Con i caucus in Iowa è partita la campagna elettorale per le presidenziali Usa. Lo Iowa non ha molti votanti ispanici, che potranno essere decisivi a novembre. Potrebbe però dare delle prime indicazioni. In ogni caso le assemblee che si terranno certificano che l’inizio delle presidenziali è anomalo, specie nelle fila repubblicane. Nonostante la sua assenza nell’ultimo dibattito, o forse proprio per questo, Donald Trump è dato al 28%. L’altro candidato radicale tra i repubblicani, l’evangelista Ted Cruz, è al 23%. Marcos Rubio, moderato e più in linea coi postulati classici dei repubblicani, si trova al 15%. Jeb Bush, anch’egli rappresentante dell’ala moderata, è giunto in Iowa praticamente fuori gara.
La svolta dei leader del partito repubblicano negli ultimi giorni è stata molto significativa. Non vogliono più che Trump perda forza perché lo considerano il miglior freno a Cruz, che non è un outsider, che ha più confidenza con i meccanismi del partito e che ha più capacità per essere il candidato finale rispetto all’eccentrico milionario. Cos’è successo negli Usa perché una parte importante della destra scelga di identificarsi con le idee che fomentano l’odio verso gli immigrati?
Anche sul campo dei democratici il fronte “anti-establishment” è forte (Sanders è quasi alla pari con la Clinton). È un’altra fase di quella polarizzazione che Obama ha riconosciuto come fallimento della sua gestione nel suo ultimo discorso sullo stato dell’Unione? Una polarizzazione già presente negli ultimi anni di Bush e alimentata dallo stesso Obama e dal Tea Party. Ma forse qui siamo già oltre. Perché Trump è andato avanti grazie all’aver messo in discussione riferimenti costituzionali, all’aver scommesso sulla discriminazione religiosa, la tortura e la calunnia verso lo straniero. Il successo di Trump si basa sull’esplosione dell’insoddisfazione di una classe media bianca che, nonostante la crescita economica, si è scoperta più povera e si sente defraudata dal sistema.
Forse si può concludere che il fantasma dello sconcerto e del malumore è presente su entrambe le sponde dell’Atlantico. L’Occidente disilluso e spaventato si affida alla politica scadente di Trump negli Usa, al Front National in Francia, a Pegida in Germania, a Syriza in Grecia, a Podemos in Spagna… Gli ingredienti sono differenti in ogni nazione, ma hanno lo stesso carattere anarchico, utopico ed essenzialista (la regola della maggioranza è assoluta e non deve essere sottoposta ai procedimenti costituzionali o istituzionali).
In fondo si tratta di un problema di educazione. C’è stata, ha spiegato il politico spagnolo ed ex membro dell’Eta Teo Uriarte, “una cattiva educazione politica esercitata dai partiti tradizionali, che hanno monopolizzato la politica, portando il cittadino a essere un mero consumatore dei benefici della democrazia”. Quel che Uriarte dice dei partiti si può applicare alle istituzioni europee. In entrambi i casi il potere si esercita deresponsabilizzando il cittadino che si ritrova senza il suo “prodotto” democratico quando arriva la crisi.
La fedeltà ai riferimenti costituzionali si è potuta mantenere viva quando i valori e i principi che li sostenevano erano evidenti a tutti. L’umanesimo integrale, condiviso negli anni ’40 del secolo scorso, ha permesso a Maritain di non chiedere un accordo sulle loro basi. Questo è esattamente ciò che è scomparso. È inutile arrabbiarsi per la situazione attuale. È più pratico guardare in faccia lo spavento e la paura, la frustrazione di molti, cercare di capire le ragioni che portano ad abbracciare false soluzioni quali la discriminazione o la rivoluzione.
Come ha fatto papa Francesco, nel suo discorso al corpo diplomatico di alcuni giorni fa: “Sono sorti non pochi interrogativi sulle reali possibilità di ricezione e di adattamento delle persone, sulla modifica della compagine culturale e sociale dei Paesi di accoglienza, come pure sul ridisegnarsi di alcuni equilibri geo-politici regionali. Altrettanto rilevanti sono i timori per la sicurezza. […] Desidero, dunque, ribadire il mio convincimento che l’Europa, aiutata dal suo grande patrimonio culturale e religioso, abbia gli strumenti per difendere la centralità della persona umana”.
La politica scadente deve essere combattuta, come devono essere compresi i motivi che portano a considerarla come pregiata. Quali sono questi strumenti di cui ha parlato Francesco? Non si tratta della catena della tradizione che portava una certa educazione politica, perché questa catena si è rotta. L’ideologia condivisa non serve, ma occorre affermare, segnalare e dilatare quegli spazi dov’è presente quel che è alla base della democrazia: l’amore alla persona, la carità. Dovunque si trovino. Come lo furono sicuramente in origine i caucus dell’Iowa. Naturalmente, con tutte le loro implicazioni, istituzionali e legislative.