ELEZIONI 2018/ Sansonetti: la politica si è arresa e i pm continueranno a comandare

- int. Piero Sansonetti

"Una campagna elettorale vuota". Non per questo senza effetti: seminerà nel paese "un odio senza contenuto", privo di ogni idealità. E il patto Renzi-Berlusconi è a rischio. PIERO SANSONETTI

quirinale_cortecostituzionale_1_lapresse_2016 Il Quirinale visto dalla Consulta (Lapresse)

“Una campagna elettorale vuota”, secondo Piero Sansonetti, direttore de Il Dubbio. Non per questo senza effetti: seminerà “un odio senza contenuto”, privo di ogni idealità. Un governo si farà, Forza Italia e Pd probabilmente faranno un accordo, ma la crisi italiana è senza sbocchi perché la politica ha firmato da tempo la sua resa.

Che paese ci restituiranno queste urne?

Impossibile fare previsioni, non tanto su chi possa vincere il 4 marzo, perché nessuno vincerà, ma su chi potrà governare dopo.

Sul serio secondo lei non prevarrà nessuno?

Gli schieramenti sono tre, e non si vincono le elezioni con il 30 per cento. Si può prevalere sull’avversario o sull’alleato, ma la maggioranza non si può avere. Si farà prima o poi un governo trasversale, questo sì, ma in quale direzione non si sa.

Questo sotto il profilo politico. Ma che Italia sarà?

Un paese di haters, di odiatori. Da questa campagna si esce con una quantità inaudita di odio, ma di odio senza contenuto. Una volta c’era odio anche tra comunisti e democristiani, però sapevi perché si odiavano: perché non si riusciva a fare il contratto dei metalmeccanici, oppure per la guerra in Vietnam.

Oggi invece?

C’è un odio generalizzato, diffuso, senza guida. Nella prima repubblica c’era una forte intellettualità, oggi manca quasi del tutto. Al posto di Sciascia c’è Beppe Grillo.

Dai fatti di Macerata in poi è suonato l’allarme contro la destra fascista.

C’è un aumento di xenofobia, che sta crescendo a vita d’occhio come il populismo. Anche in questo siamo diversi dagli altri paesi. All’estero il populismo contrassegna la destra, da noi è trasversale e dà l’impronta ad almeno due partiti.

Ma M5s è di destra o di sinistra?

Tutte le caratteristiche di M5s sono reazionarie, eppure gli mancano i punti di riferimento classici della destra. E’ trasversale e come spesso accade nel populismo, è privo di cultura politica. E’ a-ideologico, ma anche a-ideale. I 5 Stelle si sono dati un solo valore, quello dell’onestà, che è pure traballante.

E’ lo stesso ideale del partito delle toghe?

No, il partito delle toghe ha un’altro valore-guida, non l’onestà ma il potere. E’ persuaso di essere stato mandato da Dio.

Chi è l’ideologo?

Davigo, che una volta disse di essere “giansenista”. Di conseguenza il mondo è diviso tra un piccolo nucleo di salvati, i giustizieri, e tutti gli altri, che sono dannati.

L’ha definita una campagna elettorale “vuota”. Perché lo scontro politico è diventato così?

E’ un processo lungo, iniziato 25 anni fa. Nella prima repubblica la politica era fondata sulle idee e su riferimenti sociali molto forti. Poi la magistratura ha raso al suolo un’intera classe dirigente. Non è successo in nessun altro paese d’Europa. A quel punto la politica ha perduto la sua autonomia e il suo posto lo hanno preso la magistratura e la finanza.

L’esempio più eclatante di questo primato?

L’introduzione del vincolo di bilancio nella Costituzione (modifica dell’articolo 81 ad opera del governo Monti, nel 2012, ndr), nel più assoluto silenzio e nella più totale latitanza dei politici. Quella modifica ha rivoluzionato il senso della politica, disarmandola completamente di fronte al potere dell’economia e dell’Europa.

Sono la stessa cosa?

L’Europa può essere tante cose, ma questa Europa è costruita sull’economia. Comanda chi ha il potere economico. Se chi ha il potere economico ti impone il pareggio di bilancio e tu sei debole, ti genufletti e firmi. Quella firma è stata la resa della politica.

Perché il voto al Sud premierà M5s?

Non è molto diverso dal voto al Nord che premierà la Lega. Nel Nord i 5 Stelle non hanno mercato perché Salvini è più credibile e collaudato, mentre al Sud la Lega non può entrare, perché è stata antimeridionale per troppo tempo. Negli ultimi vent’anni ha imposto una politica antimeridionalista che ora premia l’altro partito leghista, il Movimento 5 Stelle.

Di Maio ha inviato per e-mail la lista dei ministri a Mattarella. Trasparenza elettorale o propaganda?

Per avere la trasparenza sarebbe bastato rendere pubblica la lista e stop. E’ stata invece una “marcetta” su Roma, l’esibizione di un piccolo duce. In calce avrebbe potuto benissimo scrivere “me ne frego”.

L’astensione?

Fra il 30 e il 35 per cento. Non mi pare il dato più preoccupante, accade in tutto il mondo.

Renzi e Berlusconi?

Le ho sempre viste come figure estremiste, in parte anche sovversive, e invece in queste elezioni sono quelle più tranquillizzanti, le più moderate. Tempo un anno o poco più e hanno avuto una metamorfosi.

Sono intercambiabili?

Intercambiabili no, molto vicini sì.

Faranno un accordo.

Se hanno i voti per governare. Non è detto.

Allora toccherà al Movimento 5 Stelle.

E con chi? Più del 28-30 per cento non prenderà, per governare gli mancano solo 20 punti…

Aumenta la libertà di manovra di Mattarella.

Ma aumentano anche i guai. Nessuno vede una soluzione possibile e infatti la più ragionevole è un accordo tra centrodestra e centrosinistra. Per farlo, però, Berlusconi dovrà escludere la Lega. E a quel punto non è detto che i numeri ci siano ancora.

(Federico Ferraù)





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