Depressione, ecco il vero volto della malattia/ Un post su Facebook di chi vive questo male oscuro diventa vir

- Paolo Vites

Una donna ha raccontato su facebook il dramma della sua depressione e di come si è manifestato: nel rifiuto di lavare i piatti, ecco la sua storia in questo post

depressione-foto-fb Foto da Facebook

Arriva il momento che non ti alzi più dal letto e trascorri le tue giornate a fissare il muro davanti a te, la voglia di vivere è scomparsa de tutto. Ti senti un fallito e il mondo là fuori un giudice che osserva ogni cosa che fai e inevitabilmente ti dice che non sai fare nulla di buono. E’ la depressione, una malattia in costante aumento nella società contemporanea che vorrebbe tutti efficienti, produttivi, di corsa, mentre invece ognuno ha i suoi tempi. La depressione, una malattia che si sviluppa in età adolescenziale, a causa di genitori troppo distanti o troppo opprimenti: il risultato, niente amore o troppo amore, mina lo sviluppo della personalità, l’Io rimane chiuso in una scatola nera e poi il trauma subìto scoppia prima o poi in età adulta. Così è stato per Brittany Ernsperger una donna inglese che sula sua pagina fb ha postato una normale foto della sua cucina con tutti i piatti lavati appoggiati ad asciugare. Che significato ha una foto così normale? Per la donna moltissimo: per due settimane non li aveva lavati. Ha intitolato la foto: “questo è l’aseptto della depressione”. Lo spiega lei stessa nel post: “Ecco che aspetto ha la depressione. No. Non sono i piatti puliti. Ma il fatto che ho passato due settimane senza lavarli. Tre giorni fa mi sono seduta sul pavimento della cucina e li fissavo mentre piangevo. Sapevo che dovevo lavarli. Volevo davvero farlo. Ma la depressione mi ha trascinato giù. Mi ha risucchiato. Come un buco nero”.

DEPRESSIONE, POST SU FACEBOOK SVELA IL VOLTO DELLA MALATTIA

La grande vittoria è stata il semplice gesto di lavare quei piatti: “E la parte peggiore di tutto non sono solo i piatti. Fare il bucato, pulire, vestirsi, fare la doccia, vestire i bambini, lavare i loro denti e i propri, le normali attività quotidiane. Tutto diventa un incubo. Un compito molto scoraggiante. Poi si smette di farlo del tutto”. Alla fine l’invito a prendere coscienza della propria malattia: ” Sei stato forte per così tanto tempo e hai superato così tante cose, che il tuo corpo ha bisogno di una pausa. Non mi interessa nemmeno se l’unica cosa che hai fatto oggi è stato metterti il deodorante. Sono fiera di te per questo. Buon lavoro. Sono dalla tua parte. Voglio farti sapere che sono qui per te. Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, sono sempre qui per aiutarti”. Un passo per volta, una cosa per volta, mandando a quel paese il giudizio degli altri. E l’invito a chiunque si senta allo stesso modo di scriverle per essere aiutati. Non basta naturalmente, la depressione si affronta con cure mediche specifiche, non basta una pacca sulla spalla di un amico, ci vogliono medicine e percorsi accompagnati da medici psichiatrici. Ma è già qualcosa sapere che esistono altri con lo stesso male di vivere.





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