LAVORO E POLITICA/ Le tre carte già pronte per il nuovo Governo
Il Governo Cottarelli avrà una durata piuttosto breve. In tema di lavoro può comunque trovare un consenso prendendo tre punti del contratto Lega-M5s, spiega GIANCAMILLO PALMERINI
Il Governo (mai nato) dell’avvocato Conte partiva da un accordo politico-programmatico abbastanza, seppur pieno di luci e ombre, chiaro. Non potremo, tuttavia, misurare la validità, e l’efficacia, delle scelte di Governo condivise tra i 5 stelle e la Lega (ex nord) per la nota, e traumatica, fine di quest’esperienza mai veramente iniziata. Il Presidente della Repubblica Mattarella ha così chiamato a formare un esecutivo elettorale-balneare il professore, e noto esperto dei conti pubblici, Cottarelli. La durata, quindi, certamente ridotta dell’esperienza non permetterà senz’altro la realizzazione, e la definizione, di un programma politico o di legislatura, ma potrà, presumibilmente, accompagnare il Paese alle prossime elezioni politiche di settembre.
Tra la tenuta, necessaria e dovuta, dei conti, l’approvazione del Def, la partecipazione a qualche “fondamentale” incontro europeo e qualche “meritata” giornata di vacanza, potrebbe esserci anche il tempo per qualche intervento mirato, e non divisivo, in materia di lavoro e occupazione. Viene da chiedersi se, forse, in questo quadro potrà essere salvato almeno una parte del lavoro programmatico svolto dal quasi Governo giallo-verde.
Nell’ormai noto contratto, probabilmente molto citato e poco letto, si parlava, ad esempio, della necessaria introduzione, anche nel nostro Paese, del salario minimo orario valido per tutte le categorie di lavoratori e settori produttivi. La retribuzione minima non sarebbe stata, insomma, più fissata dalla contrattazione collettiva.
La strana alleanza populista riteneva, inoltre, opportuno realizzare una riduzione strutturale del cuneo fiscale e mettere in campo una semplificazione, razionalizzazione e riduzione, anche attraverso la digitalizzazione, dei vari adempimenti burocratici connessi alla gestione amministrativa dei rapporti di lavoro che incidono pesantemente sul costo del lavoro in termini di tempo, efficienza e risorse dedicate.
Ci si proponeva poi, al fine di favorire lo sviluppo e il rafforzamento di vere politiche attive che facilitino l’occupazione, la ricollocazione e adeguate misure di sostegno al reddito e di protezione sociale a partire da una profonda, e necessaria, riforma e potenziamento dei, troppo spesso bistrattati, Centri per l’impiego.
Su questi tre temi potrebbe, quindi, intervenire, ad esempio, il governo “tecnico” che verrà provando a mettere in campo, anche per la natura stessa dell’esecutivo, proposte, e scelte, innovative sulle quali magari trovare convergenze, e condivisioni, oggi inimmaginabili.
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