Dopo cinque giorni di scontri, Thailandia e Cambogia hanno raggiunto un cessate il fuoco: si procede verso la fine della disputa territoriale decennale
Dopo circa cinque giorni di scontri – già definiti come i più violenti degli ultimi decenni -, Thailandia e Cambogia sembrano aver raggiunto nella giornata di oggi un positivo cessate il fuoco mediato dal Primo ministro della vicina Malesia con gli Stati Uniti e la Cina (paesi che hanno ampi interessi nell’area del Sud-Est Asiatico) in qualità di osservatori, aprendo – peraltro – la strada a una più ampia e approfondita discussione futura sulle cause profonde del conflitto che perdura da decenni.
Prima di arrivare alle novità, infatti, è importante ricordare che Thailandia e Cambogia sono al centro di un conflitto più o meno latente (fatto di escalation momentanee, de-escalation e attacchi sporadici) fin dal 1953, anno in cui finì l’occupazione coloniale della Francia del territorio cambogiano: proprio Parigi disegnò i confini tra i due paesi, includendo nel territorio di Phnom Penh anche il cosiddetto “triangolo di smeraldo”, da sempre rivendicato anche da Bangkok.

Negli anni ci sono stati diversi scontri tra Thailandia e Cambogia per il controllo dell’area e nonostante l’intervento delle Nazioni Unite non si è mai riusciti a trovare una quadra e dopo anni di apparente quiete circa un paio di mesi fa le tensioni sono tornate a crescere rapidamente dopo un incidente tra i rispettivi soldati: da giovedì gli attacchi tra i due paesi si sono intensificati, al punto che oggi si stima che siano morte almeno 36 persone; due in più rispetto alle 34 rimaste uccise negli scontri scoppiati tra il 2008 e il 2011.
Cosa prevede l’accordo di cessate il fuoco tra Thailandia e Cambogia: stop alle ostilità e soluzioni sulla disputa territoriale
Dallo scoppio della nuova guerra tra Thailandia e Cambogia sono stati numerosi gli appelli alla de-escalation da parte dei vari partner mondiali e regionali delle due nazioni, partendo dalla Cina che aveva chiesto che si aprisse un tavolo negoziale già lo scorso giovedì e arrivando fino agli Stati Uniti che avevano minacciato di chiudere le porte alle trattative commerciali sui dazi (per Thailandia e Cambogia fissati al 36%) con i due paesi se non avessero posto fine al conflitto prima del primo agosto.
Alla fine, la diplomazia sembra aver prevalso e i premier di Thailandia e Cambogia – rispettivamente Phumtham Wechayachai e Hun Manet – si sono incontrati sul territorio neutrale della Malesia alla presenza del premier locale Anwar Ibrahim: proprio quest’ultimo ha confermato che entrambi i paesi hanno siglato un cessate il fuoco incondizionato e immediato, che entrerà ufficialmente in vigore alla fine di questa giornata di lunedì 28 luglio 2025.
Non solo, perché l’accordo di cessate il fuoco tra Thailandia e Cambogia include anche l’apertura domani di un tavolo di confronto tra i comandanti militari dei due paesi (di fatto coloro che detengono ed esercitano il potere, pur senza darlo formalmente a vedere) e il prossimo 4 agosto si aprirà anche una nuova trattativa sulla decennale disputa territoriale sul confine tra Thailandia e Cambogia e sul triangolo di smeraldo.
