SPILLO/ Il “finto programma” sul lavoro di Lega e M5s

- Gerardo Larghi

Il contratto di Governo tra Lega e M5s affronta anche il tema del lavoro, ma non sembrano esserci misure concrete, se non una che può essere controproducente. GERARDO LARGHI

scuola_docenti_protesta_2_lapresse_2016 LaPresse

Diciamolo subito, senza infingimenti e senza dietrologie antipatiche: non è mica giusto che tutti si rida, che i barzellettieri si scatenino, che i soloni dei salotti si freghino le mani. Il governo che verrà, cioè che sta per arrivare, insomma quello di cui si discute da una sessantina di giorni, sarà una cosa seria, anche perché, come ha detto Di Maio, che di storia se ne intende perché viene da una città che la storia l’ha fatta e quindi sa di cosa parla, ecco il governo prossimo venturo sarà una cosa seria con un contratto vero e proprio e chi non lo rispetterà sarà messo alla gogna come un falso e mentitore.

Ed è giusto così, perché se sottoscrivi un programma poi devi rispettarlo. Sì, beh, è vero che il programma istesso medesimo dei Pentastellati conteneva tali e tante promesse che forse (e diciamo forse perché se per caso la nostra devotissima mamma venisse a sapere che dubitiamo della Sua Onnipotenza, passerebbe la domenica a cercare di convertirci), solo Lui avrebbe potuto realizzarle. Ed è vero che lo stesso potrebbe dirsi per il programma dei Salvini-boys. Ma è chiaro a tutti, o almeno a tutti tranne che a chi vuol vedere il Male in ogni angolo, che la somma algebrica tra due programmi fantasiosi, fa un programma razionale! Se ne facciano una ragione, Di Battista dixit, i vari professoroni perché nei bar, lì dove operano i veri esperti, questo programma è stato approvato a larghissima maggioranza. E che non si dica che è generico o fantasioso, perché il mitico, e desfrosiano, esercito “dei dodess cadregh”, ne ha già decretato la credibilità.

Prendiamo il punto sul lavoro. Perché si tratta di un punto centrale e decisivo. Lì si dice che vanno creati posti di lavoro; si beh, qualche malpensante ci ha visto una polemica tra Grillo, che ha parlato di fine del lavoro, e Di Maio; ma mica è vero. Grillo è un visionario, un sognatore. Di Maio con molto realismo ha già chiarito che dove non ci sono contratti nazionali occorre “garantire una retribuzione equa al lavoratore in modo da assicurargli una vita e un lavoro dignitosi, in condizioni di libertà, equità, sicurezza e dignità”. Come? Con un salario minimo orario stabilito per legge. Perfetto: è vero che per ora stiamo parlando di quote marginali del lavoro dipendente, ma è logico che domani questi senza patria saranno molti di più: scommettiamo, infatti, che, a seguito della nuova legge, un bel po’ di aziende molleranno i contratti che hanno oggi, e che gli costano molto, per scegliere quel salario minimo che sarà certamente inferiore al costo orario di un qualunque contratto firmato dai sindacati?

Sì, e dunque? E dunque diciamo noi e Di Maio, dopo aver consultato gli esperti del Bar Sport Centrale di Gurgitano di Sotto, ciò dimostra che si fa bene a introdurre tale proposta, perché servirà a coprire i guasti che la proposta stessa creerà. Ma come: approvate roba che farà danni, la legge servirà a coprire i danni che lei stessa combinerà, e intanto la gente avrà salari più bassi? Quisquilie, perché un referendum obbligherà tutti a pagare di più i dipendenti! Non ci credete, siete scettici? Allora siete amici di Renzi.

Ma vogliamo andar oltre. I voucher non andavano bene, il “libretto famiglia” neppure perché l’avevano inventato i renziani. Quindi che si fa? Semplice (e questa proposta arriva da veri esperti, i pensionati del Circolo Il Riposo, a Pirricchio): cambiamo con una riforma complessiva le norme che ci sono oggi e troviamo “un apposito strumento, chiaro e semplice, che non si presti ad abusi, attivabile per via telematica attraverso un’apposita piattaforma digitale, per la gestione dei rapporti di lavoro accessorio”. Proposta suggerita anche dagli attentissimi avventori del Club del Vino del Gianicolo di Roma. La risposta dunque è chiara e articolata, seria e completa: cambiamo quel che c’è oggi. Con cosa, vi chiedete? Se dite così, se vi chiedete perché nel programma del Governo che farà la Storia c’è solo una frasettina senza dettagli, è perché siete proprio sodali di Renzi, e forse anche, tiè che te lo meriti, amici di Berlusconi. Con voi non si può proprio ragionare.

Anche perché cosa avete da dire allora sulla proposta che per “tutelare la sicurezza occupazionale e sociale, è importante lo sviluppo e il rafforzamento di politiche attive che facilitino l’occupazione, la ricollocazione ed adeguate misure di sostegno al reddito e di protezione sociale”? Fregati: chiaro che davanti a questo programma, preciso, razionale e credibile, dovete tacere. Le politiche attive sono serie, mica delle barzellette: per esempio nel bar del paese ci siamo tutti attivati a cercare lavoro alla Cesira, e anche alla Lulù! Basta cercare che chi vuole il lavoro lo trova, e questo dimostra che le politiche attive funzionano.

Dite che le politiche attive non sono questo, che richiedono soldi, investimenti, idee, che si fanno facendo funzionare il Sistema, che prevedono programmazione e sguardo sul futuro? Va beh, lo dite perché oltre che sodali di Renzi e amici di Berlusconi siete anche dei fan di Craxi!

Comunque Di Maio ha autorizzato noi che faremo la Storia (e il vostro cronista torna a chiedersi, ma perché tutti devono rifare la Storia e mai uno che si propone di rifare la geografia? Stasera devo ricordarmi di parlarne agli amici, all’aperitivo al bar Centrale) a spiegare agli italiani il programma che segnerà la via verso il paradiso.

Ecco il programma prevede di favorire gli investimenti in imprese giovani, innovative e tecnologiche, di riorganizzare la formazione creando nuove figure professionali, sostenere le piccole e medie Imprese nei processi di cambiamento. E qui la penna cade, perché come si fa a criticare chi decide di non dare più soldi alle Imprese vecchie e obsolete, chi non vuol più creare figure non spendibili sul mercato? E guai a voi se dite che questa è roba che “anche Renzi e Berlusconi…”, che “è proprio generica e senza veri dettagli”, che “ma dove li prendono i soldi?”. Perché allora siete dei… Va beh, lasciamo stare.

Anzi, per dimenticare, “Pino, per favore, un giro di bianchino a tutti”. Offre il Governo coi soldi europei che gli darà Draghi.





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