Professore ordinario di Fisica Superiore all'Università di Firenze. Ricercatore al CISE dal 1957 al 1970; dal 1960 al 1962 ricercatore alla Stanford University; dal 1969 al 1970 visiting professor al Phys. Dept. MIT; è stato visiting scientist in molte occasioni in università e laboratori degli Stati Uniti, Europa, Russia. Dal 1975 al 2000 è stato Presidente dell'Istituto Nazionale di Ottica. Ha aperto con ricerche originali i seguenti campi scientifici: statistica dei fotoni, dinamica non lineare del laser, caos deterministico, strutture spazio-temporali (patterns) in sistemi ottici estesi, applicazione della dinamica non lineare ai processi percettivi e cognitivi. Vincitore del premio Enrico Fermi 2006, è autore di oltre 300 lavori scientifici su giornali internazionali e di alcuni libri
Continuano le riflessioni alla luce della lettera che Benedetto XVI ha inviato a Piergiorgio Odifreddi. TITO ARECCHI spiega le distinzioni tra quanto sostenuto dai due
Il fascino dell’indagine scientifica raccontata come un dialogo senza fine con la natura in un continuo arricchimento di conoscenza: un’esperienza profondamente umana. Parte seconda.
Il fascino dell’indagine scientifica raccontata come un dialogo senza fine con il mondo della natura in un continuo arricchimento di conoscenza: un’esperienza profondamente umana.
Per capire come facciamo scienza dobbiamo esplorare come conosciamo il mondo, se e perché non siamo robot, se le nostre rappresentazioni mentali riflettono il mondo o inventano un mondo.
Un gruppo di scienziati ambientali guidato da Johan Rockstrom di Stoccolma ha cercato di stabilire dei limiti per i processi bio-fisici che determinano la capacità della Terra di autoregolarsi. TITO ARECCHI elenca i settori ambientali nei quali occorre assolutamente non superare i “limiti” consentiti
Un’analisi del processo di formazione del linguaggio fisico-scientifico che ne evidenzia la potenza predittiva da cui discende la carica rivoluzionaria della scienza moderna.