Riforma pensioni/ Salta il taglio dei vitalizi in manovra (ultime notizie)

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni, ultimissime. Salta il taglio dei vitalizi in Legge di bilancio. Tutte le novità e le news sui principali temi previdenziali di oggi, 12 dicembre

poletti_profilo_lapresse Giuliano Poletti (Lapresse)

SALTA IL TAGLIO DEI VITALIZI

Non ci sarà nessun taglio dei vitalizi dei parlamentari. Il tentativo di inserire la misura nella Legge di bilancio con un emendamento è stata infatti bocciata dalla commissione Bilancio della Camera, che ha dichiarato inammissibile l’emendamento stesso. A questo punto è difficile pensare che il Senato metta in calendario la discussione del ddl Richetti prima della fine della legislatura: dunque non ci sarà alcun provvedimento sulle pensioni dei parlamentari. Un tema sul quale si era già aperto uno scontro all’interno del Partito democratico, con Ugo Sposetti pronto ad affossare il provvedimento nel caso fosse arrivato a palazzo Madama, mentre Matteo Richetti ha sempre parlato di una misura condivisa con il Segretario Renzi. In campagna elettorale i dem rischiano di avere quindi un punto debole non indifferente rispetto al Movimento 5 Stelle, frenato proprio dai dem nelle sue iniziative sul tema con la promessa (e la sfida ai pentastellati) di approvare il ddl Richetti.

DI BATTISTA CONTRO SALVINI

Alessandro Di Battista ha annunciato che non si ricandiderà alle prossime elezioni, ma non rinuncia certo a commentare quanto avviene nel panorama politico italiano. Il Diario del Web ha raccolto una dichiarazione del deputato del Movimento 5 Stelle che critica Matteo Salvini: “In questi 5 anni in parlamento ho combattuto molto il malaffare, ma soprattutto ho combattuto l’ipocrisia e Salvini è ipocrita. Professa determinate idee e dovrebbe avere la coerenza di non andare a braccetto con coloro che hanno fatto sì che determinate idee malsane diventassero leggi dello Stato”. Il riferimento è agli attacchi del leader della Lega alla riforma delle pensioni del 2011: “Salvini critica la Legge Fornero, giustamente, ma poi va a braccetto con Meloni e Berlusconi che l’hanno votata. Senza Meloni e Berlusconi la Legge Fornero non sarebbe diventata legge dello Stato”.

BOCCIATO EMENDAMENTO SU GOVERNANCE INPS

Alla commissione Lavoro della Camera era stato presentato un emendamento alla Legge di bilancio per riformare la governance di Inps e Inail. Ora però, fa sapere Cesare Damiano dalla sua pagina Facebook, la commissione Bilancio lo ha giudicato inammissibile. “Questa scelta nasconde in realtà l’incertezza del Governo circa la necessità di superare la logica ‘dell’uomo solo al comando’ richiesta a gran voce da un ampio arco di forze parlamentari e dalla crescente insoddisfazione popolare per il funzionamento dell’Inps”, scrive l’ex ministro del Lavoro. Nei giorni scorsi non era mancato chi aveva fatto notare che la proposta avrebbe potuto limitare molto il ruolo di Tito Boeri all’Inps. “Abbiamo anche dichiarato la nostra disponibilità a un mini-emendamento che riguardasse esclusivamente il Consiglio di Amministrazione. Il Governo ha deciso di non scegliere: un’altra occasione mancata”, aggiunge Damiano.

ESODATI, NUOVO APPELLO PER LA PETIZIONE DI FORMISANO

Ciro Formisano, regista del film “L’esodo”, dedicato al dramma vissuto da chi, a seguito della Legge Fornero, si è ritrovato a dover attendere più tempo per raggiungere la pensione e senza una qualche forma di reddito e l’impossibilità di trovare un lavoro per via dell’età avanzata, ha lanciato una petizione online per chiedere che vi sia una salvaguardia per gli esodati che ancora ne sono privi. La protagonista della pellicola è interpretata da Daniela Poggi, che è stata ospite giovedì sera di Quinta Colonna. Alla trasmissione di Rete 4 ha ricordato l’importanza di questa petizione, anche perché ha avuto modo di approfondire, grazie al ruolo che ha avuto, quanto accaduto agli esodati. A questo proposito ha detto che è stato piuttosto contraddittorio varare una legge per salvare l’Italia, che è fatta di persone, sulla pelle delle persone.

BERLUSCONI TORNA SULLE PENSIONI

Matteo Salvini ha chiesto accordi chiari al centrodestra anche sul tema delle pensioni. In questo senso il leader della Lega punta molto sulla cancellazione della Legge Fornero. Silvio Berlusconi, però, intervistato da Il Tempo torna a ribadire la sua priorità in tema previdenziale: “ricevere una pensione adeguata. Per questo, oltre a favorire trattamenti pensionistici integrativi su base volontaria, innalzeremo i minimi pensionistici a 1.000 euro”. Il Presidente di Forza Italia si dice anche sicuro della vittoria alle prossime elezioni: “Noi governeremo per cinque anni, non vi sarà alcuna instabilità”. E punta anche sulla “fedeltà” dei propri alleati, Salvini e Meloni: “Mi fido di Giorgia e di Matteo, e sono certo che non abbiano alcuna intenzione di fare inciuci”. Se dunque Berlusconi è certo di vincere le elezioni, sarà meglio far chiarezza sul programma del centrodestra, anche per quel che riguarda le pensioni.

