SCIOPERO MEDICI, 12 DICEMBRE 2017/ Sanità Day, sindacati: “Adesione dell’80%” (ultime notizie)

- Silvana Palazzo

Sciopero dei medici oggi, 12 dicembre 2017: saltano 40mila operazioni, ospedali a rischio cas. Protesta anche per mancato rinnovo dei contratti. Le ultime notizie e gli aggiornamenti

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Lo sciopero dei medici di oggi, martedì 12 dicembre, è stato un successo, al netto delle pressioni ricevute e dei contingenti minimi obbligati a rimanere in servizio per garantire le urgenze. Lo dichiara convintamente Anaao Assomed, il sindacato più rappresentativo nel settore sanitario italiano, in un comunicato intersindacale in parla di punte di adesione dell’80%. Obiettivo della mobilitazione, precisano dall’Anaao, “contrastare la condanna a morte della sanità pubblica che sta travolgendo i diritti dei cittadini, che vedono sottrarsi prestazioni giorno dopo giorno o trasferirle a carico delle loro tasche, e quelli dei medici e dei dirigenti sanitari, dei quali ruolo, dignità e valori professionali sono marginalizzati in una logica di abbandono”. Lo sciopero dunque ha avuto esito positivo nonostante – sostengono le sigle sindacali— “la reiterazione di numerosissimi comportamenti antisindacali per impedire il diritto di sciopero, messi in atto da Amministrazioni e responsabili di Unità Operativa”. (agg. di Dario D’Angelo)

LA PARTITA POLITICA

Non c’è dubbio che lo sciopero dei medici di oggi, martedì 12 dicembre 2017, costituisca una patata bollente da gestire soprattutto per il Governo, finito sotto accusa, e per lo schieramento che lo sostiene (centrosinistra). Guido Quici, presidente di Cimo Cida, come riportato da Il Sole 24 Ore, ha sottolineato che proprio le politiche governative sono finite nel mirino dei camici bianchi:”Siamo all’epilogo di un processo di de-potenziamento del servizio sanitario pubblico che parte da un evidente sottofinanziamento del sistema, si sviluppa attraverso modelli organizzativi tendenti ad una sanità a costi sempre più bassi e mira ad impoverire il lavoro dei sanitari, in particolare il lavoro del medico le cui condizioni di disagio lavorativo sono sempre più evidenti. Questa è l’evidenza dei fatti e questo è il motivo dello sciopero”. E non può essere un caso (e non lo è) che lo sciopero di oggi sia accompagnato dallo slogan tradotto in hashtag #primadivotarepensallasalute: un monito di chiaro stampo elettorale. (agg. di Dario D’Angelo)

IL NODO “TURNOVER”

Lo hanno definito “Sanità Day”: è lo sciopero dei medici, i camici bianchi che tutti i giorni si occupano della nostra salute, che almeno per un giorno – in larga parte – decideranno di incrociare le braccia in segno di protesta. Contro cosa? Innanzitutto contro la politica che non è riuscita a garantire risorse a sufficienza per il Fondo sanitario nazionale 2018, per i contratti di lavoro e per stabilizzare la precarietà. Ma c’è di più, come ha avuto modo di spiegare Carlo Palermo, segretario nazionale vicario di Anaao Assomed, a Il Sole 24 Ore. Si tratta di un discorso legato alle condizioni di lavoro in cui operano quotidianamente i dottori di tutta Italia: “Elemento essenziale sono le difficoltà organizzative del lavoro quotidiano, con dotazioni organiche ridotte all’osso dal blocco del turnover, che non consentono di applicare l’orario di lavoro europeo. La conseguenza è che i medici sono costretti a cumulare milioni di ore di straordinario, a lavorare in turni notturni anche in età avanzata, spesso senza la possibilità di andare in ferie e di riposare adeguatamente”. (agg. di Dario D’Angelo)

A RISCHIO 40MILA INTERVENTI

Sciopero dei medici e dei dirigenti sanitari italiani, strutturati e precari: quasi tutte le sigle sindacali dei camici bianchi hanno aderito alla protesta di oggi, martedì 12 dicembre. L’adesione, dunque, si preannuncia molto alta, quindi potrebbero esserci disagi per i pazienti, tra code e appuntamenti saltati, ambulatori chiusi o aperti in parte, interventi rinviati ed esami diagnostici fermi. Le attività di urgenza, chirurgiche e di pronto soccorso, ovviamente saranno assicurate. Lo slogan dello sciopero è che la sanità chiude un giorno per non chiudere per sempre, ma intanto dovrebbero essere sospesi, secondo l’Anaao, circa 40 mila interventi chirurgici, centinaia di migliaia di visite specialistiche e prestazioni diagnostiche, oltre all’attività veterinaria legata al controllo degli alimenti. L’ultimo sciopero nazionale si è tenuto due anni fa circa, ma questo è molto più sentito: «Faremo varie manifestazioni nelle città», ha annunciato Carlo Palermo di Anaao. A Roma, ad esempio, è previsto un sit in in via XX Settembre di fronte al ministero dell’Economia.

SCIOPERO DEI MEDICI OGGI: LE RAGIONI DELLA PROTESTA

Perché i medici e i dirigenti sanitari italiani scioperano oggi? Il motivo principale dell’agitazione è il definanziamento del sistema sanitario. L’aumento del fondo nazionale di un miliardo l’anno, «già piuttosto basso», è azzerato secondo Anaao da una serie di misure previste anche per il 2018. Chiedono allora l’approvazione degli emendamenti alla Finanziaria per dare un po’ di respiro alle casse della sanità. Finora il sistema sanitario sarebbe stato sostenuto dal sacrificio dei camici bianchi e delle Regioni, che hanno garantito i Livelli essenziali di assistenza a spese dei professionisti, tra ferie saltate e abusi dell’orario di lavoro. Peraltro i medici aspettano da otto anni il rinnovo del contratto collettivo di lavoro, che è triennale, e denunciano l’uso del precariato per supplire alle carenze del personale. Cgil medici ha aggiunto che lo sciopero si fa «per la sanità pubblica, il diritto dei cittadini alla cura, il diritto dei medici a curare. Per un contratto che riconosca il valore del nostro lavoro e ne migliori le condizioni per la qualità e la sicurezza dei servizi per i cittadini». Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin si è schierata al fianco dei medici italiani: «Ci sono due problemi. Uno è quello dello sblocco del turn over. Che credo abbiamo seriamente contribuito a risolvere». L’altro è il rinnovo del contratto, «che non è un tema che gestisce il ministero della Salute, ma spero riusciremo a dare una mano».





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