PONTIDA/ Video, tensione al raduno leghista. Maroni: non siamo divisi

- La Redazione

Tra qualche spintone e insulto di troppo, si è concluso lo storico raduno leghista di Pontida in programma questa domenica. la cronaca dell'evento e i vari interventi dal palco.

leganordpontidaR439 Lega Nord, elezioni Milano

Tra qualche spintone e insulto di troppo, si è concluso lo storico raduno leghista di Pontida in programma questa domenica. Le tensioni sono cominciate dopo che alcuni militanti leghisti hanno esposto un manifesto raffigurante il segretario Roberto Maroni come Pinocchio, per poi proseguire con altri che hanno rivolto una buona dose di fischi al sindaco di Verona, Flavio Tosi, per la durata del suo intervento: “Fuori, fuori”, gli hanno urlato. Una volta ristabilita la calma, ecco salire sul palco Roberto Maroni: “Siamo qui in tanti, abbiamo smentito i gufi che volevano la Lega finita e divisa: andate a quel paese, giornalisti di regime!”. Esordisce così il segretario della Lega e governatore lombardo, che poi aggiunge: “Siamo qui per testimoniare la nostra unità, il nostro grande progetto di macroregione” e per “realizzare il nostro grande sogno, la Padania”. “Se serve faremo guerra a Roma e al governo”, ha annunciato il segretario leghista, ricordando che sul 75% delle tasse e il patto di stabilità la Lega per il momento tratterà, almeno “fino al 31 dicembre, altrimenti ci impegniamo a superare autonomamente i vincoli imposti da Roma”. Dal palco di Pontida Maroni risponde anche a Umberto Bossi, il quale poco prima aveva detto di non essere d’accordo con lui “quando dice che ce ne stiamo al nord e ce ne freghiamo di Roma: noi dobbiamo combattere su tutti i fronti, anche a Roma”. “È chiaro – ha risposto Maroni – che i nostri parlamentari a Roma agiranno insieme a noi al nord. Caro Umberto, devi andare giù a fare guerra al governo insieme a noi e ai nostri parlamentari”. Come detto, poco prima era stata la volta del presidente della Lega, Umberto Bossi: “Chi ha detto che tutto va bene è un leccaculo. Ma tutto è ancora rimediabile – ha esordito Bossi – Ogni anno la base dovrà dare un giudizio sui suoi eletti, perché non possiamo dipendere solo dal Consiglio Federale. Non ho fatto la Lega per romperla, la miglioreremo”. Il leader storico del Carroccio si è poi rivolto in particolare ai “fratelli veneti”, ai quali ha voluto dire “che ormai tutto è commissariato ed è arrivato il momento che si facciano i congressi”. “La Lega non si sta dividendo, come i lecchini del regime scrivono sui giornali”, ha continuato Bossi. “A me spiace che la base venga trattata un po’ male perché non ha strumenti per difendersi”. “C’è il rischio di litigare”, ha concluso Bossi proponendo che ogni anno i militanti possano valutare i loro dirigenti e “poterli mandare via se non vanno bene”, “ma non siamo ancora a quel livello, siamo in grado di modificare le cose”.







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