tuttavia c’è già chi parla di un secondo step del confronto. Nello specifico si tratta di Maurizio Petriccioli: “Deve essere ora approvato con le legge Bilancio. E noi vigileremo. Anche in vista del secondo step del confronto che partirà a gennaio”. Il segretario della Cisl Sicilia ha così parlato nell’ambito di un meeting organizzato dalla stessa Cisl per discutere della riforma aggiungendo: “L’accordo? È stato frutto di una ritrovata volontà di dialogo. Sul tavolo c’erano sette miliardi, che dovevano bastare a tutto. Abbiamo concordato sulle priorità e di ritrovarci ad inizio anno per discutere di una serie di altre cose”. Non resta che attendere poco più di un mese per vedere su cosa verterà la possibile riforma delle pensioni 2.0.
Anche oggi Matteo Renzi ha parlato agli italiani via tv o radio. Nel caso specifico in diretta a Radio Montecarlo. Il Premier ha toccato diversi argomenti, tra cui quello della riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità. Il Presidente del Consiglio ha ricordato che “tutti quelli che stanno sotto i 1.000 euro, nel 2017 avranno un aumento dai 30 ai 50 euro. Non sono gli 80 euro, ma sono comunque 50”. Renzi ha quindi fatto riferimento all’aumento della tredicesima per le pensioni in essere, una misura che ha ricevuto alcune critiche, tra cui quella di Tito Boeri. Il Presidente dell’Inps ritiene infatti che gli aumenti finiranno anche a persone che non sono realmente povere o bisognose, in quanto oltre alla pensione minima hanno altro fonti di reddito.
Oltre alla riforma delle pensioni, la Legge di stabilità potrebbe portare anche delle maggiorazioni agli assegni pensionistici di quelle persone che per anni hanno lavorato esposti all’amianto. Michele Piras, di Sinistra italiana, ha proposto di dare tali riconoscimenti a coloro che hanno prestato servizio alla Montefibre Spa e alla Enichem nel polo industriale di Ottana, in provincia di Nuoro. La misura, tuttavia, potrebbe essere utilizzata anche come modello per altre specifiche situazioni in cui ci sono dei lavoratori che, a differenza di altri, non hanno avuto questi benefici a fronte di un’attività pericolosa per la salute. Vedremo quale sarà l’esito di questa richiesta.
Se la riforma delle pensioni porterà a un aumento delle quattordicesime, l’Inps fa sapere che i pensionati che lavorano presso le amministrazioni pubbliche hanno diritto a chiedere la tredicesima. La circolare 195/2016 dice infatti che si ha diritto “alla corresponsione della tredicesima mensilità e/o dell’indennità integrativa speciale su pensioni a carico delle gestioni esclusive percepite in costanza di attività lavorativa presso lo Stato, amministrazioni pubbliche o enti pubblici”. Tutto questo senza bisogno di ricorsi da parte degli interessati. I quali potranno chiedere di avere “gli arretrati”.
Annamaria Furlan continua a ritenere un’importante svolta quella messa a punto con la riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità. Tanto che la cita come modello per altri utili interventi. Il Segretario generale della Cisl, secondo quanto viene riportato dalla sede sindacale della Val d’Aosta, ha preso parte all’iniziativa “Sindaci per il Sì”, spiegando che bisognerebbe cambiare il fisco “con lo stesso metodo di confronto che abbiamo usato per ripristinare la flessibilità in uscita sulle pensioni e migliorato le condizioni di milioni di pensionati”. Per la sindacalista, al posto del Cnel andrebbe creato “un luogo istituzionale di dialogo”, così da evitare sia lasciare spazio al populismo che di compiere “scelte solitarie disastrose per i cittadini come è accaduto con la legge Fornero”.
Roberto Occhiodoro, uno degli animatori del gruppo Facebook Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti, ha deciso di scrivere a Tommaso Nannicini riguardo la riforma delle pensioni, ricordando come vi siano non poche risorse stanziate per industrie e banche, mentre per misure di equità sociale e per la flessibilità pensionistica ne siano state usate poche. Occhiodoro ricorda quindi che l’Ape costringe a chiedere un prestito per andare in pensione, il che equivale a una “manovra finanziaria per aiutare banche e assicurazioni”. “Questa è una vostra legge: non chiedeteci di condividerla”, aggiunge, ribadendo che i lavoratori precoci continueranno la propria lotta per poter far sì che si possa accedere alla pensione dopo 41 anni di contributi versati. Occhiodoro conclude la sua missiva con un detto rivolto al Governo “Chi semina vento raccoglie tempesta”.
