SCIENZ@SCUOLA/ La neve in classe. Un’unità di apprendimento nella Classe Seconda Primaria

- Angela Luoni

Anche nelle classi della scuola primaria si possono acquisire gli atteggiamenti del fare scienza e anche un’improvvisa nevicata diventa occasione per scoprire le fasi di una trasformazione.

Luoni_28_00_439x302_ok Da una realizzazione degli alunni

È possibile, anche nelle classi iniziali della scuola primaria, sviluppare momenti di apprendimento utili non solo per suscitare nei bambini curiosità o stupore, ma anche per acquisire gli atteggiamenti fondamentali del fare scienza.
Così, dove sono chiari i passi metodologici da compiere nel lavoro scolastico, anche un’improvvisa nevicata diventa occasione per imparare a osservare con attenzione, a registrare i dati con precisione, a scoprire le fasi di una trasformazione.

L’autore ha verificato sul campo i criteri discussi in un gruppo di ricerca sulla didattica delle scienze nella scuola primaria e, facendo riferimento a una serie di articoli già pubblicati su questa rivista, dà un’interessante testimonianza di come si possano applicare le indicazioni previste dalla riforma quando si ha in mente un quadro formativo di ampio orizzonte.

Quando si progetta un’unita di apprendimento, occorre partire dall’«esperienza» del bambino; ma, come nel caso presentato, qualsiasi evento, anche imprevisto, puo essere lo spunto per un lavoro significativo per la formazione scientifica.
La condizione necessaria e che l’insegnante abbia chiaro l’orizzonte in cui si iscrivono le occasioni di conoscenza offerte dalla realta quotidiana e che aiuti il bambino a far emergere dallo sfondo i dati significativi, ossia lo guidi a osservare; e non solo in termini descrittivi, ma anche cogliendo lo svolgersi del fenomeno che si vuole studiare.
Mentre, nel mio lavoro, accompagno i bambini a scoprire il mondo, tengo presente l’atteggiamento descritto da Victor Weisskpof nel saggio Il privilegio di essere un fisico (Jaca Book, Milano 1994 e recensito su Emmeciquadro n° 13 – dicembre 2001) e ben sintetizzato nella frase «La scienza e parte della nostra cultura. Essa contribuisce al nostro piacere nel vedere, comprendere e ammirare il mondo attorno a noi, qualcosa che io amo chiamare la gioia della conoscenza, un senso di meraviglia nei confronti della natura».
Perchè, come sostiene poco piu avanti lo stesso autore, questo atteggiamento puo dettare i cardini di un’azione di formazione scientifica: «La scienza e curiosita, scoprire cose e chiedersi il perche; perche e cosi? La scienza pone le domande del perche e del come, e pertanto e un processo di formulazione di domande, non di acquisizione di informazioni. Dobbiamo sempre cominciare formulando domande, non dando risposte. Dobbiamo creare interesse per le cose, per i fenomeni, per i processi. […] Per prima cosa si deve creare uno stato mentale che brama la conoscenza, l’interesse e la meraviglia […] poi dobbiamo aiutare i ragazzi a trovare la conoscenza, dando suggerimenti, guidandoli, suscitando domande […]».
Il fatto concreto da cui sono partita e stata la nevicata del 31 gennaio 2006, che aveva lasciato i bambini sorpresi e desiderosi di capire meglio quello che succedeva di la dal vetro.
Ho deciso di cogliere quest’occasione, modulando in modo diverso i criteri di metodo che stavo parallelamente mettendo in campo con un lavoro sulla crescita dei bulbi di tulipano (cfr. Cronache di bulbia. Un’unità di apprendimento nella Classe Seconda Primaria, in Emmeciquadro n° 27 – agosto 2006).
Il percorso di apprendimento che si e sviluppato, anche se «breve» dal punto di vista temporale, e stato ricco di nuove acquisizioni come, per esempio, la registrazione dei tempi nell’osservazione e la misura del livello dell’acqua nei bicchieri, come via per introdurre al concetto di volume e a quello di trasformazione.

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Angela Luoni
(Insegnante della scuola primaria “L’Arca” di Legnano (Mi). L’attività è stata svolta nell’anno scolastico 2005-2006 nella classe seconda B sotto la guida dell’insegnante di classe, a cui si devono anche le immagini; il lavoro è stato discusso al gruppo di ricerca Educare Insegnando, promosso dall’Associazione Culturale “Il rischio educativo”)

© Pubblicato sul n° 28 di Emmeciquadro







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