REFERENDUM/ Calderoli: la strada migliore (anche per Renzi) è la costituente

- int. Roberto Calderoli

"La Lega di Matteo Salvini non è né di destra né lepenista, anzi su alcuni temi ci sentiamo di estrema sinistra. Centrodestra e centrosinistra oggi non esistono più". ROBERTO CALDEROLI

senato_voto_fiducia1R439 LaPresse

“La Lega Nord di Matteo Salvini non è né di destra né lepenista, anzi su alcuni temi ci sentiamo di estrema sinistra. Centrodestra e centrosinistra oggi non esistono più, l’unica aggregazione possibile parte dalle risposte ai programmi e ai progetti”. Lo rimarca Roberto Calderoli, senatore della Lega Nord, vicepresidente di Palazzo Madama, ex ministro per le Riforme istituzionali dal 2004 al 2006 e per la Semplificazione normativa dal 2008 al 2011. Per Calderoli, “nella Lega Nord non esiste nessuna divisione tra Matteo Salvini da un lato e Roberto Maroni e Luca Zaia dall’altra, semplicemente hanno ruoli diversi”. E per modificare la Costituzione il senatore Calderoli propone la creazione di un’Assemblea costituente come nel 1946.

Partiamo dalla crisi di M5s a Roma. Lei che cosa ne pensa?

E’ la naturale conseguenza del fatto che i Cinque Stelle hanno raccolto il voto di protesta dei cittadini che magari a ragione dicono: “Mandiamoli a casa tutti”. Il giorno dopo però che cosa si fa? Non conosco la composizione della giunta Raggi, ma le proposte fatte dai Cinque Stelle a livello nazionale sono degne di un marziano che è cascato sulla terra e che ci vuole fare diventare tutti verdi. I principi possono essere anche giusti, ma poi nei fatti i grillini non riescono a tradurli nella realtà.

Perché la Lega si è opposta alla nomina di Vasco Errani come commissario al terremoto, proponendo al suo posto Francesco Paolo Tronca?

Io personalmente non ho condannato la scelta di Errani. L’ho conosciuto quando era presidente della conferenza delle Regioni e io ero ministro, e su temi come il federalismo fiscale e demaniale è stato un interlocutore serio. La gestione del terremoto in Emilia ha avuto delle pecche, ma le ha avute dappertutto. D’altra parte il prefetto Tronca ha dato prova sul campo di saper gestire prove difficili come l’Expo di Milano e il commissariamento di Roma.

Il terremoto ha aiutato Matteo Renzi a non parlare degli altri temi scottanti all’ordine del giorno, come la crisi economica?

E’ brutto doverlo dire perché ci sono di mezzo tante vittime e tanta sofferenza. Che però il terremoto sia diventata un’arma di distrazione di massa mi sembra evidente. Ho letto lo stesso appello di Renzi all’unità nazionale e alla convergenza con le opposizioni non tanto come un modo per risolvere i problemi immediati, quanto piuttosto in una logica di convenienza politica rispetto al referendum costituzionale.

Come valuta invece il modo in cui si sta muovendo il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, sull’emergenza migranti?

Il suo è il movimento del gambero, cioè continua a fare dei passi indietro. Come ha rivelato la stampa maltese, noi italiani andiamo a prenderci i migranti a 10-12 miglia dalla costa libica. E anziché riportarli da dove sono partiti ce li portiamo in Sicilia. Stiamo veramente rasentando la follia, e negli ultimi due-tre giorni abbiamo contato 13mila arrivi.

Veniamo alla Lega. Lei condivide la svolta lepenista di Matteo Salvini?

Tanto nei programmi della Lega Nord quanto in quelli del Front National c’è una giusta avversione all’Europa, ma noi con il lepenismo non abbiamo nulla a che spartire.

Quella di Salvini è più una Lega di lotta o di governo?

Noi siamo una Lega di governo nei Comuni e nelle Regioni, e ovviamente siamo all’opposizione a livello nazionale. Quello che proponiamo è un modello alternativo anche a livello nazionale, sulla base dell’esempio della buona amministrazione nelle tre Regioni e in tutti i Comuni che guidiamo. Vogliamo dare credibilità a un progetto che proponiamo anche a livello nazionale.

 

Secondo alcuni osservatori presto si arriverà a una resa dei conti tra Salvini da un lato e Maroni e Zaia dall’altra. Lei con chi sta?

Non sto con nessuno, perché queste sono invenzioni giornalistiche: nella realtà non c’è nessuna divisione. Maroni e Zaia fanno i governatori in una logica di coalizione di centrodestra, mentre Salvini fa il segretario di un partito. Si tratta di ruoli completamente diversi, e quindi ciascuno faccia il suo mestiere.

 

Non trova che la Lega di Salvini sia troppo spostata a destra per governare?

Mi rifiuto di pensare che ancora oggi possano esistere collocamenti politici di destra e di sinistra, che appartengono a un periodo storico e politico ormai concluso. Io non mi sento di destra. O meglio posso essere di destra su migranti e sicurezza e di estrema sinistra rispetto al mondo del sociale. Si va al governo o meno sulla base delle risposte ai programmi e ai progetti, non delle collocazioni.

 

Resta il fatto che non si può governare da soli…

Lei sta contraddicendo quello che dice la legge elettorale, dove si parla di lista e non di coalizione.

 

Quindi la Lega pensa di poter governare da sola?

Sarà la legge elettorale a dire come ci si dovrà presentare. Allo stato attuale c’è la previsione di una lista unica, e non di liste o coalizioni. Penso che possano anche cambiare le condizioni perché il 4 ottobre l’Italicum sarà sottoposto all’esame della Corte costituzionale. Se la decisione sarà analoga a quella presa rispetto alla precedente legge elettorale, sarà dichiarata incostituzionale.

 

Se al referendum vincono i No, quanto tempo dovremo aspettare per avere una riforma della Costituzione?

La strada per modificarla è quella dell’Assemblea costituente. Per convocarla basta una leggina costituzionale di pochi articoli che si può approvare in sei mesi. Attraverso un’elezione proporzionale, va istituita un’Assemblea di 100 membri che entro due anni deve portare all’approvazione di una nuova Costituzione, fatti salvi i principi fondamentali che ovviamente nessuno ha intenzione di toccare.

 

(Pietro Vernizzi)





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