Non le lacrime di CR7 ma quelle di Francesco

- Maurizio Vitali

Chiunque vinca la finalissima, il mondiale di calcio è finito: i Barbari hanno sfondato il limes del Sacro Euro-Latinoamericano Impero del Pallone

modiali qatar marocco portogallo 1 lapresse1280
Mondiali in Qatar 2022: quarti di finale, Marocco-Portogallo 1-0 (LaPresse)

Chiunque vinca la finalissima, il mondiale di calcio è finito: Barbari hanno sfondato il limes del Sacro Euro-Latinoamericano Impero del Pallone. Con ciò hanno già vinto. Clamorosamente i Barbari Vu’ cumprà passando non da Ceuta e Gibilterra, ma da Doha. Meno clamorosamente, anche altre tribù di Barbari africani e mediorientali, ai quali per giunta sembra interessare più l’Onore che la Coppa. E questo è dignità umana e valore morale.

La gioia del gol inutile

Ma in principio non fu il Marocco, bensì l’Iran. Cronologicamente, s’intende. L’Iran della prima partita, Girone B, della quale non fregava niente a nessuno. Si presero dagli inglesi Lord del Football sei, dicasi sei, peraltro prevedibili e previste,  pappine. Sì, ma per due volte, dicasi due, i poveri sudditi degli ayatollah bucarono la rete dei sussiegosi sudditi di Sua Maestà Re Carlo III. Sprizzando incontenibile gioia per ogni gol, fa niente se inutile. E con loro sprizzavano gioia i loro tifosi – anzi, meglio, la loro comunità – sempre entusiasticamente solidale con i loro beneamati… nella buona e nella cattiva sorte, per tutti i 90 minuti e recuperi che arbitro ti manda.

Anche noi, una volta, forse: nel magico 1982 di Rossi, Bearzot e Pertini ci sentimmo uniti in chiave nazional popolare, gioiosamente identificati con i nostri eroi. Ma solo dopo la tripletta di Pablito: prima la stampa dei furbi non aveva cessato di dileggiare e sputare disprezzo a mitraglia, e il popolo era andato ai vari allenatori da tastiera della Lettera 32.

Tornando all’Iran. Non se ne sarebbe accorto nessuno che fosse calamitato dalla propria squadra del cuore e perciò distolto da altri accadimenti. Poteva accorgersene invece un italiano non calamitato, anzi, con l’ormone del tifo azzurro-tricolore dormiente dal dì dalla Caporetto macedone e con lo sguardo docile allo zapping. Be’, sia come sia, costui, con l’esigua curiosità residua, ha potuto cogliere in quei pivelli tanti segni di bellezza e di valore: voglia di fare bene al di là del risultato, piacere del gioco, legame con la comunità (non con la curva degli ultrà). Comunque poi al Galles che è pur sempre roba della Corona Britannica, gli iraniani hanno inflitto un due a zero, che sono sempre soddisfazioni. Poi, ciao. Fuori. Pazienza.

Prime Donne e Barbari con onore

Ciao anche all’Arabia Saudita, Girone C, che va fuori (con il Messico) dopo aver piegato niente meno che l’Argentina di Messi. Non passa il turno neanche la Tunisia, Girone D, ma resterà in memoria l’uno a zero contro la Francia “stellare” (e molto molto qatariana). Girone E, il Sol Levante, incredibilmente, oscura in due mosse Spagna e Germania, la quale non passa neanche il turno ed apre la mesta processione delle Nobili Escluse. Chissà, forse si aspettavano un harakiri dai giapponesi? Girone F,  i Vu’ cumprà delle meraviglie pareggiano con la Croazia e le suonano a Belgio e Canada; nel Girone G il Brasile degli Dei Carioca si fa mettere sotto dal Camerun, presagio dei quarti in cui il Brasile sarà sbattuto fuori dalla Croazia; e nel Girone H sorte analoga capita al Portogallo del CR7 pluri-pallon-dorato ad opera dei Coreani del sud; sarà poi il Marocco a dare il colpo finale ai Lusitani, nei quarti di finale.

I Barbari si sono battuti con onore. Le periferie sono diventate protagoniste, chiunque vincerà la Coppa.

 Occidente e Barbari schiavisti

Nella quadriglia rimasta per il gran finale due primedonne dei quartieri alti (Argentina e Francia) e due outsider delle periferie (la Croazia e soprattutto il Marocco). Le vittorie morali sono quelle che più contano, e la vittoria morale delle periferie c’è, inoppugnabile. Ottenuta con convinzione, baldanza, energia, leggerezza.

E l’Occidente euro-latinoamericano? Anche la vicenda calcistica mostra che l’egemonia è perduta. L’Occidente non può più vivere di rendita sulla propria presunta e passata centralità geo-politica e supremazia economica. Si attacca al denaro, che non puzza mai ma che alla fine vince sempre lui, si mangia tutto, anche il bello dello sport. Anche sui soldi dettano legge o quasi i Barbari, quelli peggiori: i Barbari Petrolier-Schiavisti del Paese ospitante, finanziante e corrompente, la cui squadra se n’è uscita felpatamente al primo giro, tanto a quelli lì gliene importa nulla del calcio, se non per fare affari, dilatare investimenti e potere fuori e dentro il limes del Vecchio Impero. Essi sono già nei quartieri alti del Potere, la loro periferia è tutta di schiavi immigrati.

Arcobaleno, foglia di fico

Nemmeno è più credibile il farsi vanto da parte del Vecchio Impero d’essere i paladini dei diritti umani, della libertà e della democrazia: lo fa quando gli comoda, si guarda bene dal farlo quando ci sono interessi di mezzo. E quando lo fa, il paladino dei diritti, spesso lo fa malissimo. Senza verità. Esempio vistoso: i giocatori tedeschi, che avrebbero voluto (così dicono) indossare in campo la fascia arcobaleno per difendere i diritti della “comunità Lgbt”, ma non gli è passato nemmeno per la testa di indossarne una, poniamo nera, di lutto per le migliaia di schiavi (ribadisco: schiavi, nonostante apparenti accenni di riforme) morti nel costruire gli otto stadi nel deserto e di rivendicazione di diritti e tutele per le centinaia di migliaia di lavoratori immigrati schiavizzati. La crisi morale è la madre di tutte le crisi. Ci siamo dentro di brutto, e non sarà un’eventuale vittoria della Francia a tirarcene fuori.

Dovrebbe venirci da piangere lacrime amare. Non tipo quelle di CR7, di sconforto e rabbia per il declino proprio. Ma tipo quelle di Francesco, di dolore infinito e di condivisione del dolore altrui.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimi Editoriali

Ultime notizie