Chi era Enrico Spada detto Pelè? Se ne parlerà questa sera a Belve Crime: una figura davvero inquietante, che minacciò Tamara Ianni
Enrico Spada, detto Pelè, è stato uno dei boss del clan Spada più temuti. Sarà fra i personaggi trattati questa sera dal nuovo programma di Rai Due, Belve Crime, con ospite la collaboratrice di giustizia Tamara Ianni, visto che la storia dei due si è purtroppo incrociata. Enrico Spada era stato arrestato diversi anni fa, prima della maxi operazione del 2018 durante la quale vennero messe le manette a 32 persone: era malato di aids e una volta in carcere le sue condizioni fisiche si sono ulteriormente aggravate, fino a morire.
Proprio questo aspetto della sieropositività è uno dei tanti episodi raccontati da Tamara Ianni a Francesca Fagnani, in particolare quando svela che quell’uomo, morto a soli 58 anni, un giorno entrò in casa sua e iniziò a tagliarsi la bocca con una lametta per poi sputare sangue addosso al figlio, di soli due anni, conscio che avesse appunto l’aids.
ENRICO SPADA, IL MODUS OPERANDI DEL SANGUE
Dopo l’arresto si scoprì che si tratta di un vero e proprio modus operandi, così come si legge sugli atti dell’inchiesta: chi non sottostava agli ordini del clan veniva di fatto infettato, quasi come una scena da film horror e sinonimo di una mente diabolica. Quella minaccia di infettare gli altri venne utilizzata in particolare negli ultimi anni di vita di Enrico Spada detto anche Pelè (forse per la sua somiglianza con il noto calciatore), visto che con l’aggravarsi della malattia probabilmente si stava indebolendo.
I vari quotidiani online descrivono la figura di Enrico Spada come un personaggio decisamente poco raccomandabile, fra estorsioni, minacce, aggressioni, ma anche rapine e spaccio di droga, la gran parte dei suoi 58 anni passati quindi a delinquere, a vivere la strada e a intimidire le persone indifese ma anche i clan rivali, come la storica famiglia dei Baficchi.
ENRICO SPADA, L’ULTIMO TENTATO OMICIDIO
Prima della maxi retata del 2018, il clan Spada si era talmente spinto in là, sentendosi impunito, da tentare di uccidere una persona in strada ad Ostia sotto gli occhi di decine di passanti: il responsabile fu un omonimo di Enrico Spada, detto O Macistino. Nel mirino di quell’aggressione vi era Massimo Cardoni, esponente del sopracitato clan dei Baficchi, nonché cugino di Giovanni Galleoni, ucciso cinque anni prima proprio dalla famiglia rivali. Enrico Spada Macistino in quell’occasione gambizzò la sua vittima, per poi scappare, fino all’arresto avvenuto nel 2018.
Il “primo” Enrico Spada (Pelè) ultimi tempi girava su una carrozzina elettrica, ma non per questo era meno pericoloso di prima: chi non voleva lasciare la casa popolare in favore di un esponente della famiglia, veniva minacciato e aggredito, compreso il rischio di infezione. “Se non te ne vai ti infetto!”. Dopo la morte il clan degli Spada fu messo “sotto attenzione” da parte delle forze dell’ordine, visto che gli inquirenti temevano un funerale in stile Casamonica, con la musica del padrino, l’elicottero e la carrozza con i cavalli neri e alla fine la famiglia fu costretta ad un ultimo saluto in forma privata.
ENRICO SPADA DETTO MACISTINO, L’OMONIMO DI PELE’
Anche Enrico Spada il Macistino è già morto, spentosi a soli 33 anni nel 2019. Venne arrestato nella maxi operazione del 2018 ed era considerato il grande erede del clan degli Spada. M fu processato dopo la retata e poi assolto, tornando in libertà a differenza invece di altri suoi famigliari.
Non è ben chiaro cos’accadde fatto sta che il 33enne si trovava all’ospedale San Camillo quando fu vittima di un malore che l’ha stroncato: alla fine morì praticamente fra le braccia dei camici bianchi. Il funerale si tenne in quel di Ostia ma anche in quel caso le forze dell’ordine vietarono il grande show, con polizia, carabinieri e polizia municipale che intervennero per vigilare. Come il suo “antenato” anche Pelè era sieropositivo ed era solito usare il suo sangue per minacciare tutte le sue vittime: chiunque non si inginocchiava ai voleri del clan rischiava di essere infettato, sieropositivo quindi a vita.
