In seguito alla svalutazione del peso messicano nel 1983, molte aziende americane hanno approfittato del tasso di cambio favorevole per spostare le loro fabbriche di assemblaggio dagli Stati Uniti al Messico, alla ricerca di manodopera a basso costo. Centinaia di migliaia di messicani, molti dei quali avevano perso la loro terra a causa delle politiche agricole del Messico, si sono spostati a nord per lavorare nelle maquiladoras, fabbriche che lavorano in regime di esportazione temporanea con contratti di subappalto. Durante gli ultimi anni, però, è stato chiuso più di un quarto di questi stabilimenti, poiché le aziende hanno trovato manodopera ancora più a buon mercato in Asia. Centinaia di migliaia di posti di lavoro lungo il confine sono spariti, gettando l'economia messicana in una situazione ancor più critica e rendendo disoccupazione e sottoccupazione la norma piuttosto che l'eccezione.