Non si tratta di una vera e propria riforma delle pensioni, ma la Legge Cirinnà ha introdotto anche delle novità in campo previdenziale, garantendo la reversibilità anche alle coppie formate con le unioni civili. E certamente farà quindi discutere la scelta di Gianni e Piero, due amici eterosessuali che hanno deciso di unirsi civilmente al solo scopo di ottenere alcuni diritti, tra cui anche quello alla pensione di reversibilità. I due hanno raccontato la loro storia a Il Giornale di Vicenza, dato che vivono a Schio, nella provincia vicentina. Gianni e Piero hanno spiegato che in fondo esistono anche matrimoni di convenienza, dunque non hanno fatto nulla che già non si facesse nel nostro Paese.
Inizia una settimana importante per la riforma delle pensioni inserita nella Legge di stabilità. La quale sta proseguendo il suo iter parlamentare. Cesare Damiano ha quindi voluto ricordare che la commissione Lavoro della Camera da lui presieduta ha approvato 30 emendamenti, tra cui alcuni riguardanti temi prettamente previdenziali. In particolare, l’ex ministro ha evidenziato “la richiesta di spostamento, dal 31 dicembre del 2012 al 31 dicembre del 2014, della data relativa alla possibilità di accesso alla mobilità per i lavoratori della ottava salvaguardia” degli esodati, “la diminuzione da 36 a 35 degli anni di contributi necessari per accedere all’Ape sociale per i lavoratori che svolgono lavori gravosi” e “lo spostamento temporaneo della sperimentazione al 31 luglio del 2016 e con il suo proseguimento in funzione del risultato del monitoraggio relativo all’utilizzo dei 2,5 miliardi di euro stanziati nella precedente legge di stabilità”, per quel che riguarda Opzione donna. Non resta che vedere se tali emendamenti entreranno effettivamente nel testo finale della manovra.
Stando alle ultime indicazioni del Sole 24ore sulla riforma pensioni e sulle novità inserite nella Legge di Bilancio, si scopre che tutte le maggiori modifiche non sono ancora finite. Ieri dal governo sono infatti arrivata i particolari del Dpcm da varare entro gennaio e si è scoperto, in più rispetto a quanto vi abbiamo anticipato e raccontato qui sotto, che «per accedere dal prossimo mese di maggio al cosiddetto prestito bancario “ponte”, con un anticipo di un anno non si potrà chiedere un Ape superiore al 95% della pensione mensile certificata dall’Inps. E che il tetto scenderà al 90% con un’uscita anticipata di 2 anni e all’85% nel caso di un anticipo di 3 anni». Secondi i colleghi del quotiamo economico più importante d’Italia, i lavoratori interessati a questo tipo di Ape, quelli con 63 anni e 20 di contributi minimi, potranno chiedere anche meno di anticipo sulla pensione futura: «soprattutto se lo fanno mantenendo un impiego a tempo determinato oppure se optassero per l’accoppiata Ape-Rita, utilizzando cioè la totalità o una parte del capitale accumulato nel fondo pensione complementare per ottenere una rendita mensile negli anni che mancano alla pensione di vecchiaia». Il vero obiettivo è quello sempre più prossimo di abbattere l’onere del rimborso ventennale che scatta con la pensione.
Stando alle nuove slides diffuse dal governo dal team di Nannicini sulla nuova riforma pensioni in oggetto all’interno della Legge di Bilancio, si possono scoprire le varie novità anche aggiornate rispetto agli aggiornamenti dell’Esecutivo per quanto riguarda l’Ape e l’eliminazione della Tredicesima, dal momento che l’assegno dell’uscita anticipata è un prestito e non una vera e propria pensione. Tra i vari esempi presentati dalle slide, viene calcolato un possibile assegno in seguito alla novità della tredicesima: «su una pensione netta di 1.286 euro (16.718 annui con 13 mensilità) si riceverà un aticipo di tre anni fino a 1.093 euro al mese (l’85% della rata mensile). Il trucco sta nel fatto che questi soldi saranno erogati su 12 mesi e non su 13 (senza tredicesima). Il prestito annuo sarà, quindi, di 13.116 euro (quindi il 78,45% della pensione annua certificata dall’Inps). Su questo prestito si pagherà il 4,7% sulla rata di pensione per ogni anno di anticipo». Come rilancia poi ancora il team Nannicini, «a fronte di un prestito netto nel triennio di 13.116 euro si restituiscono in 20 anni, con rate di 208 euro per 13 mesi l’anno, 54.080 euro. La rata media prevista per il prestito ventennale (compresi i tassi di interesse e il premio assicurativo per la premorienza ma anche le agevolazioni fiscali) di 208 euro al mese per 13 mesi è comunque inferiore a quella di mercato dato che il Governo paga la metà degli interessi e del premio assicurativo».
