ANALISI/ Il testo di “Quando non parlo” e “È colpa mia” di Maria Nazionale: al Festival di Sanremo l’italiano si mischia al dialetto napoletano

- Ilenia Provenzi

Sul palco Maria Nazionale ha scelto di portare due canzoni legate al romanticismo e alle sue radici, scritte da Enzo Gragnaniello e Peppe Servillo. L'amore è il filo conduttore che le lega

maria-nazionale Maria Nazionale

Dopo il duetto di due anni fa con Nino d’Angelo, torna sul palco di Sanremo Maria Nazionale, nota anche per avere fatto parte del film Gomorra. I suoi brani sono stati scritti da Enzo Gragnaniello e Peppe Servillo, che hanno firmato un testo in italiano (il primo) e uno in dialetto (il secondo). Una canzone romantica e una legata alla tradizione regionale. Giusto, fanno parte del pacchetto di San Remo, come i cioccolatini di San Valentino. Quando non parlo è una lirica d’amore, suggestiva nel suo classicismo. Un inno alla musica, alla poesia e ai sentimenti, che s’immagina giocata su una base melodica, che punta sulle emozioni. E il testo mi piace. Primo, perché invita a tacere e ad ascoltare “la presenza delle note”. Il silenzio lascia spazio alla musica, che porta con sé una scia di termini meravigliosi: armonia, bellezza, poesia. Anzi, con una licenza poetica troviamo l’inedita espressione “tempesta di armonia”, che fa venire in mente un temporale silenzioso, una cascata di note musicali che si rovesciano sullo spettatore sanremese. Tutti abbiamo bisogno di poesia, quanto è vero! E “quando non sento, tocco il vento e la sua musica non mente”, a differenza del mondo che “galleggia nella bugia”. Come non sottoscrivere quest’ultima frase, in un periodo pieno di tante parole – appunto – dette al vento? Ironicamente, “bugia” e “poesia” rimano tra loro, due nemici che combattono sulle note della canzone. Preparatevi poi a essere trasportati nella languida atmosfera della notte stellata, con la luna, la stanza immersa nel silenzio, una donna innamorata… ed eccolo! Poteva forse mancare? Il binomio più classico del mondo, “cuore/amore”, che compare assieme al cielo e al mare. La rima più usata nella musica e nella poesia, perché in fondo gli esseri umani sono creature romantiche. Anche se a volte non sembra. Chiudiamo in modo filosofico: “Niente va perso nell’incredibile universo“, nulla si crea, nulla si distrugge, ma detto con le parole di un cantautore. Sono curiosa di sentire la musica, che ipotizzo lenta, dolce, con delle note alte nei punti di maggiore emozione. Ma chissà, forse mi sbaglio: ascoltare un brano di cui si conoscono solo le parole, è sempre una sorpresa. Con l’altro testo sto ancora litigando. Non amo le canzoni in dialetto. Peggio ancora, non mastico nessun dialetto, perciò non sono certa di avere compreso il significato di È colpa mia. Anche qui abbiamo una donna innamorata, ma stavolta non sembra una storia felice. Se la ricostruzione è esatta, si narra di un amore sbagliato, condito con senso di colpa, tempo che fugge, mancanza di fiducia. 

Lo confesso, non so ripetere quale sia la colpa, perciò ho deciso di pensare a questa canzone come a un puzzle di cui non riesco a ricostruire il disegno completo. Ma una scena l’ho messa a fuoco: un cortile, una donna che chiama e qualcuno che si affaccia alla finestra. Vi ricorda niente? “Affacciati alla finestra, amore mio.” Qui, però, manca il lieto fine, perché la povera innamorata che s’incolpa viene malamente cacciata dalla persona che compare alla finestra. E, a questo punto, “sei sicura che è stato un amore sbagliato”.





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