Salvo Palazzolo, indagato giornalista Repubblica per depistaggio Borsellino/ Bonafede fa perquisire casa e pc

- Niccolò Magnani

Salvo Palazzolo, indagato giornalista di Repubblica per aver dato notizia del depistaggio di Borsellino nella strage di Via d'Amelio. Ecco che cosa è successo: Bonafede fa perquisire casa

Strage di via D'Amelio Strage di Via d'Amelio, l'attentato al giudice Borsellino (LaPresse)

La Strage di via d’Amelio, purtroppo, continua ancora a generare polemiche e misteri nonostante siano passati 26 anni dal vile attentato al giudice Paolo Borsellino. È notizia di ieri delle indagini contro il cronista di Repubblica Salvo Palazzolo, cui viene contestato il reato di rivelazione di notizie dopo quell’articolo del marzo scorso in cui diede atto della chiusura dell’indagine sui poliziotti accusati di avere “creato ad arte” il pentito Vincenzo Scarantino. Sei mesi fa la svolta: «La procura di Caltanissetta ha chiuso l’indagine sul colossale depistaggio che ha tenuto lontana la verità per tanti anni e si apprestava a chiedere un processo per il dottore Mario Bo, per l’ispettore Fabrizio Mattei e per Michele Ribaudo (all’epoca era agente scelto)», riporta la stessa Rep. Ebbene, secondo la sentenza recente del Borsellino Quater, «soggetti inseriti negli apparati dello Stato indussero Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni sulla strage che uccise il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e i poliziotti della scorta». Ora la Commissione Antimafia della Regione Sicilia ascolterà in audizione Palazzolo, indagato ufficialmente per rivelazione di segreto d’ufficio, dopo che la sua abitazione è stata perquisita da diversi ispettori mandati dal Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Al cronista sono stati sequestrati un cellulare, un tablet e tre hard disk: è lo stesso Guardasigilli a spiegare a Repubblica come «la perquisizione ha interessato l’Ufficio ispettorato perché faccia i dovuti accertamenti e le relative valutazioni sulla vicenda».

SINDACO DI PALERMO: “PARADOSSALE”

Le levate di scudi contro le indagini al collega di Rep sono già partite, su tutti l’Ordine dei Giornalisti che interviene duramente contro le ultime novità dalla Sicilia: «Definire inaccettabile l’ennesima perquisizione a danno di un cronista, nel caso specifico Salvo Palazzolo di Repubblica è il minimo che si possa fare, ma non basta, così come non è sufficiente condividere parola per parola il comunicato della Fnsi e dell’Associazione siciliana della stampa», spiega il presidente Carlo Verna. La Fnsi qualche ora prima aveva scritto in un comunicato pubblico, «Ancora un giornalista indagato per aver dato una notizia. Cioè per aver svolto il proprio dovere di informare i cittadini. Questa volta è successo a Palermo, al cronista di Repubblica Salvo Palazzolo, la cui casa è stata perquisita, il cui telefono è stato sequestrato, il cui computer è stato passato al setaccio. Al fianco del collega Palazzolo, a cui la procura di Catania contesta di aver ‘rivelato notizie’ nell’articolo con cui a marzo diede atto della chiusura dell’inchiesta sul depistaggio del pentito Vincenzo Scarantino nell’ambito delle indagini sulla strage Borsellino, si schierano la Federazione nazionale della Stampa italiana e l’Associazione Siciliana della Stampa», spiega il sindacato dei giornalisti. Tra i primi commenti “extra giornalistici” è il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ad intervenire così sulle indagini contro Palazzolo: «Fermo restando l’obbligatorietà dell’azione penale e la possibilità per i magistrati di svolgere tutte le indagini che ritengono utili ed opportune nei confronti di chiunque sia sospettato di aver commesso reati, non posso che auspicare che alla fine di questa triste vicenda a pagare siano eventualmente coloro che hanno tradito lo Stato e non certamente i giornalisti che hanno assolto al loro dovere/diritto di informare i cittadini. Un dovere/diritto che è un elemento fondamentale della democrazia».





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