Come verificavamo e mostravamo in questi giorni, l’Opzione Donna all’interno dell’intera riforma pensioni 2016 è al vaglio degli emendamenti e delle modifiche della Legge di Bilancio in Parlamento: come effetto immediato, va segnalato l’allungamento al 31 luglio 2016 con il proseguimento in funzione del risultato del monitoraggio relativo all’utilizzo dei 2, 5 miliardi di euro usciti dalla precedente Legge di Stabilità. Come riporta il portale Pensioni Oggi, «insieme ai soldi avanzati dalla precedente Manovra, viene abbinata la possibilità ulteriore di cumulare la contribuzione presente in più gestioni previdenziali dell’Inps al fine di raggiungere i 35 anni di contributi necessari per esercitare l’opzione». Sugli altri interventi proposti sul welfare riguardano la proroga e allungamento non solo dell’Opzione Donna, ma anche sull’indennità di disoccupazione per i collaboratori coordinati continuativi e della durata maggiorata «di un mese della Naspi per i lavoratori stagionali del turismo e del settore termale».
Il giorno dopo la notizia che negli emendamenti della riforma pensioni 2016 verrà tolta la tredicesima per l’erogazione dell’Ape volontaria, molte accuse e polemiche sono piombate sul governo Renzi. Su tutte l’accusa di volere erogare delle pensioni “low cost” è stata recepita eccessiva dal team di Tommaso Nannicini, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e impegnato nelle nuove tavole di esempi per tutte le novità del progetto pensioni. Come riportano fonti di Governo al quotidiano Il Sole 24ore, «nel Dpcm che sarà pubblicato a gennaio dopo l’approvazione della legge di Bilancio sarà messo un tetto per quanto riguarda la richiesta di Ape del 95% della pensione certificata mensile nel caso di richiesta di anticipo di un anno, del 90% in caso di anticipo di due anni e dell’85% in caso di anticipo di tre anni. A fronte di una pensione certificata mensile netta di 1.286 euro (16.718 annui dato che le rate di pensione sono 13) si potrà ricevere per un anticipo di tre anni fino a 1.093 euro al mese (l’85% della rata mensile) ma questi saranno erogati per 12 mesi e quindi il prestito annuo sarà di 13.116 euro (quindi il 78,45% della pensione annua certificata dall’Inps)». Secondo Nannicini però la decisione di mettere un limite alla richiesta di prestito, ovvero di aver eliminato così la tredicesima, è dovuto sostanzialmente alla necessità di non far salire la rata del pensionato una volta terminato il proprio ciclo lavorativo. «Avremmo voluto tenere più basso il premio assicurativo ma per farlo avremmo dovuto ridurre la durata del prestito, magari a 10 anni. E a questo punto sarebbe salita troppo la rata di restituzione», spiega il team di Nannicini alla stampa.
La Cgil intende continuare a spiegare, tramite delle assemblee, il contenuto del verbale sottoscritto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Lo ha detto Nino Baseotto ai microfoni di RadioArticolo1. Il Segretario nazionale della Cgil in questo senso ricorda che la propria confederazione è contraria all’Ape volontaria e che “il governo non ha mantenuto gli impegni sulla cosiddetta Ape social”. Il sindacalista ha quindi riconosciuto che è stato un errore “avallare” la legge Fornero. “Ma oggi, a quattro anni di distanza, vogliamo offrire una prospettiva, vogliamo determinare elementi di novità che possono portare a un cambiamento di quella riforma delle pensioni. E lo discuteremo insieme ai lavoratori e ai pensionati. Ci prenderemo delle critiche? Sì, però crediamo che, rispetto al silenzio, sia molto meglio ascoltarle e dire con franchezza che cosa abbiamo fatto e che cosa stiamo facendo”, ha aggiunto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori