Il genio dei Magi

- Romano Christen

Qual è il significato dell’epifania? Il genio dei Re Magi è stato nella libertà di mettersi in moto per seguire un segno: la cometa. L’editoriale di ROMANO CHRISTEN

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Andrea Mantegna, Adorazione dei Magi (1495-500) (Immagine d'archivio)

Sono contento, anzi fiero di essere in missione a Colonia. È una delle città più antiche d’Europa, fondata da Agrippina, la mamma del terribile imperatore Nerone. Ovviamente non è questo ciò che ha reso la mia città famosa. La sua fama, ancor oggi, è dovuta a ciò che è la meta turistica (dicono le statistiche) più visitata in tutta la Germania: il Duomo. Chissà cosa dicono le guide turistiche giapponesi o cinesi di questa imponente costruzione gotica… Fino a qualche decennio fa era chiaro ad ogni visitatore che esso non era che un grande scrigno costruito per ospitare, al suo interno, ciò che pellegrini da tutta Europa per secoli sono venuti a venerare: uno scrigno vero e proprio, la più grande opera di oreficeria della cristianità, realizzata dal famoso orefice Nicola di Verdun. Perché tante gemme preziose e tanto oro? Perché lungo i secoli ogni re e imperatore del Sacro Romano Impero, non appena incoronato ad Aquisgrana, veniva a venerare questo scrigno? Perché in esso si venerano i tre personaggi che non mancano in nessun presepe: i Re Magi. 

Cosa sappiamo di loro? A dire il vero ben poco. O meglio: l’evangelista Matteo ci ha trasmesso l’essenziale. Si trattava di appassionati e indomiti ricercatori di Infinito. Scrutavano gli astri del cosmo per scoprire il segreto dell’universo, ciò che dà senso e direttiva all’agire dei popoli e alla vita di ogni uomo. Il loro genio è stato di alzare lo sguardo per guardare all’orizzonte ultimo – ma, soprattutto, il loro genio è stato nella libertà di mettersi in moto per seguire ciò che avevano riconosciuto come segno: la cometa. Non è mai facile mettere in gioco tutto di sé per seguire un ideale. In questo tendiamo un po’ tutti ad essere codardi. Loro no: hanno intrapreso il lungo cammino e non hanno evitato fatiche e prove.

Ma la loro vera grandezza umana, il loro vero genio religioso, lo hanno testimoniato al loro arrivo a Betlemme. Dinnanzi al bambino nella culla si sono prostrati. Tutta la fatica, tutta la luminosità della cometa solo per un bambino?! Sì. Loro, in quel momento, hanno capito: l’universo, la verità del cosmo, ciò che vale per la vita dei popoli e per la salvezza dell’uomo non è qualcosa, ma questo Uno: l’Immanuel – il Dio fatto uomo per diventare amico delle Sue creature. Loro sono stati i primi a testimoniare questa grande verità: la vera intelligenza non sta nel trovare un principio, una formula, una teoria risolutiva di tutto, ma di giocarsi in questa Presenza, di vivere un rapporto personale con il Logos divenuto carne.

Come il duomo di Colonia rimanda lo sguardo allo scrigno dorato che racchiude al suo interno, così la Chiesa in questo Anno della Fede ci richiama a riporre ogni nostra speranza, l’intelligenza di vita e l’affetto del cuore, in questa Presenza che simbolicamente ammiriamo nei nostri presepi. È solo il rapporto libero con il Bambino d Betlemme che ci dà la statura di persone che vivono liete, certe, con indomita passione e operosità, anche in circostanze difficili.

Ogni anno, nel giorno dell’Epifania, in Germania migliaia di ragazzi vanno a piccoli gruppi di casa in casa: tre di loro sono vestiti da Re Magi, un quarto porta innalzato ad uno stelo una cometa dorata. Bussano ad ogni porta e annunciano cantando la nascita del Salvatore, augurando ad ognuno che Cristo lo benedica nel nuovo anno. Si chiamano, in tedesco, Sternsinger – che letteralmente significa: cantori della cometa. La gente, poi, fa loro dono di dolci (ahimé: sono montagne che si raccolgono in poche ore!) e di un’offerta di soldi da devolvere ad opere di beneficenza per bambini bisognosi in paesi del Terzo Mondo. È un’iniziativa bella che a tutt’oggi, in una società molto secolarizzata, gode ancora di grande stima. Guai a dimenticare o tralasciare una casa!

Anche questo è un segno – piccolo ma reale: chi non desidera l’augurio di un nuovo anno felice? Tutti. Ma chi glielo può dare realmente? Solo chi sperimenta personalmente un rapporto con il Bambino di Betlemme, chi cioè, anche se in modo ancora molto iniziale, ne è amico e testimone. In questo senso siamo anche noi chiamati ad essere dei Sternsinger: testimoni della luce vera, che illumina ogni uomo (e che è ben più folgorante dello scrigno dorato del Duomo di Colonia). Ognuno può, liberamente, accoglierne l’amore e rispondervi affidandosi al Suo sorriso.

 

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