MANOVRA/ Formigoni: quella di Tremonti è incostituzionale, ecco la mia contro-manovra

- int. Roberto Formigoni

I tagli alle Regioni della manovra economica di Tremonti hanno suscitato aspre polemiche. Le più dure vengono dal Governatore della Lombardia ROBERTO FORMIGONI che in questa intervista spiega le sue ragioni.  VAI AL SONDAGGIO:  "Cosa pensi della manovra di Tremonti?"

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Da alcune settimane Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia, sta facendo sentire la sua voce, criticando la manovra del ministro Tremonti. I tagli alle regioni per dieci miliardi di euro – fa sapere il governatore lombardo – non sono sostenibili, sono iniqui e contro il federalismo. Una posizione condivisa da tutti i governatori che, con il documento di ieri firmato all’unanimità alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, hanno inviato al Governo un segnale forte e chiaro affinché riveda le proprie posizioni.

«Le mie sono le proposte dell’uomo di buon senso – dice il Presidente della Lombardia a IlSussidiario.net -. La manovra è doverosa perché stiamo attraversando un periodo che impone sacrifici, ma è bene che questi siano ripartiti tra tutti. Come farebbe un padre di famiglia con i propri figli».

Il Ministero dell’Economia non si sta comportando come un buon padre di famiglia?

Il Ministero sta mettendo un carico da novanta sulle spalle del figlio regione e sta chiedendo di tirare la cinghia a province e comuni. Non chiede però nessun impegno ai ministeri. Non mi sembra la strada giusta.

Quali sono le sue proposte correttive?

La mia proposta è semplice e concreta: con un taglio del 3,43% dal bilancio di ciascuno (ministeri, regioni, province e comuni) raggiungeremmo la somma di 25 miliardi di euro in modo più equo e giusto.

Nessuna differenza perciò tra regioni virtuose non virtuose? Soltanto una redistribuzione degli sforzi?

 

Quello è il passaggio successivo e sacrosanto. È un capitolo che ho aperto io e che ritengo fondamentale. Adesso però stiamo ragionando come comparto regioni. Nel documento, comunque, abbiamo voluto mettere nero su bianco la necessità di distinguere tra comportamenti virtuosi e viziosi. Aggiungo: bisogna valorizzare i cammini di virtuosità che stanno iniziando, nonostante i vizi pregressi.

 

 

Cosa intende?

 

Bisogna tenere conto del fatto che le nuove amministrazioni sono state elette e hanno potuto mettersi al lavoro da pochissimo tempo. Chi eredita un vizio pregresso spaventoso e inizia un lavoro di risanamento deve essere aiutato. Ed è quello che sta accadendo ad esempio nella Regione Lazio.

 

 

Le regioni virtuose, come sottolineava Luca Ricolfi, rischiano però di risentire maggiormente di questi tagli. È come se le formiche pagassero alla fine molto più delle cicale…

 

Ricolfi ha ragione. Chi come, la Lombardia, ha ridotto all’osso gli sprechi, davanti a tagli orizzontali verrebbe penalizzato. Non è equo un taglio del 50% sulle auto blu che colpisca allo stesso modo chi in questi anni le ha ridotte del 90% e chi non ha fatto nulla in questo senso. È un aspetto su cui riflettere soprattutto se parliamo di Sanità e di servizi ai cittadini.

 

 

Lei ieri ha aggiunto un ulteriore motivo di critica, parlando addirittura di “manovra incostituzionale”. Che scenari si aprono a questo punto?

 

E’ una critica giusta che vale per un passaggio importante, ma rimane pur sempre un passaggio. Per la precisione quello in cui il governo impone dei tagli per alcune funzioni che il governo stesso ci ha trasferito. Un esempio: il trasporto pubblico locale viene esercitato su incarico del governo. Ci viene lasciata la funzione, ma viene imposto un taglio. È la Corte Costituzionale a definire come incostituzionale questo atteggiamento.

 

 

Se la manovra dovesse rimanere quella che viene presentata quali conseguenze ci sarebbero? La Regione Lombardia sarebbe costretta a tagliare servizi?

 

 

Preferisco evitare simulazioni, perché non siamo ancora a questo punto. Siamo all’inizio di un percorso di confronto con il governo. Detto questo è chiaro che se il taglio sui trasporti pubblici sarà di un terzo vorrà dire che un treno pendolare su tre verrà soppresso, così come per gli autobus. Ma ripeto, non siamo ancora arrivati a questo punto.

 

 

Il federalismo sembra però messo in discussione?

 

Lo scriviamo a chiare lettere nel documento. Tutti, compresi i leghisti, siamo preoccupati perché questa manovra mette in serio pericolo il federalismo fiscale. Noi lo vogliamo, siamo federalisti, e invitiamo il governo a rispettare la Legge 42 che istituisce il federalismo fiscale, essenziale al Paese.

 

 

Su questo punto come si spiega il silenzio della Lega nella critica alla manovra. Lo stesso Presidente Cota, dopo aver firmato il documento, ha provato un timido passo indietro…

 

Guardi, più che le parole valgono le firme. Il documento è stato rivisto parola per parola e sottoscritto da tutti. Le dichiarazioni poi possono anche variare.

 

 

Sul tema delle province è ancora in corso un dibattito sulla loro possibile soppressione. Come la pensa in proposito?

 

Secondo me è assurdo stabilire un limite quantitativo sotto cui tagliare. Puniamo invece chi non rispetta il patto di stabilità. Questo però deve valore per tutti, anche per lo Stato. I ministeri stessi devono rispettare il patto di stabilità, cosa che oggi non avviene.

 

 

Alla luce delle problematiche che ha descritto rimane fiducioso riguardo alla trattativa con il Governo?

 

Assolutamente sì. Ne discuteremo come abbiamo sempre fatto. Non è la prima volta, pensiamo ad esempio alla contrattazione durissima sugli agli ammortizzatori sociali e al risultato straordinario che ne è scaturito. La manovra è doverosa, ma così non va bene. Lo stesso Presidente del Consiglio lo ha detto, i totali vanno salvaguardati, ma sulle modalità si può discutere.

(Carlo Melato)
 







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