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Home » Cronaca » 25 APRILE/ Tutti i buoni motivi per raccontare ai bambini la storia vera

  • Cronaca

25 APRILE/ Tutti i buoni motivi per raccontare ai bambini la storia vera

Monica Mondo
Pubblicato 25 Aprile 2020
Roma, l'Altare della patria (LaPresse)

Roma, l'Altare della patria (LaPresse)

La storia della nostra guerra civile, assolutizzata o negata, fa ancora danni. Tante liberazioni attendono. La prima è quella dal pensiero unico

Non ho bisogno di patentini di antifascismo. Sono cresciuta tra le favole, le memorie partigiane narrate da Fenoglio e Pavese, vissute e riparate da mio padre; tra i ricordi di parenti poveri, ancora più poveri per aver sempre rifiutato la tessera del fascio; capaci di rischiare la vita per nasconder perseguitati, di scappare in montagna per non combattere una guerra sbagliata, per aiutare i partigiani “buoni”, tra una rosario nella stalla e una sortita per salire nei boschi a portare un messaggio, un po’ di cibo.


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A scuola, ancora piccolina, leggevano il Diario di Anna Frank e le Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana, e sono ferite che ancora fanno male. Conosco i canti, le lacrime, l’orrore, la paura, la voce del Duce e gli echi lasciati negli incubi dei miei genitori. Nessuno mi ha mai parlato, a scuola, delle foibe ad esempio, o del triangolo rosso in cui persero la vita, trucidati, decine e decine di innocenti, o di colpevoli che avrebbero potuti essere assicurati alla giustizia, se ci fosse stata una giustizia. I rossi erano giustizia e libertà, finché qualcuno ha ricominciato a sparare, trent’anni dopo, e si è compreso che l’ideologia è cieca e assassina.


Chiara Petrolini in carcere? Attesa decisione del Riesame/ Il legale: "Arresti domiciliari sono adeguati"


All’università arrivavano i samizdat che svelavano le ombre del gulag, e più vicino a noi, abbracciati da un papa coraggioso, la baldanza degli eroi di Danzica.

Sulla Resistenza non si può cambiare idea, ma si può e si deve saperne di più, liberarsi dalla retorica, condannare le atrocità, distinguere il male e il bene, in quella che è stata una guerra civile, non una guerra di liberazione.

Ogni Stato ha momenti fondativi, e noi abbiamo scordato il Risorgimento e datato l’unità d’Italia nel ’45. Poteva andarci peggio: in Francia festeggiano il massacro del 14 luglio, l’incipit del Terrore. Ma la storia, assolutizzata o negata, fa danni che ancora paghiamo nella politica, nelle élites della cultura, dell’informazione. Fascista è diventato sinonimo di infame, infamante l’attributo, solo che viene distribuito a raffica, a chiunque esprima idee discordanti dal pensiero decretato dall’alto. Fascista se racconti le zone oscure della Resistenza, fascista se compiangi i sacerdoti uccisi nelle campagne emiliane, fascista se  non canti “Bella Ciao”, fascistello o sospetto se i tuoi eroi non sono Togliatti e Pertini, ma piuttosto De Gasperi. Se i terroristi rossi e neri per te pari sono, e da onorare le loro vittime allo stesso modo; se non hai indulgenza per i cattivi maestri che sproloquiavano dalle aule universitarie e ritieni Tolkien un immenso scrittore e maestro. Se non apprezzi le pasticciate disposizioni del governo dei “cittadini” e dei loro sodali avvezzi a cambiare nome allo stesso partito, se deprechi la cappa oppressiva di decreti e delibere con cui, non sapendo che fare, ci stanno togliendo l’aria per respirare, prima che ci intubino in un respiratore.


Delitto di Garlasco/ Genetista Capra “Indagini irrispettose della famiglia di Chiara, circo mediatico...”


Allora, il 25 aprile è da raccontare ai bambini, ai ragazzi esattamente come l’hanno raccontato a me: leggendo buoni libri, guardando i filmati di Rai Storia e qualche film d’autore, tramandando le storie di chi ancora ci è testimone. Le sfilate, reali o virtuali di partigiani fittizi sono grottesche, i “Bella Ciao” ripetuti rimandano a La casa di carta più che a un canto di morte tristissimo e pieno di dolente nostalgia per la vita.

Se di liberazione vogliamo parlare, battiamoci per liberare gli schiavi e le schiave che nel nostro paese si nascondono in antri putridi a vendersi per un tozzo di pane, donne e bambini; osiamo parlare a viso alzato con i tiranni che opprimono il loro popolo, anziché trattare apertamente o di soppiatto con loro. Pretendiamo la verità su Giulio Regeni, sui perseguitati in Turchia, sulle libertà negate nei potentati arabi; smettiamola con le ambiguità nei confronti di dittatori come il venezuelano Maduro, ricordiamo che a Cuba le carceri sono ancora piene. Basta con la comprensione per i compagni che sbagliano, con il pugno di ferro necessario, solo se si alza il pugno chiuso.

E soprattutto evitiamo di farci colonizzare dalla Cina, una tirannia senza se e senza ma, che nega e schiaccia ogni diritto elementare, in primis quello di esprimere e praticare la propria fede.

Ah già, anche da noi le chiese restano incomprensibilmente chiuse, e sarebbe bello se il 25 aprile ce le liberassero, come liberano molte attività commerciali.


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