EXPO 2015/ Gusto e qualità, la ricetta di Milano per dimenticare Shangai

- Roberto Pesenti

L’interesse sempre crescente dei buongustai del mondo per la gastronomia italiana può essere una delle carte vincenti che Milano può giocare per l'Expo del 2015. Gli umori di New York raccolti da ROBERTO PESENTI

L’interesse sempre crescente dei buongustai del mondo per la gastronomia italiana può essere una delle carte vincenti che Milano può giocare per l'Expo del 2015. Gli umori di New York raccolti da ROBERTO PESENTI

“All’Expo di Milano si cenerà bene come in questo ristorante?”. La domanda del newyorchese, una “buona forchetta”, arriva diretta e precisa al tavolo di uno dei ristoranti di “Eatitaly”, che a Capodanno serve risotto con i funghi alla milanese, in un grande locale  metà botteghe e metà cucine, la più recente meraviglia culinaria di New York  che registra un successo senza precedenti.

La scure della crisi economica mondiale ha, infatti, colpito tutti i consumi alimentari delle economie del mondo, ma il momento è d’oro per la filiera del gusto gastronomico di Milano, della Lombardia e dell’Italia, che ora hanno a disposizione  la potente  leva di Expo 2015, dedicato a  “Nutrire il pianeta – Energia per la vita”.

L’interesse sempre crescente dei buongustai  per la gastronomia italiana è rivelato da  segnali che vengono da fonti geografiche diverse, ma la più visibile è stampata sulla rivista “New Yorker”, nella consueta edizione di fine d’anno riservata ai risultati dell’inchiesta “Cinquanta ragioni per amare New York”.

Nel 2010 una ragione in più per amare la Grande Mela riguarda proprio la presenza di “Eatitaly” che apre i battenti da agosto dell’anno scorso al numero 200 della Quinta Strada, newyorchese, nel punto dove si incrocia con la Broadway. Qui c’è un edificio di fine ottocento alto qundici piani  che, al piano terra, ospita  sei ristoranti tipici di cucina  italiana regionale, un mercato alimentare di specialità del Bel Paese più una birreria e vineria sul tetto.

Il cibo italiano ha sempre avuto gran successo a New York, ma con “Eatitaly”, una replica del supermercato – ristorante fondato nel 2007 a Torino da Oscar Farinetti, il fenomeno è entrato in una nuova fase di domanda di qualità. Sam Sifton, critico gastronomico del “New York Times" ha definito  “Eatitaly” “un atto d’amore all’Italia di chi vende cibo italiano” e la collega Shivani Vora, il 17 dicembre,  ha dedicato alle attrattive  turistiche lombarde  un lungo articolo sul quotidiano newyorchese per invitare, tra l’altro, chi visita Milano a “non trascurare di fare un salto a Bergamo per assaggiare i casoncelli”.

Chi conosce bene gli Stati Uniti può testimoniare che mai si sono registrate lodi così convinte e code così lunghe come a “Eatitaly” (i ristoranti non accettano prenotazioni) per gustare  pasta al pesto genovese di livello, oppure un’autentica bistecca alla fiorentina e poi acquistare un prodotto  della salumeria, formaggeria  e pasticceria nazionale e ancora sughi e condimenti non solo doc, di origine controllata ma ormai anche igp, cioè a indicazione geografica protetta.

Le buone  notizie raccolte a  New York  (informazioni analoghe  arrivano dai cinque ristoranti italiani aperti ad Abu Dhabi all’interno del nuovo Parco tematico della Ferrari oppure dal supermercato City supper di  Honk Kong  ed anche da Harrods di Londra) sono messaggi utili e importanti per Expo 2015 che si è impegnato ad attirare a Milano venti milioni di visitatori, facendo quadrare i conti anche con iniziative pubblicitarie.
 
La sensibilità planetaria per i prodotti e i marchi italiani della gastronomia locale è un potenziale ancora non sfruttato completamente per l’attrattività turistica dell’Italia anche secondo una recente indagine del Politecnico di Milano e  dell’Istituto  Makno condotta durante l’Expo di Shanghai 2010 tra  ricercatori dello Shanghai Institute of Technology e dell’Antai College of Economist della Jiao Tong University.

Gli intervistati, esponenti di quella classe media cinese emergente pronta a scoprire il mondo, apprezzano molto il cibo italiano, ma credono che la pizza, come la pasta, sia un marchio e non un prodotto del nostro Paese e spesso non sanno dove  collocarli  geograficamente  perché manca un’integrazione  del marketing e della comunicazione internazionale in questo settore fra Governo e Regioni, tra Province e Città.

Beniamino Quintieri, Commissario del Governo italiano per l’Expo di Shangai ha segnalato a IlSussidiario.net  la necessità di valorizzare  in modo sistematico e integrato  tutte le risorse  dell’Italia per attirare i visitatori stranieri interessati all’Expo 2015 di Milano: ”Dobbiamo ingolosire chi, magari per la prima volta, deciderà di venire in Italia. Con un’organizzazione logistica adeguata l’offerta può essere davvero imbattibile”.

I golosi di tutto il mondo pensano già al grande evento, in programma tra quattro anni a  Milano e cominciano a fare domande  precise su cosa troveranno quando si siederanno a tavola nell’area di Rho-Pero. Expo 2015 ha davanti a sé  a una grande occasione competitiva che può essere determinante per il suo successo.





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