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Home » Sanità, salute e benessere » ABORTO/ 25 anni di “pillola del giorno dopo”, quei problemi aperti che chiedono ai giovani più maturità

  • Sanità, salute e benessere

ABORTO/ 25 anni di “pillola del giorno dopo”, quei problemi aperti che chiedono ai giovani più maturità

Paola Binetti
Pubblicato 2 Novembre 2025
(foto dal web)

(foto dal web)

Cosa è cambiato a 25 anni dalla commercializzazione di Norlevo, la cosiddetta “pillola del giorno dopo" utilizzata per la contraccezione d’emergenza

Nel settembre del 2000 il ministero della Salute autorizzò la commercializzazione di Norlevo, come contraccezione d’emergenza, con obbligo di prescrizione medica: la “pillola del giorno dopo” appare in quel momento per la prima volta nelle farmacie italiane. Da allora, con liberalizzazioni successive, è diventato sempre più facile poter accedere all’acquisto della pillola.


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Cosa è cambiato con la contraccezione d’emergenza

Indubbiamente la “cultura della contraccezione”, intesa come l’insieme delle conoscenze, degli atteggiamenti sociali e dell’accessibilità ai farmaci è stato uno dei fattori che maggiormente hanno influenzato i comportamenti sessuali e riproduttivi delle adolescenti in Italia.


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Nei primi anni 2000, la contraccezione, soprattutto quella d’emergenza, era percepita più come un tema “morale” che sanitario. Le adolescenti avevano pochissima educazione sessuale e la “pillola del giorno dopo” era vista come abortiva da larga parte della popolazione.

Inoltre, le minorenni per acquistare la pillola del giorno dopo avevano bisogno di ricetta e consenso genitoriale. Molte adolescenti avevano una visione incompleta, spesso distorta di ciò che era la contraccezione e vi facevano ricorso tardivamente, per cui erano ancora frequenti le gravidanze precoci e spesso gli aborti giovanili.


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Negli anni 2010 si è notata una graduale transizione culturale. L’aumento dell’uso di Internet, dei social e di siti specializzati ha reso più accessibili tutta una serie di informazioni scientifiche. E le campagne del ministero della Salute e dell’OMS (dal 2015 in poi) hanno cercato di dimostrare che la contraccezione d’emergenza non è abortiva.

Inoltre nel 2014 appare sul mercato EllaOne, che risulta efficace fino a 5 giorni dopo il rapporto sessuale: è la cosiddetta pillola del quinto giorno. Ma soprattutto dal 2015 (EllaOne) e poi dal 2016 (Norlevo), possono essere acquistate dalle maggiorenni senza prescrizione. Dal 2020, anche le minorenni possono farlo liberamente.

Questo ha ridotto molti ostacoli burocratici e psicologici, per esempio la vergogna nel chiedere la ricetta, la paura di essere giudicate, ecc. Ma non sempre ha contribuito a sviluppare una conoscenza reale e una comprensione efficace del valore della sessualità oltre che della salute riproduttiva con i loro aspetti psicologici e morali.

Una conseguenza diretta di questo nuovo approccio alla contraccezione d’emergenza è stato il maggior consumo dei farmaci e soprattutto si è anticipato in modo allarmante il momento dell’assunzione della pillola. Contestualmente, dal 2005 al 2022, le interruzione volontarie di gravidanza (IVG) sotto i 20 anni sono calate di oltre il 40%. Persistono ancora molte disuguaglianze territoriali tra Nord e Sud; l’educazione sessuale, sia a livello famigliare che scolastico, è ancora frammentaria e sembra prevalere una vera e propria dipendenza da Internet. Molte adolescenti si informano online, ma non sempre su fonti affidabili.

Un quesito etico di grande interesse

La pillola del giorno dopo e quella del quinto giorno interrompono una gravidanza già avviata, oppure agiscono principalmente ritardando o impedendo l’ovulazione? In altre parole, sono abortive o no? Esistono due documenti del Comitato nazionale di bioetica (CNB), che è sempre utile ed interessante rileggere, la “Nota sulla contraccezione d’emergenza”, approvata dal CNB il 28 maggio 2004 e la “Nota in merito alla obiezione di coscienza del farmacista alla vendita dei prodotti contraccettivi d’emergenza”, approvata dal CNB il 25 febbraio 2011.

