GOVERNO/ Giarda: in qualsiasi azienda il ko del rendiconto porta alle dimissioni

- La Redazione

Per DINO PIERO GIARDA, “se una società quotata in Borsa non riesce ad approvare il rendiconto di bilancio, è inevitabile che gli amministratori siano obbligati a dimettersi”

berlusconi-bocciato-r400 Foto Ansa

“Se una società quotata in Borsa non riesce ad approvare il rendiconto di bilancio, è inevitabile che gli amministratori siano obbligati a dimettersi”. Dino Piero Giarda, responsabile del laboratorio di Analisi Monetaria dell’Università Cattolica ed ex sottosegretario dal 1995 al 2001, commenta così la bocciatura del rendiconto 2010 da parte della Camera dei Deputati. Una votazione che, per il presidente di Montecitorio, Gianfranco Fini, implica che “non è possibile passare all’esame del ddl di assestamento di bilancio in quanto il rendiconto rappresenta un presupposto per questo provvedimento”.

Come aggiunto dal leader Fli, “c’è una logica connessione tra i due documenti. Quanto alla prassi, il rendiconto è stato generalmente approvato prima dell’assestamento; gli unici due precedenti contrari risalgono al 1983 alla Camera e al 1991 al Senato; da allora i testi sono stati sempre esaminati congiuntamente, rappresentando il rendiconto presupposto dell’assestamento”. Una posizione condivisa dal professor Giarda che, contattato da Ilsussidiario.net, spiega come “il rendiconto 2010 fissa saldi e riporti di residui che dovrebbero essere poi inseriti nel bilancio di assestamento per il 2011. Di conseguenza se il rendiconto 2010 non c’è, il bilancio di assestamento 2011 non può essere formulato. La mancata approvazione del rendiconto 2010 diventa un elemento ostativo all’approvazione dell’altro documento. I numeri che dovrebbero essere indicati come residui attivi e passivi che il 2010 ha lasciato in eredità al 2011 non hanno infatti la certificazione dell’essere stati approvati dal Parlamento. Si possono quindi rettificare i residui attivi e passivi, ma non sono i numeri che normalmente sono introdotti nell’assestamento e che risultano dal rendiconto dell’anno precedente”.

Dal punto di vista strettamente finanziario, la mancata approvazione di un rendiconto è quindi un fatto grave. Come rimarca infatti Giarda, “la Costituzione prevede che il rendiconto consuntivo sia approvato dal Parlamento. Ormai il 2010 è finito e la sua influenza sul 2011 è limitata all’eredità de i residui attivi e passivi. Cioè le somme che lo Stato deve rispettivamente incassare e pagare”.

E aggiunge Giarda: “Quelle che entrano nel bilancio 2011 dello Stato devono essere necessariamente le cifre definitive. Indicando infatti ancora delle cifre provvisorie, ci saranno complicazioni nella gestione delle entrate e delle spese nel bilancio 2011”. Questo non esclude la possibilità di ricorrere a degli “escamotage”, anche a rischio di minare la credibilità del Paese. Come ricorda l’ex sottosegretario, “con la legge di assestamento il ministro dell’Economia può sempre rettificare le voci del bilancio, purché non ci siano effetti sui saldi”. E conclude Giarda: “Il rendiconto dello Stato è un documento che in genere passa nell’indifferenza di entrambe le parti, perché è relativo all’anno precedente che in questa fase è ormai già molto lontano. Nella bocciatura alla Camera non vedo quindi delle ragioni particolari, se non che la maggioranza non è in grado di difendere neppure i provvedimenti meno importanti. Ed è quindi giusto che l’opposizione voti contro un documento che è espressione della politica portata avanti da un altro governo”.

 

(Pietro Vernizzi)





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