Cos’è la noia?

PIGI COLOGNESI commenta le parole di Renzi nel discorso di insediamento del semestre italiano di presidenza dell'Unione Europea: cos'è veramente la noia a cui il premier si riferisce?

Durante l’intervento di Strasburgo con cui il nostro Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha introdotto il semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea, ad un certo punto ha detto: «Se oggi l’Europa facesse un selfie vedremmo l’immagine della stanchezza e della rassegnazione, il volto della noia». «Volto della noia» è un’espressione bifronte: significa che quella faccia è annoiata o anche – magari nello stesso tempo – noiosa, cioè che sorgente di noia in chi la guarda.

Ma cos’è la noia? La parola ha un ampio ventaglio di significati che vanno dal nobile tedio esistenziale (Leopardi la definiva «in qualche modo il più sublime dei sentimenti umani»), alla banale insoddisfazione provocata dalla ripetitività. Certamente il nostro Presidente del Consiglio ha inteso la parola in modo molto vicino a questo secondo significato; come a dire che la stanchezza e la rassegnazione in cui vivono le istituzioni del vecchio continente producono quel fastidio, quella irritazione che normalmente proviamo di fronte a cerimonie lunghe e formali o a dibattiti tanto ripetitivi quanto inconcludenti. È la stesa irritazione che sperimentiamo quotidianamente di fronte, per esempio, ad un lavoro raffazzonato. Un caso banale riguarda proprio questo fatto di cronaca. I redattori del Corriere della Sera nella pagina on line del quotidiano milanese hanno citato correttamente la frase renziana nel testo del servizio, ma inspiegabilmente hanno intitolato il video che riporta la frase stessa così: «Se l’Italia facesse un selfie avrebbe il volto della noia». L’Europa è stata sostituita dal nostro paese; sarà la fretta imposta dai nuovi mezzi di comunicazione, sarà un lapsus freudiano, sarà la cattiveria di un anti renziano; fatto sta che dopo ventiquattr’ore nessuno aveva ancora corretto l’errore e per un lettore attento quella pagina aveva il fastidioso «volto della noia», la noia prodotta da un lavoro mal fatto.

Qui mi interessa segnalare che, però, la noia non è sempre così innocua e, quindi, una politica che ne è caratterizzata non produce soltanto qualcosa di cui ci si possa sbarazzare come quando si cambia canale se il programma che si sta seguendo è, appunto, noioso. La cosa è ben più grave e un atteggiamento produttore di noia può, al contrario, rivelarsi molto pericoloso.

Lo dice l’etimologia stessa della parola: deriva dal tardo latino «inodiare» che significa «avere in odio»; ciò che dà noia è nemico, tanto che Dante usa questa parola, nel primo canto dell’Inferno, per descrivere la mortale «selva selvaggia» da cui non riesce in nessun modo ad uscire. Chi ha il «volto della noia» può finire, dunque, per ingenerare un fastidio così esasperante da trasformarsi in odio.

Tornando all’Europa, viene da chiedersi se il dilagante antieuropeismo non sia giustificato dalla noia provocata da una lontananza percepita come colpevolmente incolmabile, da una burocrazia sentita come nemica, da una inconcludenza che continua ad avvolgersi su se stessa. C’è da augurarsi che la noia intesa nel suo senso più mite non si trasformi in quella del suo significato più odioso.


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