PARITARIE/ Vaccaro (Pd): il mio partito e Renzi possono superare il tabù

- int. Guglielmo Vaccaro

Per GUGLIELMO VACCARO (Pd) contro le paritarie ci sono resistenze storiche e battaglie ideologiche, ma è venuto il momento di parlarne perché su tante cose si stanno abbattendo dei tabù

alunni_paritarie_scuola_banchi_lezione Immagini di repertorio (Infophoto)

E’ attesa per oggi l’approvazione del decreto e del ddl delega nei quali dovrebbero trovare posto le misure della Buona Scuola di Renzi. Tra queste, potrebbe esserci anche una detrazione fiscale per quanti mandano i figli nelle scuole paritarie. “Dall’unità nazionale in poi, si è discriminato l’accesso alla scuola pubblica non statale da parte delle famiglie meno abbienti, si è trasformata una scuola a vocazione comunitaria in una scuola per ricchi e si sono costrette le famiglie che decidono di optare per una scuola non statale a una doppia imposizione, quella della tassazione generale e quella delle rette”. Lo ricorda una lettera aperta che 44 parlamentari della maggioranza hanno inviato al presidente del Consiglio Matteo Renzi proprio sul tema delle paritarie. Tra gli altri anche Guglielmo Vaccaro, deputato del Partito democratico.

Onorevole Vaccaro, perché ha firmato la lettera aperta in favore delle scuole paritarie?

Credo nel valore delle scuole paritarie e ritengo che il nostro appello sarà accolto favorevolmente dal governo, perché è equilibrato e utile a risolvere una serie di preoccupazioni delle autorità pubbliche.

Qual è la posizione di Renzi su questo tema?

Non lo so, anche perché Renzi è abbastanza imprevedibile.

Da che cosa dipende il fatto che in Italia la parità scolastica non sia ancora attuata?

Ci sono delle resistenze storiche, delle battaglie ideologiche. Siccome su tante cose stiamo abbattendo dei tabù, spero che finalmente si riesca a realizzare questa riforma importante.

L’articolo 33 della Costituzione dice che le scuole paritarie devono essere “senza oneri per lo Stato”. Come risponde a questa obiezione?

Il tema degli oneri non deve essere motivo di preoccupazione. Se si trasformano istruzione e assistenza in un diritto indisponibile, poi ciascuno è libero di avere erogazioni per le modalità di servizio che ritiene essere più vicine alla propria sensibilità.

Qual è in questo momento l’orientamento prevalente nel Pd sulla detrazione?

Sulla detrazione c’è una disponibilità di massima, e la segreteria Renzi favorirà questo approdo.

Perché in passato il Pd, e prima ancora Ds e Pds, hanno difeso posizioni stataliste?

Perché anche i partiti sono influenzati da equilibri e da rappresentanze che nel tempo cambiano. Adesso tutto è cambiato e quindi tutto è possibile.

Lei che cosa si aspetta dal consiglio dei ministri di oggi?

E’ un consiglio dei ministri che ha il compito di dare un aiuto al Paese, perché c’è un grande bisogno di riforme. Noi oggi parleremo di scuola in Parlamento con l’Intergruppo per la Sussidiarietà e speriamo che questa nostra proposta trovi un riscontro nell’azione del governo. Se i parlamentari producono un’iniziativa congiunta e trasversale senza limiti di appartenenza, il governo è pronto a recepire in modo immediato le sollecitazioni che vengono dalla rappresentanza popolare.

 

Perché secondo lei lo strumento giusto è la detrazione?

La detrazione riguarda la capacità di spesa, e quindi di partecipazione alla vita pubblica con le proprie imposte. In questo modo si possono rendere più liberi i flussi di risorse, soprattutto da parte di chi produce reddito, e quindi di chi concorre alla spesa pubblica. Non ci sarà un’erogazione da parte dello Stato all’ente selezionato, bensì è il contribuente che dispone della propria finanza, chiedendo poi allo Stato di agevolare una scelta di libertà con la detrazione.

 

Che cosa ne pensa della sanatoria dei precari della scuola?

Precario è una brutta parola italiana che va eliminata da tutti i settori e da tutte le condizioni di vita. C’è una vita precaria, un lavoro precario, una famiglia precaria, un futuro precario. Tutto ciò che non ci porta alla precarietà ma è una condizione che ci conduce alla stabilità secondo me fa bene al Paese.

 

Non c’è il rischio di usare la scuola ancora una volta come un modo per gonfiare i dipendenti pubblici?

E’ una questione che affonda le radici negli anni passati. C’è un numero molto elevato di persone che hanno coltivato il desiderio di un inserimento in una struttura formativa per dedicarsi al servizio dell’insegnamento. Bisogna essere molto cauti nell’applicare logiche di ordine economico o razionale. Porto molto rispetto nei confronti di chi ha vissuto questa condizione di disagio, e se c’è un’esigenza di reclutamento dei quadri è utile partire da chi ha già dato e rischiato in proprio. Non è una condizione che va ripetuta, ma i conti del passato si pagano e in ogni famiglia quando si raccolgono le eredità si fa anche una presa d’atto di quelli che sono i vincoli di chi ci ha preceduto.

 

(Pietro Vernizzi)





© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie

Ultime notizie