Se fare del bene diventa esperienza: le storie del banco alimentare a Palermo

- La Redazione

Fare del bene non è un gesto scontato. Per Antonio, la differenza tra un gesto meccanico e un'esperienza di vita è stata la consapevolezza di una compagnia di persone che questo bene hanno imparato a condividerlo. Traendone un insegnamento per la propria vita

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«Spesso il semplice gesto di carità, di assistenza, non lascia traccia, memoria, nella nostra mentalità, si aderisce, ad esempio alla colletta, disattenti al vero fine così si compie un gesto generico, burocratico e nemico del vero bisogno. Dico questo perché io per primo, ero così, superficiale, disattento, preferivo muovermi solo per un mio tornaconto, ma la realtà è un’altra».

Circa otto anni fa Antonio di Cristofalo perdeva il lavoro «in un attimo tutto quello che mi sembrava scontato, tutte le mie certezze, si sbriciolavano». Poi ha iniziato a lavorare per il Banco Alimentare di Palermo, inizialmente come volontario. Oggi è diventato responsabile della logistica del magazzino della Sicilia occidentale. «Sette anni ricchi di incontri, esperienze, con persone di ogni estrazione sociale, una vera e propria scuola di vita!» Quello che gli è accaduto, che ha dato una svolta alla sua vita, proprio nel momento di maggiore difficoltà, Antonio lo rivive ogni giorno: le storie di chi lavora presso il magazzino del “Banco” di Palermo sono piccoli miracoli che ogni giorno permettono «Di gestire più di 2000 tonnellate di cibo, che sfamano 100 mila poveri movimentate in 500 metri quadrati di magazzino, un miracolo, come quello che è successo a me». Uno di loro ha bruciato la sua adolescenza. Dall’allontanamento dagli affetti famigliari, alle amicizie sbagliate, una serie di errori che ancora oggi paga. Il suo atteggiamento è irruento e scontroso, «va seguito e spinto nel lavoro», ma piano piano il suo atteggiamento si sta modificando, con ripercussioni positive anche nella sua vita privata. Un altro ha 33 anni, è arrivato al Banco Alimentare di Palermo grazie a una borsa lavoro, ha un passato difficile, fatto di lavori precari, di solitudine, di droga. Ora sta recuperando il tempo perduto, paga il suo debito con la giustizia, si sta disintossicando, e dando una mano al magazzino di Palermo sta aiutando se stesso a riprendere il filo della sua vita. Uno dei volontari ha 26 anni, ha un handicap fisico e lavora al Banco ormai da una vita. Ogni mattina viene accompagnato al magazzino dal padre e lì ha trovato una compagnia sincera, dove aiuta e viene aiutato, un ambiente dove non ci sono pregiudizi e non si sente diverso dagli altri.

Lo stesso accade nel periodo della colletta, quando «si rischia di essere sommersi dalle tante difficoltà, dalla fatica, dalle tante cose da organizzare – conclude Antonio – si ha sempre il timore che manchino i volontari per coprire i supermercati, poi, come accaduto quest’anno, sono arrivati più di 2000 volontari. E il lunedì mattina, quando riapro il magazzino con centinaia di scatole da sistemare, verrebbe voglia di scappare, poi guardo i ragazzi che mi aiutano nel mio lavoro, penso alle loro storie, guardo al risultato ottenuto, un esercito tra giovani e adulti che tra mille avversità è riuscito a contagiare la gente che si è fidata, consegnando nelle loro mani ed alla nostra responsabilità 9970 tonnellate di cibo… un miracolo».





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