Come conciliare la famiglia con il lavoro, addirittura con un’avventura imprenditoriale? La vicenda umana di Angelica, che ha dato vita 40 anni fa a una cooperativa sociale a servizio delle persone in condizione di bisogno oggi fiorente, dimostra che è possibile. Se si è animati da una forza ideale e si crede in un’amicizia capace di costruire.
Nell’ormai lontano 1982, a seguito della partecipazione a un corso per assistenti di base, promosso da Confcooperative per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di donne disoccupate, e per supplire alle necessità di coprire esigenze di cure e assistenza di anziani e persone disabili, non più sostenibili direttamente solo da enti pubblici, in modo inaspettato e molto inconsapevole, diventai Presidente di una delle prime cooperative che hanno iniziato un percorso di affiancamento e supporto alle persone fragili e alle loro famiglie, la Domus Coop.
Allora avevo 26 anni, oggi ne ho 67, ho cinque figli e nove nipoti. Ho cercato fin dal primo giorno una compagnia di persone con cui condividere l’impegno quotidiano e i servizi che via via ci venivano affidati, inventandoci le regole del lavoro e adattando i contratti esistenti alle esigenze di un mercato”povero” che ha dovuto tenere in equilibrio il bisogno di professionalità sempre più specifiche e risorse economiche talvolta insufficienti a coprire il reale bisogno delle persone malate, disabili, anziane.
Ho seguito “maestri” da cui ho attinto la passione per l’altro e la voglia di spendermi per fare crescere una socialità più giusta dove le differenze possono essere un valore e dove la fragilità possa essere guardata non come impedimento ma come opportunità di andare a scoprire la bellezza dei talenti nascosti donati a ciascuno di noi e di portarli in superficie, visibili a tutti.
Ho avuto il privilegio di partecipare alla costruzione della cooperazione sociale che ha visto in terra di Romagna l’embrione che si è sviluppato ed è diventato una rete di associazioni, cooperative e imprese sociali che costituiscono lo scheletro portante di un sistema di interventi destinati a tutelare le persone in condizione di bisogno, a prevenire rischi di reale emarginazione, a migliorare la qualità della vita attraverso servizi sociali e sanitari indispensabili al benessere di tutti.
Con il temperamento curioso, in tanti dicono anche scontroso, mi sono fidata di amici che mi hanno spronato ad andare avanti, con la schiena dritta, anche di fronte a difficoltà e certamente con l’unica forza data dalle ragioni delle persone incontrate in grave difficoltà e con la consapevolezza che il nostro lavoro merita un riconoscimento onesto e congruo all’impegno professionale speso nella progettazione, formazione, attività e verifiche dei servizi attivati e gestiti. E di me si sono fidate tante persone cui credo di aver reso con gratitudine e responsabilità condizioni il più possibile dignitose.
Sì, mi sono battuta ed ancora mi batto perché gli operatori di Domus Coop e del Terzo settore in generale ricevano la giusta valorizzazione del proprio lavoro. In cooperativa oggi siamo 164 lavoratori di cui 124 soci – 98 donne e 66 uomini -, tanti educatori, diversi operatori sociosanitari, psicologi e addetti ai servizi alberghieri.
Gestiamo comunità residenziali e diurne per minori, una casa per nuclei mamma con bimbi, residenze sanitarie psichiatriche, gruppi appartamento e comunità diurne per disabili psichici, centri educativi, aggregativi per minori e laboratori extrascolastici e, a breve, avvieremo uno spazio abitativo e di sollievo per giovani affetti da disturbo dello spettro autistico.
Quindici anni fa abbiamo iniziato un’importante opera di investimento per costruire le strutture in cui sono ospitati i servizi della cooperativa. Abbiamo firmato mutui consistenti per realizzare luoghi accoglienti adatti alle esigenze delle specifiche tipologie di assistenza, educazione, cura e riabilitazione, confortevoli ed esteticamente curate. Quella che andremo a breve a inaugurare è la quinta costruzione in proprietà.
Tutta la mia esperienza lavorativa è stata confrontata, accompagnata e sostenuta, da professionisti – in Consiglio di amministrazione, in equipe di direzione, nel gruppo dei responsabili delle strutture – che ho ascoltato, che mi hanno ascoltato, che ho questionato e che non mi hanno fatto sconti, con i quali si è instaurato un sincero rapporto di stima e di amicizia. Posso dire che la squadra ha tenuto ed è stata capace negli anni di essere creativa e propositiva all’interno, con le famiglie, con gli enti di riferimento, con i tanti soggetti del territorio che non abbiamo mai considerato concorrenti, ma collaboratori per la realizzazione di una rete territoriale capace di pensare e agire per il bene della comunità.
È stato molto attivo il rapporto con i referenti politici e gli amministratori territoriali, regionali e nazionali, sempre in un’ottica di rispetto dei ruoli, di interlocuzione, di individuazione dei bisogni e reciproca sollecitazione progettuale.
Siamo cresciuti nell’alveo di Confcooperative e nella Compagnia delle Opere abbiamo trovato amici con cui condividere ideali, identità ed esperienze. L’approfondimento e la tentativa sequela dei principi della Dottrina Sociale delle Chiesa sono stati i binari dentro cui la libertà di ciascuno di noi si è misurata, si è corretta ed è cresciuta.
Non è scontato che ci sia in ogni istante, in ogni pensiero, in ogni azione, la positiva tensione al bene dell’altro continuamente tenuta in equilibrio con il bilancio economico in modo professionale e trasparente e investire sulla crescita e consolidamento patrimoniale. C’è un modo cristiano, non confessionale, di agire che è possibile solo se sostenuto da un quotidiano esercizio comunitario di ascolto, studio, approfondimento, paragone con gli insegnamenti della Chiesa per la conservazione del Creato e la cura del benessere di tutti gli uomini.
Dalla nostra compagnia sono nate altre realtà: l’Associazione di volontariato “Gli Elefanti” , la Cooperativa “Lavoro Con” per l’inserimento lavorativo di persone con disabilità psichica, la “Fondazione Educazione e Persona”. Siamo realtà indipendenti ma interconnesse nel giudizio e nella reciproca attenzione operativa.
Nei quaranta anni trascorsi di strada ne abbiamo fatta tanta, tanti passi avanti, qualche passo indietro, mai fermi, sempre grati al cammino percorso, attenti al presente, protesi al domani.
Quanto a me, quasi al termine del mio impegno lavorativo, sono grata alle tante persone incontrate, amici, operatori, utenti grandi e piccoli, amministratori, politici, consulenti, famiglie. Di tutti conservo qualcosa nel cuore, certa che le persone che con me si sono assunte responsabilità di conduzione e gestione, proseguiranno in modo attuale e maggiormente aderente alle nuove necessità della comunità in cui operiamo, il percorso fin qui insieme intrapreso.
A questi, in particolare, il mio sincero affetto e il mio grazie.
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