L’essenziale

"Offrire i nostri corpi come sacrificio vivente" è l'esortazione di san Paolo alle prime comunità cristiane. FRANCESCO MONTINI spiega così come i nostri gesti possano essere offerti a Dio

La Chiesa è entrata nel tempo di Quaresima. Quaranta giorni che segnano il percorso di ogni credente in preparazione al Triduo Pasquale. Nell’immaginario comune si è consolidata l’idea che essa sia soltanto un periodo di privazioni e di divieti: l’astenersi dal mangiare la carne ogni venerdì o l’impegnarsi a compiere uno dei famosi “fioretti”, quei propositi di piccole rinunce che ci portavano da bambini a non mangiare le caramelle e da più grandi a non fumare le sigarette. Tuttavia potrebbe essere fuorviante limitare lo sguardo alle rinunce e ai piccoli sacrifici. Infatti, il senso del cammino che la Chiesa ci propone ogni anno, ciò che ci chiede per prepararci e educarci al momento più importante capitato nella storia dell’umanità – Dio che muore e risorge per salvare gli uomini – è ben più grande. La Quaresima è innanzitutto un cammino di liberazione. Liberazione dalle preoccupazioni e dai limiti, che ci fanno ripiegare su noi stessi. Liberazione dalle suggestioni del mondo che ci fanno illudere che la felicità arrivi solo attraverso il possesso di beni materiali o dal potere che abbiamo o esercitiamo. Siamo invitati ad alzare lo sguardo e a guardare oltre, a ricercare che cosa sia e Chi sia veramente essenziale per la nostra vita. Forse sta proprio qui il punto e il senso del periodo quaresimale, la ragione per la quale la Chiesa propone un cammino di purificazione. La Chiesa desidera, infatti, che ogni uomo e donna, mosso dalla propria personale libertà, possa riconoscere dove si trova realmente la propria vera e personale strada, il compimento della sua vita. La libertà è ciò che ci permette di rischiare, di compiere ogni gesto – come rinunciare a qualcosa di nostro, per vivere concretamente la povertà – per scoprire quella Presenza essenziale che dà il senso ultimo a ogni respiro. “Offrire i nostri corpi come sacrificio vivente” è l’esortazione di san Paolo alle prime comunità cristiane. L’Apostolo delle genti ci ricorda anche oggi che ogni nostra rinuncia, ogni nostro gesto di carità o di digiuno possono essere offerti come preghiera a Dio. Non solo per la nostra personale conversione, ma anche come invocazione di aiuto per i nostri cari, per i nostri amici, per le persone che, legate a noi, vivono situazioni difficili o drammatiche.

Questo movimento del nostro animo ci fa uscire da una dimensione ripiegata su noi stessi per abbracciare tutto il mondo. Così la Quaresima diventa un cammino di ascesi e di purificazione, per riscoprire quell’Essenziale morto e risorto duemila anni fa e ancora presente.


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