PROTAGONISTI/ L’amico dei fiori e delle stelle, nel ricordo di un allievo

- Luca Molinari

Nella notte dell’11 agosto ci ha lasciati il prof. Salvatore Furia, scienziato autodidatta ed eclettico, amico dei fiori e delle stelle. Una vita a costruire, studiare, dialogare, educare. Il ricordo di LUCA MOLINARI

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Nella notte dell’11 agosto ci ha lasciati il prof. Salvatore Furia, scienziato autodidatta ed eclettico, amico dei fiori e delle stelle. Ha trascorso la vita a costruire, studiare, dialogare, educare. La città di adozione, Varese, gli ha riservato esequie solenni per onorarne l’appassionato impegno per l’ambiente, l’opera di divulgatore ed educatore, per le quali ricevette la medaglia d’oro della Pubblica Istruzione (1971) e molte altre importanti onorificenze.

Fondatore del Centro Geofisico Prealpino, pioniere della prevenzione meteo, da anni è popolare per i pensieri positivi che accompagnano i suoi bollettini nel Gazzettino Padano della Rai. Va ricordato per le sue battaglie per il lago di Varese, i parchi del Ticino, di Tradate e quello più amato: Campo dei Fiori. Su quella montagna voleva riposare; il luogo si chiama significativamente Punta Paradiso (1227 m), ed è uno spettacolare balcone sulla pianura e l’intera cerchia delle Alpi. Lì sorge la sua creatura: la Cittadella di Scienze della Natura, realizzata in mezzo secolo di lavoro con l’apporto di generazioni di giovani che lì impiegano il tempo libero nel lavoro, lo studio e l’accoglienza di visitatori e scolaresche.

Salvatore Furia nacque a Catania nel 1924 e ancora sedicenne si trasferì per sempre a Varese, dove iniziò la carriera dal basso con umili lavori, fino a diventare funzionario dell’ufficio IVA. Autodidatta e appassionato di astronomia, riuscì dopo il lavoro a frequentare l’osservatorio di Brera.

Conquistò la stima dell’influente direttore Francesco Zagar e fu ammesso nel 1957 nella Società Astronomica Italiana (raro onore per un astrofilo). Anni dopo, Zagar gli chiese di trasferirsi a Cape Canaveral, come esperto della Luna. Ma Furia era ormai impegnato in una coinvolgente impresa: costruire un osservatorio popolare sul Campo dei Fiori, un ponte ideale di comprensione tra la scienza e il popolo, per dare a tutti la possibilità di conoscere e ammirare la bellezza del cielo e della natura.

 

Con un’instancabile attività di conferenze, il nobile proponimento incontrò l’adesione del Comune e generose risposte: in pochi anni ottenne la donazione di uno stupendo telescopio equatoriale Merz da 20 cm (dalla signora Zaira Morganti Spina), dei terreni (dalla signora Sofia Stringher Zambeletti) e i soldi per la costruzione dell’osservatorio “G. Schiaparelli” (dai coniugi Adele e Sai Vita).

I lavori iniziarono nel 1963 e mancando una strada, tutto salì per una mulattiera. Nello stesso anno fu fondata la Società Astronomica Schiaparelli. I soldi erano finiti: Furia divenne minatore e i soci spaccapietre per realizzare oltre 1 km di strada, che fu asfaltato manualmente. Questo è l’incipit di una lunga storia che dimostra di quale stoffa fosse Furia.

Sono suo collaboratore dal ’72 e l’ho visto lavorare per ore col martello pneumatico, o la fresa mangianeve; anche di notte perché poi bisognava essere in ufficio. Creato l’osservatorio, il centro meteo, la serra e il centro studi botanici, si dedicò con passione al progetto del parco, di cui il giardino botanico era il nucleo di vetta. Fu sostenuto da vari accademici dell’Università di Pavia, dove tenne anche lezioni di legislazione dell’ambiente.

Il parco regionale di Campo dei Fiori vide la luce solo vent’anni dopo (1984). Per le sue capacità organizzative Furia fu coinvolto in numerose azioni pubbliche. La più impegnativa fu il coordinamento per la provincia di Varese dei soccorsi diretti in Irpinia, appena dopo il sisma. Fu nella sua interazione col Commissario Straordinario G. Zamberletti che si formarono i progetti per la Protezione Civile.

Queste sono le grandi linee dell’azione di Furia: un’eredità visibile in opere concrete, e riposta nel cuore dei suoi moltissimi allievi.





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