CASSINO/ Fiat, a rischio lo stabilimento? Fim e Fiom a “confronto”

- La Redazione

Marchionne ha solo dichiarato qualche sofferenza negli stabilimenti Fiat e c'è una ridda di voci sulla possibile chiusura ma per noi non hanno alcun fondamento, dice invece la Fim

infophoto_fiat_auto_cassino_ok-R439 Foto InfoPhoto

La crisi economica non lascia tregua al settore automobilistico, in particolare alla Fiat. Lo stabilimento di Pomigliano fermerà la produzione dal 20 al 30 agosto: a renderlo noto è stato lo stesso Gruppo torinese, che in una nota ha anche comunicato di trovarsi costretto a dover anche avviare la cassa integrazione ordinaria, per mancanza di ordinativi, per 2.150 lavoratori dello stabilimento campano. Un’altra storica fabbrica del gruppo torinese, Cassino, è invece alle prese con un paventato accorpamento proprio con Pomigliano: la chiusura dello stabilimento causerebbe duemila esuberi mentre dalla fine del 2010 una linea di produzione è ferma e, secondo i sindacati, si prosegue con attività a scartamento ridotto. Sono state le dure parole dell’Ad Fiat, Sergio Marchionne circa “uno stabilimento di troppo” a sollevare preoccupazione. Così, ieri, a Cassino gli operai hanno scioperato per otto ore: lo stop indetto dalla Fiom non ha, però, ottenuto il seguito sperato raccogliendo un adesione intorno al 4% dei lavoratori. I 3.900 dipendenti, oltre ai 6mila addetti dell’indotto, sono già passati da cassa integrazione, tagli agli stipendi e ferie forzate e ora sono più che preoccupati e hanno manifestato nel centro di Piedimonte San Germano alla presenza del segretario Fiom, Maurizio Landini. IlSussidiario.net ha raggiunto i responsabili delle principali sigle sindacali per capire meglio che atmosfera si respira tra i lavoratori dello stabilimento laziale. “Lo stabilimento Fiat di Cassino è un fiore all’occhiello del panorama automobilistico italiano – dice Mario Spigola, delegato Fim di Cassino – ha nel suo interno macchinari di altissima tecnologia e produce 53 tipi di autovetture di tre marche diverse: Bravo, Delta e Giulietta che, ad oggi, risulta la più venduta. Purtroppo, la fabbrica viaggia intorno al 55-60% della propria capacità produttiva con continui ricorsi alla cassa integrazione”. La Fiom ha, quindi, tutte le ragioni per scioperare. “Non proprio – puntualizza Spigola – c’è una ridda di voci sulla possibile chiusura o accorpamento dello stabilimento ma per noi non hanno alcun fondamento. Marchionne ha solo dichiarato qualche sofferenza negli stabilimenti Fiat, dovuti alla scarsità di ordini, ma non c’è alcuna ufficialità su una possibile chiusura. 

La Fiom, nonostante registri sempre più spesso scarsissime adesioni agli scioperi, continua sulla linea dello sciopero”. Di tutt’altro parere Donato Gatti, segretario Fiom di Cassino “Marchionne ha chiaramente detto che in Italia c’è uno stabilimento Fiat di troppo e, con tutta probabilità, si parla di Piedimonte San Germano. Per l’ennesima volta assistiamo ad un ricatto ai danni dei lavoratori, mentre in Serbia apre un altro stabilimento che produce auto con il marchio Fiat, una delle cosiddette eccellenze italiane. Tutto ciò non ha senso e vogliamo sottolinearlo con la nostra manifestazione”. Dalla Fim, invece, sembrano più concilianti sebbene non proprio tranquilli. “Non siamo del tutto fiduciosi – ribadisce Spigola – Cassino è in sofferenza e va presidiato, monitorato ma non è il caso di metter in campo ipotesi fantasiose se non addirittura “terroristiche”. Del resto, la crisi non affligge solo il mercato dell’auto ma tutti i settori industriali italiani. Fra un paio di settimane incontreremo i vertici Fiat, insieme a tutte le altre sigle sindacali, e chiederemo che venga reso noto al più presto il piano industriale e le future strategie che il marchio di Torino intende mettere in atto per superare questo momento di crisi. Vogliamo sapere quando entreranno in produzione i nuovi modelli”.





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