Una vicenda giudiziaria decisamente particolare ci giunge da Milano, dove un uomo è stato scarcerato perchè non sapeva di avere due processi conclusi con altrettante condanne a suo carico, per tentata rapina e resistenza. E’ la storia di un 48enne recluso nel carcere di San Vittore, affetto da malattia psichiatrica, raccontata quest’oggi, 25 agosto, dai colleghi dell’Agi. Come si legge sulle motivazioni depositate lo scorso 17 agosto in Cassazione, i due verdetti sono stati annullati: “Senza la sospensione delle sentenze – ha spiegato l’avvocato dell’imputato, Antonella Calcaterra – non avrebbe potuto essere curato in una residenza sanitaria, come accadrà ora, perché l’esecuzione della pena definitiva avrebbe prevalso sulla sua cura”. Come ha appurato l’Agi leggendo le carte della sentenza, i giudici hanno accolto la richiesta dell’avvocato del 48enne, secondo cui “non basta l’elezione di domicilio presso un difensore d’ufficio per dimostrare che la persona sia a conoscenza di essere sottoposta a un procedimento penale”.
48ENNE INCARCERATO NON SAPEVA DI AVERE DEI PROCESSI: ORA PROCEDIMENTI DA RIFARE
“Il giudice deve verificare – si legge su Agi.it, come scrivono i giudici della Corte d’Appello – che vi sia un’effettiva instaurazione di un rapporto professionale tra il legale e l’indagato, tale da far ritenere con certezza che quest’ultimo abbia conoscenza del procedimento o vi si sia sottratto volontariamente”. E ancora: “Le notifiche relative ai due procedimenti sono state sempre effettuate nel domicilio eletto presso il difensore d’ufficio, senza che sia stata raggiunta la prova certa che l’atto sia giunto a conoscenza del destinatario, peraltro affetto da malattia psichiatrica che verosimilmente ha inciso sulla capacità di cognizione e comprensione”. Di conseguenza l’uomo è stato scarcerato in maniera immediata e le due pene sospese, con i processi che dovranno ora essere rifatti. L’uomo doveva scontare 4 anni di reclusione dopo essere stato condannato dal tribunale di Milano in data 13 marzo 2018 e 2 ottobre 2019. “Sentenze – quanto ha scritto l’avvocato Calcaterra nel ricorso poi accolto – che sono la conclusione di un percorso giudiziario costellato da violazioni di diritti (prima tra tutti quello di difesa) e che rischiano di vanificare la cura di una persona che necessita anzitutto di essere presa in carico per la gestione di quelle problematiche psichiatriche che hanno dato causa ai fatti illeciti”.