SCENARIO/ Calderoli: il governissimo? Si può fare, ma senza Monti e Grillo

- int. Roberto Calderoli

Secondo Roberto Maroni, l'unica strada possibile per uscire dall'impasse post elettorale è un governo di grande coalizione che duri 5 anni. Commentiamo la sue parole con ROBERTO CALDEROLI

calderoli_3_r439 Roberto Calderoli (Infophoto)

L’unica strada possibile per uscire dall’impasse post elettorale è un governo di grande coalizione che duri 5 anni. A dirlo è il governatore lombardo e segretario federale della Lega Nord Roberto Maroni, convinto che “la risposta vera al grillismo, cioè al chi vuole sfasciare, sia il buon governo”. Sperando che si possa evitare di tornare alle urne nel giro di pochi mesi (“se Bersani vuole tornare al voto e fare andare Grillo al 60%, faccia pure”), il leader di via Bellerio propone un ampio governo politico che “affronti la crisi economica e faccia quelle riforme costituzionali che da troppo tempo sono attese”. Nonostante la proposta avanzata, però, la Lega si chiama fuori e mantiene come unico obiettivo quello della macroregione: “Non tocca a noi – ha detto Maroni – in Parlamento siamo un piccolo gruppo. La responsabilità sta ai capi delle coalizioni che sono Bersani, Berlusconi e Grillo. Noi guardiamo con attenzione a quello che succede, ma ci occupiamo del governo del Nord”. Come spiega a IlSussidiario.net il senatore Roberto Calderoli, i diversi passaggi che portano alla realizzazione della macroregione “non dipendono solo da leggi regionali, ma anche nazionali. E’ quindi ovvio che c’è bisogno di un governo e di una maggioranza con cui interloquire”.

Come immagina il governo di grande coalizione proposto da Maroni?

Non credo sia possibile immaginare un governo composto da Pd, Pdl e Grillo. L’unica ipotesi è quella di vedere uniti Pd e Pdl, ma francamente lascerei Monti e il Movimento 5 Stelle fuori.

Come mai?

L’unico motivo che potrebbe spingere alla creazione di un governo del genere è la realizzazione di quelle riforme di cui tutti hanno parlato in campagna elettorale e che in gran parte erano contenute nella riforma respinta dal referendum nel 2005 e approvata dal Parlamento nel 2006. Un governo di larghe intese è quindi concepibile solo se si conferisce un significato costituente alla legislatura.

Quali crede siano le intenzioni del Movimento 5 Stelle?

Non credo proprio che Grillo abbia intenzione di andare al governo. Tutti parlano di Grillo e del suo Movimento, ma stanno facendo i conti senza l’oste. Grillo dice di puntare ad avere il 100% dei consensi del Paese: è chiaro che ragiona senza rendersi conto del fatto che affermazioni del genere sono contemplabili solo in una concezione della politica finalizzata esclusivamente al ritorno elettorale. In tal caso, sarebbe sufficiente ideare programmi e promesse volutamente irrealizzabili. Lo stesso vale per Bersani.

Cosa pensa degli otto punti?

Non credo sia un bel modo di partire per un candidato premier che dovrebbe rimettere a posto i conti dell’Italia. Quello di Bersani non è un programma di governo, ma semplicemente il proseguo della campagna elettorale. Si rivolge ai suoi elettori e a quelli di Grillo, ma con un programma del genere, a mio giudizio costosissimo, non va davvero da nessuna parte.

Tra le riforme da attuare c’è senza dubbio quella elettorale: crede sia possibile abbandonare il Porcellum?

Credo di aver avanzato, solo negli ultimi mesi, almeno 25 proposte diverse di legge elettorale proprio per uscire da questa impasse. Se però tutti continuano a mantenere lo stesso atteggiamento, legato solo ai propri interessi, non credo si possa arrivare a una riforma. Il Pd, per esempio, ha riproposto per l’ennesima volta il doppio turno, la legge ideale per far fuori Grillo.

 

A cui il Pdl si è già detto contrario…

Esatto, quindi mi chiedo: con un Pdl che è già contrario e un Grillo che non potrebbe mai accettarlo, come sarà possibile giungere a una riforma elettorale? Probabilmente solo avendo il coraggio di attuare una riforma costituente si potrebbero fissare quei paletti che renderebbero praticamente obbligatoria l’attuazione di una riforma.

 

Come giudica invece l’ipotesi di un ritorno al voto?

La condotta che sta tenendo Bersani potrebbe effettivamente far avverare questa ipotesi. Con l’attuale sistema, però, fatta eccezione per qualche piccolo spostamento, la situazione non cambierebbe di una virgola e ci ritroveremmo a perdere diversi mesi senza aver ottenuto nulla. Nonostante questo, però, purtroppo tale ipotesi appare piuttosto probabile.

 

(Claudio Perlini)





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