Innamorarsi è, tutto sommato, una cosa facile. Innamorarsi più volte della stessa persona, questo è incredibile. Tornare a perdere la testa, a fare battere il cuore, dopo che il grande amore, messo un giorno al muro, ha avuto il coraggio di affermare di non conoscerti.
«La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per paura dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo a loro». Loro, se solo fosse dipeso da loro, sarebbero rimasti come talpe dentro le loro paure: a rimuginare il passato, condividere le loro nostalgie, ridirsi quant’erano belli i tempi in cui si viveva a rimorchio dell’amico celebre.
Abitando la claustrofobia di quello spazio – ch’era una sorta di sacristia ante litteram – non si accorgevano di quante altre storie rischiavano di perdersi per quell’essere ostinati a rileggere sempre la stessa storia, rifiutandosi ogni volta di accettare che fosse finita in maniera opposta da come loro l’avevano immaginata – e sperato ardentemente – che finisse.
Lui, d’altronde, non era uno di quegli amori da cartolina, un amico da sabato sera, l’ultimo arrivato dopo una lunga sequenza di amori tentati. Lui, il Cristo, era di una presenza che faceva la grande differenza: teneva un’incredibile capacità di riempire con l’assenza la loro menti e con la sua presenza il loro cuore. Senza lasciare un centimetro quadrato che fosse a rischio di venire occupato da altri amori.
Morto Lui, dunque, fu il disastro del cuore, una Caporetto dell’anima: “È incredibile – confidò un giorno Tommaso, «chiamato Dìdimo» -: rendersi conto di come un mondo pieno di persone possa sembrar deserto se ne manca una”.
Mancava Lui a loro: il mondo, giocoforza, sembrava deserto, inutile pareva loro anche continuare. Talvolta, però, qualcosa di incredibile attende di essere conosciuto: «Pace a voi (…) Ricevete lo Spirito Santo». Ritorna Lui, visto che se dipendesse dagli amici, ancora una volta si sarebbe ai titoli di coda della loro storia d’amore. Ritorna perché ci vuole del coraggio a innamorarsi, ma ci vuole ancora più coraggio per ritornare indietro e e mettere mano a quello che si è rotto: sbrindellata la fiducia, sfilacciato il cuore, guastata la magia della fiducia.
Quando li vide col sorriso sul volto – «I discepoli gioirono nel vedere il Signore» – si accorse che non tutto era perduto, che la situazione avrebbe potuto essere peggiore: avrebbe potuto trovarli abituati alla sua assenza. Invece! Invece eran tristi, amareggiati, cicatrici aperte, cuore in accelerazione perpetua. Fu così che, con parole povere come un tempo, permise loro di riconoscerlo, di riconoscersi: certi amori sognano più al ritorno dell’amato che al suo primo sguardo d’amore.
A essere incredibile, col senno di poi, non fu tanto lo spettacolo che Cristo offrì loro – non fece altro che mantenere la promessa fatta, quella di ritornare -, ma il fatto che gli unici ad avere il biglietto gratis per quella prima visione fossero gli stessi che, quell’amore, l’avevano abbandonato per strada quand’era rischioso lo starci accanto, l’accarezzarlo, il condividere gli sfottò e la pubblica gogna.
Ritornerà anche solo per uno, soltanto per Tommaso: «Metti qui il tuo dito guarda le mie mani (…) Mio Signore e mio Dio» (cfr Gv 20,19-31). Aveva intimato di non credere se non avesse toccato con mano quell’incredibile di cui gli avevan raccontato gli amici. Poi, però, quando se le trovò davanti, quelle mani non osò toccarle.
Fece esperienza, in presa diretta, di cos’è la fiducia: soltanto se saprò fidarmi che alla fine di quella strada, appena dopo la curva, c’è una sorpresa, troverò il coraggio d’infilarmi le scarpe per correre. Se manca, mi apparirà stupido anche soltanto il pensiero d’alzarmi dalla sedia.
“Incredibile che ci sia ancora qualcuno che dice: ‘Fidati di me’ e tu ti rendi conto che puoi davvero fidarti di lui” disse Tommaso al suo vicino, mentre il suo Maestro gli accarezzava la testa. Come quella volta, sulla piazzetta del paese. Persa la fiducia, si perderà anche la voglia di restare: neanche Cristo, in casi così, potrà riparare ciò che desidera rimanere rotto.
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