IL SONDAGGIO DEL CODS

Dalla pagina Facebook del Comitato Opzione donna social, Orietta Armiliato ha lanciato un sondaggio per capire quanto per le iscritte sia importante che ci sia, nell’ambito di un nuovo confronto tra Governo e sindacati sulle pensioni, una volta chiusa la Legge di bilancio, un riconoscimento e una valorizzazione ai fini previdenziali dei lavori di cura svolti dalle donne. Armiliato ha spiegato che di aver “contezza che il verbale siglato fra le parti il 28 febbraio 2016 e che ha visto il realizzarsi parziale delle proposte non è rimasto a prender polvere in un cassetto e, dunque, si imporrà a breve l’apertura della Fase 3 che avrà il suo avvio dopo l’emanazione della Ldb”. Nella manovra sembra che ci sarà solo un bonus contributivo, per accedere all’Ape social, riconosciuto per i periodi di maternità. Una misura che non riconosce certo il lavoro di cura svolto da tutte le donne.

GLI INCENTIVI PER LA PREVIDENZA INTEGRATIVA

“Dobbiamo aumentare fortemente le adesioni alla previdenza complementare, far crescere la dimensione dei fondi negoziali con un una coraggiosa politica di aggregazioni”. Parole di Giovanni Maggi, Presidente di Assofondopensione, che intervistato dal Sole 24 Ore ricorda che “per un giovane lavoratore oggi è indispensabile puntare sulla previdenza integrativa”. In questo senso si aspettava che già nella Legge di bilancio ci fossero degli interventi capaci di andare nella direzione di favorire la pensione complementare. “Si usi lo strumento dei contratti di categoria: nei prossimi rinnovi si introduca una clausola di adesione automatica al fondo negoziale con silenzio assenso come hanno fatto gli edili. Si può passare da una copertura del 20% attuale al 30-35% in pochi anni”, spiega Maggi, spiegando che le parti sociali dovrebbero fare “un passo in avanti sulla destinazione del Tfr ai fondi pensione, soprattutto nelle piccole e medie imprese dove l’adesione è bassa”.

IL FLOP DELL’APE

Mentre la Legge di bilancio continua il suo iter parlamentare, c’è chi evidenzia come una delle misure principali della manovra dello scorso anno, ovvero l’Anticipo pensionistico, si sia rivelato un flop. Enrico Marro, sulle pagine del Corriere della Sera, ricorda infatti che sull’Ape social ci sono stati diversi problemi, con tanto di piccolo “scaricabarile” tra Inps e ministero del Lavoro a proposito dei criteri piuttosto rigidi scelti per accettare o meno le domande presentate. Situazione poi risolta con le linee guida ministeriali, che hanno dato vita a un riesame di alcune delle domande respinte ancora in corso. Resta il fatto che ancora nessuno ha ricevuto la prestazione, anche se nei giorni scorsi Tito Boeri ha garantito che entro fine anno arriveranno i primi pagamenti. In ogni caso ci sono stati diversi risparmi rispetto alle risorse stanziate. Cosa che lascia presagire la possibilità di estendere la durata dell’Ape social e di ampliare la platea dei beneficiari, senza che vi sia un esborso extra.

Marro sottolinea comunque che “o le previsioni del governo erano sballate o i criteri definiti con i decreti attuativi troppo severi”. In entrambi i casi l’esecutivo non ne esce con una buona immagine. Anche perché non è nemmeno partita l’Ape volontaria. “Il complesso iter procedurale non si è ancora concluso. A novembre è stato infatti siglato l’accordo quadro tra i ministeri del Lavoro e dell’Economia e le banche (Abi) e le assicurazioni (Ania) per definire modalità e costi del prestito che verrà fornito dal sistema creditizio e assicurato contro l’evento di morte prematura del beneficiario; ma non c’è ancora stato il via libera del Garante della privacy”, si legge sul Corriere.

USCITA ANTICIPATA E CUMULO: I POSSIBILI RISCHI

Una lettera indirizzata alla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, pubblicata poi oggi su Repubblica con relativa risposta, vede il problema delle pensioni anticipate e il cosiddetto “cumulo” espletato da uno dei tantissimi “quasi” pensionati che vogliono ben comprendere che ne sarà della loro pensione con le ultime modifiche atte con la riforma del Governo Gentiloni. «Sono un ex medico ospedaliero ( INPS ex INPDAP ) ed ex medico di medicina generale (ENPAM). Attualmente non sono in attività. Ho 64 anni compiuti», scrive il medico che illustra qui i propri requisiti principali, prima di porre la questione, «Vorrei sapere se è conveniente fare la domanda di pensione anticipata con il cumulo contributivo anche se non ci sono ancora circolari esplicative riguardo gli scambi  INPS- Casse professionisti? Non corro il rischio di avere degli assegni decurtati?». La replica immediata chiarisce che la Gestione Inps e/o Cassa professionale ordinistica che partecipi alla definizione della pensione, liquiderà la propria quota di competenza del trattamento secondo le regole interne alla Cassa/Gestione. Non solo, «In cumulo, la Gestione ExInpdap calcolerebbe sicuramente la sua quota con metodo retributivo vista l’anzianità contributiva superiore a 18 anni al 31.12.1995, prendendo a riferimento la media retributiva delle sole retribuzioni maturate nella medesima Gestione, mentre Enpam calcolerebbe le proprie quote con le regole interne al proprio ordinamento». In poche parole, l’anzianità nei contributi potrebbe non essere pari a 43 anni e 11 mesi, «in quanto la Quota A Enpam ha caratteristiche proprie che, a seconda della convenzione che sarà firmata fra Inps e Enpam, potrebbe non rilevare al fine del diritto a pensione in cumulo». (agg. di Niccolò Magnani)





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