Manifestazione pro aborto in Germania, 2024 (Ansa)

Nel documento del 2004, il CNB metteva in evidenza che per la contraccezione d’emergenza a base di Levonorgestrel (Norlevo) erano ipotizzate due possibili meccanismi d’azione: uno anti-ovulatorio/pre-fertilizzazione, che inibisce o ritarda l’ovulazione e uno post-fertilizzazione, che modifica la mucosa uterina o la motilità tubarica in caso di fecondazione, impedendo all’embrione di fissarsi alla parete uterina per crescere e svilupparsi.

Il CNB sottolineava chiaramente come questo secondo meccanismo d’azione coinvolgeva la tutela del concepito e quindi anche il ruolo del medico. In altri termini ci troveremmo davanti ad un vero e proprio aborto precoce, se non precocissimo. Per questo il CNB riconosceva al medico la possibilità di avvalersi della “clausola di coscienza” nel rifiutare la prescrizione o la somministrazione della contraccezione d’emergenza, qualora ritenesse che c’era un potenziale effetto abortivo.

Venuta meno la necessità della prescrizione per il medico è venuta meno la sua responsabilità, ma il problema conserva tutta la sua intensità sul piano morale e impone una seria riflessione in chi fa uso della pillola.

Con la nota del 2011, il CNB estendeva la riflessione anche al farmacista, affermando che, a certe condizioni, si sarebbe potuta riconoscere la possibilità di obiezione di coscienza anche da parte del farmacista che vende prodotti per la contraccezione d’emergenza. Lo stesso CNB però poneva due condizioni essenziali: che la donna avesse comunque la possibilità concreta di ottenere il farmaco attraverso un’altra farmacia disponibile; che le istituzioni competenti provvedessero a garantire il diritto al farmaco, senza lasciare sola la persona.

Le due note del CNB hanno indubbiamente contribuito a rendere molto più chiaro il dibattito etico sotteso alla contraccezione d’emergenza, dando legittimità alla percezione che l’uso della pillola sia “moralmente controverso”, anche se non abortivo in senso tecnico.

Oggi, sulla base di recenti studi scientifici, la contraccezione d’emergenza è riconosciuta come farmaco di uso comune, con accesso libero, confermando che il levonorgestrel agisce pre-ovulatoriamente e non interrompe una gravidanza già avviata. OMS e Agenzia Europea per i medicinali (EMA) ribadiscono che non è abortiva. Per qualcuno il dubbio resta.

Conclusione

Se i giovani comprendono meglio i metodi contraccettivi, quando e come usarli, cosa fa la “pillola del giorno dopo”, è probabile che la utilizzino in modo più corretto o, meglio ancora, evitino il ricorso alla contraccezione d’emergenza. Ma è fondamentale aver presente che l’educazione affettiva e sessuale non riguarda solo “metodi contraccettivi”, ma anche e soprattutto relazioni, emozioni, identità, consenso, rispetto del corpo.

In questo quadro, un uso troppo frequente della contraccezione d’emergenza può essere visto come segnale che i giovani non sono sufficientemente attenti alle relazioni, al rischio, al proprio corpo. L’educazione sessuale per essere realmente efficace deve inserirsi in un più ampio quadro di educazione affettiva, in cui le stesse differenze di genere e la complementarità tra i sessi trovano il loro senso e il loro significato più pieno.

Quando gli strumenti educativi mancano, i giovani possono trovarsi in rapporti non protetti, utilizzare la pillola del giorno dopo perché “ultima risorsa” piuttosto che usare un metodo più stabile. Un’educazione sessuale debole, che non ponga in primo piano il valore delle relazioni durature e permanenti, come accade ad esempio per la maternità e la paternità, può far aumentare il ricorso alla contraccezione d’emergenza come “rimedio” piuttosto che come scelta informata. In una educazione affettiva, integrata da una educazione sessuale matura, la percezione della maternità e della genitorialità trova il suo pieno significato come progetto personale e di coppia.

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