Religione da fantascienza?

Negli Usa si discute molto dell’ultima puntata della serie televisiva Lost. Il commento di LORENZO ALBACETE

Questa settimana, chi segue con entusiasmo i notiziari televisivi si è trovato di fronte a una serie di servizi, dettagliati e ripetitivi, sugli stessi eventi: la marea di petrolio nel Golfo del Messico e il suo impatto ambientale con le relative implicazioni politiche; il tempo disastroso nel Midwest e nel Sud del Paese (tornado, temporali devastanti, alluvioni, incendi nelle foreste, ecc, tutti presi in esame da ogni possibile angolazione); il pericolo di una nuova recessione, conseguenza della “crisi greca” in Europa; la corruzione a Wall Street; la vita privata dei protagonisti dello sport: l’orientamento sessuale e la competenza e ideologia giuridica di Elena Kagan, candidata del Presidente Obama alla Corte Suprema; l’influenza del Tea Party Movement nelle prossime elezioni in Pennsylvania, Florida e Kentucky; il problema dell’immigrazione e il crescente boicottaggio verso l’Arizona per la sua nuova legge sull’immigrazione; il vero luogo di nascita di Barack Obama e se è o no il presidente legittimo degli Stati Uniti, e via dicendo.

 

Tutte queste storie hanno due cose in comune: su di esse non vi è nulla di veramente nuovo da dire (a parte forse la possibile estensione della marea nera alla costa orientale) e tutte sono state politicizzate (tranne forse i tornado e il comportamento degli sportivi).

La storia che ha attirato la mia attenzione come potenzialmente interessante non è stata riportata dai notiziari delle televisioni via cavo, ma è apparsa nell’ultima edizione di Time. Si tratta della chiusura, la prossima settimana, della serie televisiva di fantascienza Lost trasmessa dalla ABC.

Purtroppo, personalmente non ho visto nessun episodio di Lost e ciò che ne so deriva da quanto letto e da conversazioni con amici che la hanno seguita appassionatamente fin dal suo inizio nel 2004 (sembra che tutte le puntate siano disponibili su internet, per cui spero di poterle vedere prima o poi).

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Tutto ciò mi ha ricordato l’impatto che ebbe il programma Star Trek al suo inizio nel lontano 1966 e che continuò per tre stagioni. Allora io ero uno scienziato e ricordo bene il mio entusiasmo nel vedere un programma di fantascienza serio, che poneva domande intelligenti e proponeva risposte razionali.

 

Per lo più,domande e risposte erano razionali dal punto di vista scientifico, ma ogni tanto venivano sollevate anche questione di tipo filosofico. Mi ricordo che nel laboratorio in cui lavoravo passavamo ore a discutere vivacemente sull’episodio della settimana (eravamo impiegati del governo federale da cui non ci si aspettava che si lavorasse duramente!). Star Trek è poi diventato un vero e proprio meccanismo con ogni tipo di versioni, film, attori e ruoli, ecc, e molti di noi fan delle origini abbiamo smesso di seguirne gli sviluppi.

 

A mio parere nella fantascienza la vera innovazione nella direzione della filosofia e della religione è avvenuta nel 1968 con il film 2001, Odissea nello Spazio, diretto da Stanley Kubrick e scritto da Kubrick and Arthur C. Clarke. Il film tratta argomenti quali l’evoluzione dell’uomo, la tecnologia, l’intelligenza artificiale e la vita extraterrestre.

 

Fin dalla prima volta che l’ho visto, ho pensato che la chiave del suo significato stesse nell’uso del poema sinfonico Così parlò Zarathustra di Richard Strauss per rappresentare l’evoluzione filosofica dell’Uomo teorizzata da Nietzsche. Qualche mese dopo potei parlare con Clarke e gli chiesi se la mia interpretazione fosse corretta. La sua faccia si illuminò ed esclamò: “Sì. sì! Hai capito perfettamente”.

 

2001, Odissea nello Spazio è oggi riconosciuto da molti critici e dal pubblico come uno dei più grandi film mai fatti, tra i dieci migliori film di tutti i tempi. Nel 1991, fu definito “culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo” dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti e scelto per la conservazione nel Registro Nazionale dei Film.

 

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A quanto pare, Lost espande considerevolmente l’uso della fantascienza per porre questioni filosofiche. Invece di proporre una sola interpretazione della vicenda umana, Lost offre molte prospettive filosofiche, lasciando allo spettatore di definire la propria. Inoltre, la serie va oltre la filosofia e la religione e affronta intelligentemente anche questioni relative alla spiritualità, alla battaglia tra il bene e il male e alle possibilità di redenzione e salvezza.

 

Purtroppo, secondo il Time, “i protagonisti in Lost sono collettivamente – per citare lo studio sul mito di Joseph Campbell – l’Eroe dalle Mille Facce, o almeno una dozzina o giù di lì. È una concezione di eroismo adatta al nostro complicato e interconnesso mondo, dove i problemi sono troppo complessi per un unico Salvatore”.

 

Il rifiuto di un Salvatore unico… La modernità ha sviluppato il suo mito intelligente. Mi chiedo chi potrebbe realizzare un programma dove la fantascienza è diretta a rivelare la realtà di un unico Salvatore. Chi scriverà e dirigerà una serie, chiamata magari Found (trovato), basata sulla trilogia di fantascienza di C.S. Lewis?

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