COSTI POLITICA/ Ecco perché il taglio di 1.300 euro degli stipendi dei deputati è “finto”

- La Redazione

Gli stipendi dei deputati subiranno un taglio di 1300 euro lordi. Lo ha deciso ieri l’ufficio di presidenza della Camera attraverso un provvedimento che sarà immediatamente  esecutivo

camera_R375 Foto Imagoeconomica

Gli stipendi dei deputati subiranno un taglio di 1300 euro lordi, circa 700 euro netti. Lo ha deciso ieri l’ufficio di presidenza della Camera attraverso un provvedimento che sarà immediatamente  esecutivo, che stabilisce anche un ulteriore taglio del 10% dell’indennità di ruolo per tutti i deputati che coprono un ruolo istituzionale, come il presidente della Camera, i vicepresidenti, i questori e i presidenti delle Commissioni parlamentari. E’ stato poi deciso che potrà essere rimborsato in modo forfettario solo il 50% dei contributi versati dal Parlamento per gli assistenti parlamentari, mentre l’altra metà dovrà essere giustificata. Però, andando a vedere nel dettaglio, non si tratta di un vero e proprio taglio ma più che altro di un non-aumento ulteriore: infatti, passando dal sistema retributivo a quello contributivo, gli onorevoli si sarebbero trovati in busta paga quei 1300 euro lordi in più al mese ma, visto il periodo di crisi, tagli e manovre, è stato deciso di spostare questi aumenti in un fondo creato ad hoc, il cui utilizzo verrà deciso in futuro da ulteriori provvedimenti.  Il vicepresidente della Camera Rocco Buttiglione ha spiegato che «nel momento in cui si chiedono sacrifici al Paese, chi ha posizioni apicali, se vuole essere credibile, deve essere il primo a farli», ma le polemiche non mancano da parte di chi, in un momento di così grande difficoltà per il Paese, si aspettava misure più drastiche e significative. La deputata Idv Silvana Mura ha commentato attraverso una nota la riforma approvata, spiegando che in realtà «non risolve il problema del costo economico che la Camera dovrà sostenere per le pensioni dei deputati», visto che «due terzi della contribuzione è ora a suo carico per un totale di circa 2400 euro al mese a deputato. Poi c’è il fatto – spiega ancora Mura – che si applica in concreto solo ai deputati che verranno eletti nella prossima legislatura, lasciando completamente invariata la situazione dei tanti che sono cessati dal mandato e dunque percepiranno il vitalizio con il vecchio sistema».

«Nelle diverse occasioni in cui abbiamo posto questo problema – conclude la deputata Idv – ci è sempre stata opposta la questione dei diritti quesiti ed il rischio dei ricorsi, ma il fatto che già una ventina di ricorsi sono stati presentati anche nei confronti dell’attuale riforma è la dimostrazione che si poteva e doveva osare di più». Secondo il deputato Pdl, Guido Crosetto, l’ ufficio di presidenza della Camera «ha preso una decisione seria. Sarebbe altrettanto serio che presidente, vicepresidente, questori e segretari della Camera si mettessero anche loro per primi al livello di tutti gli altri parlamentari rinunciando a privilegi assurdi non solo per il paese, ma per tutti gli altri componenti dell’Assemblea».





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