Francia, addio alle maglie arcobaleno contro l'omofobia in Ligue1: colpo di spugna della LFP. "Tanti calciatori si rifiutano di indossarle: molti di loro sono musulmani e hanno paura che..."
FRANCIA, STOP A MAGLIE ANTI-OMOFOBIA NEL CALCIO: IL MOTIVO
Addio alle maglie con l’arcobaleno Lgbtq in Francia: dopo che in passato diversi giocatori si erano rifiutati di indossare la divisa voluta dalla Ligue 1, il massimo campionato calcistico d’Oltralpe, per sensibilizzare il mondo del football e il pubblico sul tema dell’omofobia, ha deciso per adesso di alzare bandiera bianca e mandare in soffitta l’iniziativa che negli ultimi mesi aveva dato adito a polemiche e anche scontri. Anche se non c’è ancora nulla di definitivo sulla questione, la Lega calcio transalpina (la LFP – Ligue de Football Professionnel), nel corso della riunione tenutasi in questi giorni ha deciso di informare i tesserati sul cambiamento e coinvolgendo nella discussione l’Unfp, l’organizzazione che raccoglie i calciatori professionisti francesi.
Come riportato da RMC, al termine del lungo incontro durato oltre tre ore si è deciso per il colpo di spugna, un passo indietro che inevitabilmente finirà per scontentare molti e che sa di parziale resa da parte della massima lega calcistica: infatti a fare ancora più discutere è la scelta di sostituire le maglie dai numeri arcobaleno con degli scudetti, di cui uno volto a sensibilizzare sul problema del razzismo (l’occasione sarà il prossimo marzo) e un altro invece dedicato alla tematica dell’omofobia nel mondo del calcio, e non solo (in programma invece a maggio). Come è tradizione oramai da qualche anno, in Francia la LFP invita i calciatori a indossare delle magliette con i colori dell’arcobaleno in solidarietà col mondo Lgbtq ma polemiche e prese di posizioni ‘pesanti’ di recente hanno portato allo stop.
LIGUE1 GETTA LA SPUGNA: “TANTI CALCIATORI NON VOGLIONO INDOSSARLE”
Infatti, come si ricorda, nientemeno che il Pallone d’Oro Karim Benzema, ex centravanti del Real Madrid oltre che della nazionale transalpina (con cui ha avuto un rapporto breve e tormentato, nonostante le sue indubbie doti), a maggio del 2021 aveva scelto di non rispondere ad alcune domande nel corso di un’intervista a ‘el Pais’, in Spagna, e tra queste c’era proprio la piaga dell’omofobia nel mondo del calcio. Solo pochi mesi fa, invece, alcuni giocatori del Tolosa e del Nantes, in occasione del match disputato tra le due squadre, si erano rifiutati di indossare la maglietta con i numeri arcobaleno. Tre di loro militavano tra le fila del team di casa (il Tolosa li aveva quindi esclusi, pur non rivelando i nomi, poi filtrati successivamente sui media francesi) e uno tra i gialloverdi.
Dietro il loro rifiuto ci sarebbero motivazioni legate alla loro religione (molti di loro sono musulmani ma vi sarebbero casi anche di calciatori non di fede islamica) e anche timori per la loro stessa sicurezza: alcuni infatti sono originari di Paesi mediorientali in cui l’omosessualità è ancora considerata alla stregua di un reato o, alla meno peggio, un tabù socialmente deprecabile. Per questo, in occasione di campagne di sensibilizzazione di questo tipo, scelgono di non esporsi per paura delle possibili conseguenze sulla loro carriera ma anche per l’incolumità loro e delle famiglie che magari vivono ancora nei loro Paesi di origine. A dimostrazione di quanto il tema sia divisivo e coinvolga trasversalmente anche chi ha posizioni contrapposte, basta ricordare il caso di Yoann Lemaire, uno dei primi calciatori ad aver fatto coming out: pur lamentando l’arretratezza del mondo del pallone sul tema e avendo spesso ricevuto insulti, secondo ‘Le Figaro’ non sarebbe d’accordo con l’idea di imporre i colori arcobaleno.
