Gli sforzi di pace che l'Europa deve aumentare, i richiami a Cina e Stati Uniti: la diplomazia della Chiesa con il cardinale Pietro Parolin
IL RICHIAMO (TUTT’ALTRO CHE BANALE) AD UN MAGGIORE IMPEGNO DELL’EUROPA PER LA PACE: COSA HA DETTO IL CARDINALE PAROLIN
Con modi felpati e diplomatici, il messaggio lanciato dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato in Vaticano, è comunque chiarissimo: l’Europa deve fare molto di più negli sforzi di pace, tanto in Ucraina quanto negli altri conflitti che occupano le cronache internazionali (Medio Oriente su tutti). Con un rinnovato protagonismo anche di Cina e Stati Uniti, che però dei passi li stanno facendo, il capo della diplomazia di Papa Leone XIV spinge il pressing sulle istituzioni UE per poter favorire un reale clima di pacificazione e distensione.
Partendo dall’assunto che «serve il contributo di tutti per maggiori passi verso la pace», le parole dette dal cardinale a margine di un evento presso l’Ospedale del Bambin Gesù di Roma vedono l’Europa tra i principali, se non il maggiore “indiziato” a dover collaborare maggiormente per la pace: rispondendo alle domande su quali passai servono oggi per convocare una tregua stabile tra Ucraina e Russia, Parolin sottolinea la grande difficoltà di uno scenario di guerra complesso e ormai duraturo, questo non toglie però che l’Europa soprattutto «assuma un ruolo di protagonismo maggiore».

La Chiesa da tempo svolge opere di mediazione, promuovendo una diplomazia interamente dedicata alla pace tra i popoli, ma serve che anche gli altri attori internazionali diano molto più di quanto avvenuto finora, specie dall’Unione Europea che non sembra in grado di garantire un percorso di pace duraturo e di livello: «la speranza è che l’Europa, anche rispetto a quanto detto da Orban ieri, possa avere maggior protagonismo». Il riferimento è alla visita del Premier ungherese in Vaticano presso Papa Leone XIV, con visita poi allargata anche al Segretario di Stato. Secondo Parolin l’incontro con il leader di Budapest è stato «bello» e sono emersi vari punti di vista «cercando di avvicinare le posizioni distanti».
PACE, CINA, E AMERICA: LO SFORZO DELLA SANTA SEDE PER LA DIPLOMAZIA (QUELLA VERA)
Europa, ma non solo, dato che per la Santa Sede per autentici sviluppi di pace occorre giocoforza l’impegno delle più grandi potenze mondiali: «credo che anche la Cina abbia qualcosa da dire sulla pace, e serve che l’America si coinvolga». In tal senso, la presenza di Trump in Oriente per i viaggi concordati anche con il Presidente Xi Jinping – non solo sui dazi – è un buon viatico, secondo Parolin, per allargare il discorso della pace.

Come del resto ha sottolineato di recente anche l’ambasciatore cinese in Francia – Deng Li – riferendosi alle attuali trattative di pace per far terminare la guerra in Ucraina, anche da Pechino viene vista l’Europa come elemento «indispensabile in un mondo multipolare stabile». L’UE può davvero giocare un ruolo importante in un contesto di assoluta incertezza come questo, ma deve iniziare a fare le proprie mosse, non rimanendo “ingabbiata” in vincoli, veti e timori di esprimere una reale posizione chiara.
Il cardinale Parolin è sempre da leggere anche tra le “righe”, da abile diplomatico quale è e incentrato su molte trattative di pace anche non per forza “pubbliche”: quando dunque dice ai microfoni dei giornalisti che ad oggi «qualche negoziato è in corso, magari non pubblico e non a conoscenza», significa che certamente il tema della pacificazione dal Medio Oriente all’Ucraina è ben inserito nelle dinamiche internazionali, sebbene i risultati siano ancora di là da venire.
