Con PAOLO PRETI parliamo della 16esima edizione dell’Artigiano in Fier: quest’anno la manifestazione ha superato i 3 milioni di visitatori
«I dati che ci arrivano dall’Artigiano in Fiera testimoniano il grande interesse che i prodotti dell’artigianato, prima ancora dell’artigianato stesso, evidentemente suscitano nel nostro Paese. Il fatto poi che nello stesso periodo i mercatini di Natale del Trentino Alto Adige abbiano mobilitato centinaia di migliaia di persone, ci offre un’ulteriore conferma di questo interesse: i prodotti dell’artigianato sono sempre graditi, ottimi come idea regalo e permettono di trascorrere un pomeriggio e una giornata diversa in un’atmosfera molto particolare». Paolo Preti, professore di Organizzazione delle Piccole e Medie Imprese nell’Università Bocconi di Milano, commenta i dati che arrivano dalla sedicesima edizione dell’Artigiano in Fiera terminato ieri serast’anno la manifestazione ha superato i tre milioni di visitatori nei nove giorni di apertura, un dato in leggera crescita rispetto a quello già importante raggiunto nel 2010. Insieme a Paolo Preti commentiamo anche le parole di Antonio Intiglietta, presidente Ge.Fi. Gestione Fiere Spa, secondo cui «molti artigiani presenti in fiera sono stati la testimonianza di questo atteggiamento che ha generato un clima di serenità riconosciuto dal popolo. Tutto ciò non fa venire meno la consapevolezza delle fatiche, una maggiore essenzialità negli acquisti da parte dei consumatori, più critici nel vagliare le offerte e decidere. La preziosa eredità della nostra manifestazione può rappresentare l’esempio di un modo vincente di fare impresa, quella che mette al centro la persona e la sua creatività».
Professore, cosa pensa dell’Artigiano in Fiera e dei tre milioni di visitatori di quest’anno?
Si tratta di una manifestazione che nel corso degli anni è cresciuta sempre più di importanza, come è cresciuto in Italia anche lo stesso artigianato. Questa è purtroppo una realtà di cui pochissimi parlano, quando è invece assolutamente in crescita, e questi numeri lo confermano. Tra l’altro l’artigianato rappresenta anche un’ottima occasione di impiego in un momento in cui troppi giovani lamentano giustamente il proprio precariato, e in queste fiere, dall’altra parte dello stand si incontrano principalmente loro, i giovani, per cui questa attività non è part time o concentrata solo nel mese di Natale, ma riguarda tutto l’anno e rappresenta un lavoro vero e proprio. Credo quindi che non siano importanti solo i tre milioni di visitatori, ma che lo siano altrettanto i metri quadri coperti e gli stand degli espositori che continuano ad aumentare, a significare appunto una reale possibilità imprenditoriale e occupazionale.
Com’è la situazione dell’artigianato e delle Pmi sul territorio lombardo?
La situazione è come sempre di luci ed ombre: a mio parere questa crisi non sta né amplificando le ombre, né mettendo in secondo piano le luci, e di imprese che vanno bene ce ne sono sempre state e ci sono anche in piena crisi economica. Ce ne sono anche tante che vanno male e che chiudono, e forse in numero leggermente superiore in questo periodo, ma credo che in generale si tratti di una realtà estremamente positiva: Unioncamere ha da poco fatto sapere che l’apertura di nuove aziende è anche per il 2011 superiore alle chiusure. Si conferma quindi anche quest’anno una forte vitalità imprenditoriale, e evidentemente le nuove imprese nascono nella stragrande maggioranza dei casi molto piccole, magari nel campo artigianato. Si può dire che si comincia a fare impresa anche per sfuggire alla disoccupazione e per rispondere a un mercato del lavoro in crisi, ma è sempre stato vero: la messa in proprio è in Italia un obiettivo abbastanza diffuso e riguarda moltissime persone, e può certo essere una risposta ad un momento di crisi. Ciò nonostante, il fatto che le aziende che aprono siano più numerose di quelle che chiudono, sia pure in numero minore rispetto agli scorsi anni, fa capire la grande vitalità imprenditoriale del Paese.
Secondo lei, con l’obiettivo di una più facile erogazione del credito, è giusto tutelare le banche in un momento come questo?
Certamente, perché se le banche stanno bene erogano credito, mentre se stanno male fanno molta più fatica, ma il rischio è che a breve le banche siano messe sotto torchio e facciano molta più fatica a erogare credito, il che danneggerebbe le piccole e medie imprese. Però, senza sottovalutare la portata del problema, dovremmo guardare alla capacità delle Pmi di restare sui mercati, anche internazionali, che è ancora molto alta.
Cosa pensa delle parole di Antonio Intiglietta?
Mi trovano molto d’accordo, e credo che dovremmo continuare a insistere su questo tema, cioè sul fatto che è inutile continuare a parlare della necessità di avere in Italia grandi imprese, cosa di per sé assolutamente positiva se si potesse realizzare con una bacchetta magica. Piuttosto che avere questa utopia, credo sia molto meglio la positività che nasce dal riconoscimento del reale, certamente imperfetto, contraddittorio, ma certamente positivo e che tiene in piedi il nostro Paese.
