È una scuola basata sulla passione per il destino dei ragazzi, sul desiderio che si entusiasmino per quello che studiano, sull’ impegno perché imparino confrontandosi con la realtà, sull’intendimento che cresca in loro un pensiero critico, sulla condivisione di una comunità di vita con loro. È la scuola di Barbiana che rivive oggi in un gruppo di scuole italiane.
Nella scuola in cui insegno da una ventina di anni, l’istituto comprensivo di Sorisole, ridente paesino della bergamasca a 6 km circa dalla città, sperimentiamo da cinque anni una nuova modalità di entrare in classe e guardare i nostri ragazzi.
Tutto è cominciato nel settembre 2018, quando, totalmente ignara, ho accettato l’invito della preside Rita Fumagalli a compiere con lei il viaggio a Barbiana, in occasione dei cinquant’anni anni dalla morte del Priore. L’incontro con Edoardo Martinelli, ex allievo di don Milani, ha costituito l’imprevisto che ha dato forma nuova al nostro lavoro.
La preside si era accorta da tempo del malessere generale dei docenti, dei ragazzi e delle famiglie ed era alla ricerca di un paradigma nuovo per poter insegnare e imparare, per poter superare le spesse pareti dell’individualismo professionale, a favore di una condivisione più gioiosa e circolare dell’apprendimento e più carica di significato.
Edoardo ha immediatamente raccolto le nostre attese e si è reso disponibile unicamente a entrare in classe per poter condurre laboratori di scrittura collettiva, onde dare voce concreta alle nostre istanze e desideri. È arrivato a Sorisole ed è iniziata l’avventura: tanto lavoro insieme, il sovvertimento del ruolo di docente, la sinergia di pensiero e di scrittura tra adulti, la libertà generativa.
Edoardo ha diffuso e continua sempre a diffondere in classe la lezione dialogata, aprendo scenari conoscitivi capaci di intercettare tutti, dal primo all’ultimo alunno, investendo sulla parola come personaggio, da studiare sulla linea del tempo, anche nel suo significato etimologico, introducendo quei dialoghi socratici con sospensione del giudizio, capaci di far dialogare e argomentare intorno a un unico tavolo di lavoro tutti gli alunni e rivelando la modernità profetica e la genialità pedagogica del Priore di Barbiana.
Investire nel lavoro come vocazione, impastare le mani nel reale, ferire e lasciarmi ferire, sono stati da sempre per me, grazie all’incontro con l’esperienza cristiana, i cardini e le condizioni essenziali per costruire relazioni vive, basate sulla carnalità nella vita di ogni giorno. Ma ora in più avverto la sfida educativa di don Milani totalmente pertinente al bisogno e al grido dei nostri studenti, fin da piccolissimi e come capace di generare quel “turbamento”, che permette di apprendere a grandi e piccoli.
In cosa consiste e su cosa si fonda la pedagogia milaniana? Si tratta di una metodologia fondata fedelmente sull’aderenza al reale, sul contesto di realtà e sulla cultura informale degli allievi per favorire la corrispondenza oggi disattesa fra la parola e il pensiero, per creare e accompagnare lo sviluppo del pensiero critico in modo tale da indagare e imparare, insieme ai ragazzi stessi.
I saperi diventano così intrecciati e trasversali tra loro, capaci di accendere la motivazione per agganciare e intercettare tanto il primo quanto l’ultimo ragazzo o bambino, cui viene dato diritto di parola: durante il percorso e il processo non deve cadere a terra una sola briciola di curiosità o di cultura informale capace di attivare l’identità di chi abbiamo davanti, o accanto.
La pandemia, nonostante la sua ombra nera e lunga, ci è stata alleata e amica per poter pensare e scrivere insieme: dal Decamerone con i ragazzi a “Les Cahiers de pàndemie” tra insegnanti e con la preside, tentativi luminosi di senso e di apprendimento che stanno moltiplicandosi negli anni a grappoli, anche grazie alla possibilità concessa dalla preside di assistere alle lezioni in classe, favorendo la contaminazione attiva del processo, reso visibile attraverso la partecipazione ai nostri laboratori aperti, a chiunque fosse e sia, interessato.
I files di scrittura costituiscono veri e propri libri editi dai ragazzi, in un momento storico che grida l’urgenza di ricostruire l’alfabeto del noi, superando ogni timore dell’altro, grazie alle soft skills, così care ai nostri ragazzi e ai nostri bambini.
A titolo esemplificativo cito “L’enciclopedia dello sguardo”, libro che descrive il percorso degli occhi sopra la mascherina, sguardo come vista e sguardo come visione delle cose scritto da una classe terza media due anni fa, oppure faccio riferimento a “Trascinati dall’imprevisto: il ciclone della libertà”, libro prodotto da un gruppo classe vivacissimo e destabilizzante, che ha compiuto il triennio scatenando molteplici problematiche.
I titoli dei libri nascono sempre dalla vita che si svolge quotidianamente senza eliminare i momenti di buio di impasse, di opposizione e rifiuto da parte dei ragazzi a compiere i percorsi proposti. È strepitoso constatare come con tutte le fatiche, il disimpegno, ogni problema diventi pietra angolare, assuma la dignità di motivo occasionale che riaccende la motivazione perduta.
Non esiste tempo sprecato, grazie all’ecologia del pensiero che appartiene come punto cardine al grappolo dei dieci punti individuati per lanciare il Manifesto del Progetto “Barbiana 2040”. Dal giugno 2022 siamo divenuti scuola aprifila della Rete Nazionale di scuole e dopo il II Convegno nazionale del 1 ottobre 2022 a Borgo S. Lorenzo (FI) con la collaborazione dell’Università di Cosenza e di Macerata, seguiti e guidati da un giornalista appassionato, divenuto anche amico entusiasta, Simone Casiraghi, abbiamo dato origine a una newsletter e stiamo preparando anche un sito.
Il principio di infedeltà così caro a don Milani esalta il nostro oggi. Non si tratta di applicare nulla di quanto lui vivesse servendo “la civiltà contadina sobria e non permissiva” degli anni Cinquanta, ma di piegarsi con acume e intelligenza a evitare ogni cristallizzazione e stereotipo, esaltando quella flessibilità e quella curiosità capaci di rendere i nostri studenti “cittadini sovrani” e di saper leggere nei loro occhi il domani che ci attende.
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