LE CONSULTAZIONI/ Il Colle si gioca la carta delle “maggioranze parallele”

- Mara Maldo

Lo schema richiede a tutti di sacrificarsi per poter dar vita a un esecutivo che tenga conto della doppia vittoria di M5s e centrodestra. Con ministri anche di Forza Italia. MARA MALDO

sergio_mattarella_12_lapresse_2018 Sergio Mattarella (LaPresse)

Al via le consultazioni di Mattarella. Potrebbe nascere un governo delle “maggioranze parallele”. Sembra questo lo schema più plausibile agli occhi del moroteo Mattarella. Un esecutivo cioè che tenga conto della doppia vittoria di 5 Stelle (partito più votato) e centrodestra (coalizione più votata), ed allo stesso tempo della necessità dei rivoluzionari grillini di non compromettersi con l’impresentabile Berlusconi. 

La formula richiede a tutti di sacrificarsi. E nello stesso tempo andrebbe incontro a ciò che a livello di sondaggi sembra più convincere gli italiani: un governo dei vincitori in cui la love story della coppia di fatto Di Maio-Salvini attenuerebbe non poco la scomoda anche se non incidente presenza di ministri di Forza Italia. 

Berlusconi non vede l’ora, ma cosciente che il percorso ipotizzato dal presidente della Repubblica richiede un lungo tempo di decantazione e non è comunque esente da rischi, non ha rinunciato a giocare su due tavoli. E così, pur sostenendo in pubblico di fidarsi di Salvini, ha approfittato degli auguri pasquali per una lunga ed affettuosa telefonata con Matteo Renzi sull’asse Villa Certosa-Rignano sull’Arno.

Lo scopo è quello di convincere l’ex segretario del Pd, se le difficoltà di formare il governo permanessero dopo i primi tentativi, a non opporsi alla nascita di un governo di centrodestra con una ipoteca sostanziale dei dem sul suo futuro.

Ma Mattarella appare molto determinato a non lasciare il M5s fuori dai giochi e per questo conta di dar fondo alle sue capacità di moral suasion per convincere gli scalpitanti grillini ad accettare dei ragionevoli compromessi. Non sfugge al prudente giurista siciliano infatti che far vedere la luce ad un governo, estromettendo il partito di maggioranza relativa del paese, significherebbe assicurare proprio a quel partito percentuali straripanti di consenso al prossimo giro. Mattarella tace e tiene coperte le sue carte. Berlusconi è più ciarliero e le carte le mischia anche a mezzo Tajani per ribadire comunque che senza di lui un governo non si fa. Renzi non sa cosa dire e, come spesso gli capita, rilancia al buio come i bari di professione minacciando un improbabile Aventino.

Oggi alle 10 si comincia. Les jeux sont faits. Rien ne va plus!





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