Flat Tax al 23%/ Berlusconi, “non varata in deficit e farà crescere il Pil”: a rischio ‘patto’ con Renzi?

- Niccolò Magnani

Flat Tax al 23%: la proposta "rivoluzionaria" difesa da Berlusconi, “non verrà varata in deficit, farà crescere il Pil. Seguiamo la Ue”. A rischio però il "patto" post-Elezioni con Renzi?

silvio_berlusconi_zoom6_lapresse_2016 Elezioni 2018, Silvio Berlusconi (Foto: LaPresse)

Se la Flat Tax entra addirittura nell’opening di un programma di culto e successo come il late show di Sky “EPCC” (E Poi C’è Cattelan) significa che ormai ha infranto la barriera del tecnicismo, entrando di diritto nel dizionario delle prossime elezioni 2018. Ma, in sintesi, capire cosa si intenda per la tassa proposta al 23% da Silvio Berlusconi come vera “rivoluzione fiscale” per il possibile governo di centrodestra, è ancora un po’ complesso. L’ex Cavaliere ci sta provando e in ogni singola intervista di campagna elettorale batte sempre sullo stesso chiodo: una tassa piatta, ovvero con un’aliquota che viene applicata con l’imposta sui redditi per una migliore semplificazione. Con la Flat Tax (al 23% secondo Berlusconi-Salvini-Meloni) si profila un iter burocratico semplificato per pagare le tasse: un sistema “proporzionale” con aliquota fissa che, come riporta Il Sole 24 ore, porta a queste conseguenze positive.

«L’introduzione di un sistema ad aliquota unica viene solitamente associato alla riduzione della pressione fiscale. E se la pressione fiscale viene ridotta partendo da livelli alti, secondo i sostenitori di questo sistema il gettito per lo stato potrebbe addirittura aumentare. Aumenterebbe perché diverrebbe sconveniente non pagare le tasse, qualora venisse associato a un sistema sanzionatorio adeguato allo scopo». Berlusconi la difende a spada tratta (Salvini già un po’ meno), mentre Pd e M5s attaccano su tutta la linea per sconfessare la proposta di Forza Italia: intanto questa mattina a Radio24 Silvio ci riprova a convincere l’elettorato, «Noi siamo assolutamente intenzionati a mantenere gli impegni assunti dall’Italia con l’Europa, io immagino e spero che riusciremo a mantenerlo” l’impegno di azzerare il deficit entro il 2020. La flat tax al 23% non verrà varata in deficit, e che comunque essa farà crescere il Pil grazie anche all’emersione del sommerso».

A RISCHIO “PATTO” CON RENZI?

Insomma, rischia seriamente la Flat Tax di diventare il simbolo, ironico o meno, di questa campagna elettorale: vedendo però la reazione di Pier Carlo Padoan ieri dopo che Berlusconi aveva presentato all’intera Ue la sua proposta di “rivoluzione fiscale”, ci sorge un dubbio. «Proposta da bacchetta magica e da fatina blu: dichiarino le coperture, se ci riescono»: con questo giudizio durissimo, il ministro alleato di Renzi pone la questione importante del dopo voto, quando in tanti dicono che non avendo numeri per governare Berlusconi potrebbe tornare al Nazareno per stringere un patto con Matteo Renzi. Larghe intese, cosi le chiamano: in Germania durano da anni, da noi gli esempi recenti hanno avuto effetti non certo esaltanti. Ma con il punto centrale della campagna di Berlusconi completamente sconfessato e sbugiardato così dai dem potrebbe non essere un buon prodromo per questo “possibile” patto anti-populismi tra Forza Italia, Pd e centro moderato. «Quando si reduce una tassa, la si faccia piatta o articolata, occorre una copertura, deve essere messa sul piatto la coperture. Con una battuta: questo fa parte delle proposte che chiamo bacchette magiche o fatina blu, sono miracoli, spesso divertenti da ascoltare», ha poi raggiunto Padoan, confermando la distanza per ora abissale da Arcore e dall’ennesima rivoluzione liberale-fiscale annunciata da Berlusconi dal 1994 fino ad oggi. E quindi, zero futuro per un Patto del Nazareno 2.0?





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